Il volume, diviso in due tomi, presenta l’edizione critica della traduzione alfieriana della 'Congiura di Catilina' e della 'Guerra di Giugurta' di Sallustio, la quale ha costituito un problema filologico assai arduo e per decenni irrisolto, dovuto all’intricatissima situazione dei manoscritti che la trasmettono, in cui si stratificarono nel tempo fittissime correzioni autografe. In specie il ms. Laurenziano Alfieri 35, vero e proprio “laboratorio” della traduzione, ha richiesto un particolare trattamento e una peculiare elaborazione dell’apparato, in cui si è proceduto alla difficile ricostruzione delle varianti interne (diacroniche e sincroniche), consistenti in lezioni sostitutive, alternative e avviate ma non concluse. L’indagine ha permesso di stabilire come la traduzione alfieriana consegni un testo ancora in fieri, per il quale il pur provvisorio punto di approdo è dato dall’autografo ms. Laurenziano Alfieri 34, in cui sono conservate le ultime varianti apportate dall’autore, espungendo, quindi, sia il ms. Montpellier 59.X (ultimo testimone manoscritto vergato dal segretario Francesco Tassi) sia l’ed. Piatti (1804), curata dagli eredi dello scrittore. L’opera comprende un articolato saggio introduttivo e un’ampia nota filologica: nel primo si sono ricostruiti la cronologia della versione, la sua collocazione e il suo significato nell’ambito delle altre traduzioni alfieriane di classici e i rapporti fra la traduzione e le edizioni sallustiane presenti nella biblioteca alfieriana, mostrando il ruolo centrale rivestito dall’ed. Leida 1659; nella seconda si dà conto in dettaglio dei vari testimoni, completi e parziali, e si illustra la complessa metodica degli apparati.

Vittorio Alfieri, Sallustio

PELLIZZARI, PATRIZIA
2004-01-01

Abstract

Il volume, diviso in due tomi, presenta l’edizione critica della traduzione alfieriana della 'Congiura di Catilina' e della 'Guerra di Giugurta' di Sallustio, la quale ha costituito un problema filologico assai arduo e per decenni irrisolto, dovuto all’intricatissima situazione dei manoscritti che la trasmettono, in cui si stratificarono nel tempo fittissime correzioni autografe. In specie il ms. Laurenziano Alfieri 35, vero e proprio “laboratorio” della traduzione, ha richiesto un particolare trattamento e una peculiare elaborazione dell’apparato, in cui si è proceduto alla difficile ricostruzione delle varianti interne (diacroniche e sincroniche), consistenti in lezioni sostitutive, alternative e avviate ma non concluse. L’indagine ha permesso di stabilire come la traduzione alfieriana consegni un testo ancora in fieri, per il quale il pur provvisorio punto di approdo è dato dall’autografo ms. Laurenziano Alfieri 34, in cui sono conservate le ultime varianti apportate dall’autore, espungendo, quindi, sia il ms. Montpellier 59.X (ultimo testimone manoscritto vergato dal segretario Francesco Tassi) sia l’ed. Piatti (1804), curata dagli eredi dello scrittore. L’opera comprende un articolato saggio introduttivo e un’ampia nota filologica: nel primo si sono ricostruiti la cronologia della versione, la sua collocazione e il suo significato nell’ambito delle altre traduzioni alfieriane di classici e i rapporti fra la traduzione e le edizioni sallustiane presenti nella biblioteca alfieriana, mostrando il ruolo centrale rivestito dall’ed. Leida 1659; nella seconda si dà conto in dettaglio dei vari testimoni, completi e parziali, e si illustra la complessa metodica degli apparati.
2004
Casa d'Alfieri
2
1
1109
9788890708305
Letteratura italiana; Vittorio Alfieri; Traduzioni; Sallustio; edizione critica
P. PELLIZZARI
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