a. Prima della più antica attestazione conosciuta (Cic. Q.fr. 3,1,5) si deve supporre che il plurale topia avesse assunto una connotazione particolare all’interno del lessico del giardinaggio, per indicare i ‘‘luoghi’’, anzi, i ‘‘posticini’’ particolarmente gradevoli o bizzarri che i giardinieri ornamentali sapevano creare per lo svago dei proprietari terrieri; su questo termine, sicuramente in ambito latino, è poi stato creato l’aggettivo corrispondente topiarius. Un primo ampliamento di significato, avvenuto per sineddoche (il tutto per la parte), deve essere stato il passaggio da ‘‘luoghi del giardino ornamentale’’ a ‘‘giardino ornamentale’’ tout court, che ha riguardato anche l’aggettivo. b. Scoprire il tempo e il luogo in cui tutto ciò sia avvenuto significa passare dall’ambito della lessicologia a quello della storia del giardino, perché la risposta non può essere ricavata dai soli dati linguistici. Alcuni elementi di giudizio però possono essere forniti: la data non può essere spostata troppo a ritroso, perché sappiamo che le attestazioni di topion in greco non risalgono oltre il I sec. d.C.; tuttavia, essa non può neppure essere abbassata troppo, perché Cicerone usa già l’aggettivo derivato da topia e lo usa come parola ordinaria, il che testimonia che non si trattava di una neoformazione recente; quanto al luogo, la natura di ircocervo greco-latino dell’aggettivo esclude che esso possa essere nato in ambito greco: credo che non sia una deduzione troppo avventurosa pensare che ciò valga anche per il sostantivo. Su queste basi arrivo a proporre una collocazione in Italia (Roma o le aree ellenizzate magnogreche), tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I. c. All’epoca di Cicerone il giardiniere ornamentale è ormai una figura precisa e riconoscibile, cui corrisponde la denominazione topiarius, termine che da aggettivo si è ormai trasformato in sostantivo. d. Più tardi (almeno con Plinio il Vecchio), si specializza anche il nesso topiarium opus, che indica le ‘‘realizzazioni del topiarius’’ o ciò che è ‘‘relativo al lavoro del topiarius’’ (piante comprese), affrancandosi dall’iniziale valore spaziale di topia (‘‘luoghi’’, ‘‘posticini’’, ‘‘giardino ornamentale’’). Tra queste molteplici realizzazioni vi sono anche cespugli e alberi modellati, che assumono denominazioni specifiche legate al verbo tondeo e all’aggettivo tonsilis. e. Il valore spaziale, estremamente generico, finisce per essere riconoscibile in pochi casi, più nell’uso di topiarius aggettivo che non in quello di topia, che tende invece ad assumere altri significati più precisi. f. Abbiamo contezza di due significati più precisi di topia: il primo si sviluppa per metonimia presso il solo Vitruvio in ambito pittorico come ‘‘dipinti (di giardini)’’. g. Il secondo, che tocca forse anche l’aggettivo topiarius, si sviluppa in parallelo (forse già con Vitruvio, ma l’attestazione più certa è solo nell’Historia Augusta) attraverso un altro canale, la sineddoche, ovvero la parte – ‘‘pergolato’’ – per il tutto – ‘‘luoghi del giardino ornamentale’’. Questa innovazione, sinora non sufficientemente presa in considerazione dai lessici, comporta la modifica del senso di alcune occorrenze (Vitr. 5,6,9; Copa 7; Plin. nat. 12,22 e soprattutto Spart. Hadr. 10,4). h. Di tutto questo complesso sviluppo semantico, alla fine del giardino ornamentale romano e alla fine della società di cui esso era insieme prodotto e simbolo, sopravvive solo l’ultimo passaggio, quel topia = ‘‘pergolato’’ attestato nel latino medievale e poi in alcuni dialetti dell’Italia del nord, nella forma eterogenea femminile singolare. i. La tradizione lessicografica moderna, dal Quattrocento in avanti, ha progressivamente perduto coscienza delle tappe di questo sviluppo semantico latino, prima per effetto della sovrapposizione tra topiarium opus e il senso moderno dell’ ‘‘arte topiaria’’ (= piante modellate) e poi per effetto della sopravvalutazione del valore pittorico di topia in Vitruvio, destinata a una grande e forse immeritata fortuna nel secolo scorso con l’ulteriore scivolamento semantico verso ‘‘paesaggio’’.

Topia = «pergolato»? Dai dialetti romanzi al latino (nota a Vitr. 5, 6, 9; Copa 7; Plin. nat. 12, 22; Spart. Hadr. 10, 4)

MALASPINA, Ermanno
2013-01-01

Abstract

a. Prima della più antica attestazione conosciuta (Cic. Q.fr. 3,1,5) si deve supporre che il plurale topia avesse assunto una connotazione particolare all’interno del lessico del giardinaggio, per indicare i ‘‘luoghi’’, anzi, i ‘‘posticini’’ particolarmente gradevoli o bizzarri che i giardinieri ornamentali sapevano creare per lo svago dei proprietari terrieri; su questo termine, sicuramente in ambito latino, è poi stato creato l’aggettivo corrispondente topiarius. Un primo ampliamento di significato, avvenuto per sineddoche (il tutto per la parte), deve essere stato il passaggio da ‘‘luoghi del giardino ornamentale’’ a ‘‘giardino ornamentale’’ tout court, che ha riguardato anche l’aggettivo. b. Scoprire il tempo e il luogo in cui tutto ciò sia avvenuto significa passare dall’ambito della lessicologia a quello della storia del giardino, perché la risposta non può essere ricavata dai soli dati linguistici. Alcuni elementi di giudizio però possono essere forniti: la data non può essere spostata troppo a ritroso, perché sappiamo che le attestazioni di topion in greco non risalgono oltre il I sec. d.C.; tuttavia, essa non può neppure essere abbassata troppo, perché Cicerone usa già l’aggettivo derivato da topia e lo usa come parola ordinaria, il che testimonia che non si trattava di una neoformazione recente; quanto al luogo, la natura di ircocervo greco-latino dell’aggettivo esclude che esso possa essere nato in ambito greco: credo che non sia una deduzione troppo avventurosa pensare che ciò valga anche per il sostantivo. Su queste basi arrivo a proporre una collocazione in Italia (Roma o le aree ellenizzate magnogreche), tra la fine del II sec. a.C. e l’inizio del I. c. All’epoca di Cicerone il giardiniere ornamentale è ormai una figura precisa e riconoscibile, cui corrisponde la denominazione topiarius, termine che da aggettivo si è ormai trasformato in sostantivo. d. Più tardi (almeno con Plinio il Vecchio), si specializza anche il nesso topiarium opus, che indica le ‘‘realizzazioni del topiarius’’ o ciò che è ‘‘relativo al lavoro del topiarius’’ (piante comprese), affrancandosi dall’iniziale valore spaziale di topia (‘‘luoghi’’, ‘‘posticini’’, ‘‘giardino ornamentale’’). Tra queste molteplici realizzazioni vi sono anche cespugli e alberi modellati, che assumono denominazioni specifiche legate al verbo tondeo e all’aggettivo tonsilis. e. Il valore spaziale, estremamente generico, finisce per essere riconoscibile in pochi casi, più nell’uso di topiarius aggettivo che non in quello di topia, che tende invece ad assumere altri significati più precisi. f. Abbiamo contezza di due significati più precisi di topia: il primo si sviluppa per metonimia presso il solo Vitruvio in ambito pittorico come ‘‘dipinti (di giardini)’’. g. Il secondo, che tocca forse anche l’aggettivo topiarius, si sviluppa in parallelo (forse già con Vitruvio, ma l’attestazione più certa è solo nell’Historia Augusta) attraverso un altro canale, la sineddoche, ovvero la parte – ‘‘pergolato’’ – per il tutto – ‘‘luoghi del giardino ornamentale’’. Questa innovazione, sinora non sufficientemente presa in considerazione dai lessici, comporta la modifica del senso di alcune occorrenze (Vitr. 5,6,9; Copa 7; Plin. nat. 12,22 e soprattutto Spart. Hadr. 10,4). h. Di tutto questo complesso sviluppo semantico, alla fine del giardino ornamentale romano e alla fine della società di cui esso era insieme prodotto e simbolo, sopravvive solo l’ultimo passaggio, quel topia = ‘‘pergolato’’ attestato nel latino medievale e poi in alcuni dialetti dell’Italia del nord, nella forma eterogenea femminile singolare. i. La tradizione lessicografica moderna, dal Quattrocento in avanti, ha progressivamente perduto coscienza delle tappe di questo sviluppo semantico latino, prima per effetto della sovrapposizione tra topiarium opus e il senso moderno dell’ ‘‘arte topiaria’’ (= piante modellate) e poi per effetto della sopravvalutazione del valore pittorico di topia in Vitruvio, destinata a una grande e forse immeritata fortuna nel secolo scorso con l’ulteriore scivolamento semantico verso ‘‘paesaggio’’.
2013
Regionis forma pulcherrima. Percezioni, lessico, categorie del paesaggio nella letteratura latina. Atti del Convegno di studio, Palazzo Bo, Università degli studi di Padova, 15-16 marzo 2011
Casa Editrice Leo S. Olschki
BIBLIOTECA DELL’ «ARCHIVUM ROMANICUM». Serie I: Storia, Letteratura, Paleografia, 415
1
243
274
9788822262363
http://www.olschki.it
Topia; topiarius; ars topiaria; topiari; topiaria; Classics; Vitruvius Pollio; Plinius Maior; Historia Augusta; paesaggio; Landscape
Ermanno Malaspina
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