La sostenibilità così come oggi è presentata è intesa come un’intersezione delle tre dimensioni (ambientale, sociale ed economica) ed il consumatore finale non può e non deve essere l’unico attore di rinnovamento di questo processo sebbene, sempre di più, sia motore del cambiamento. E’ possibile affermare che il concetto di sviluppo sostenibile si sostanzi in un principio etico e politico, implicando che dinamiche economiche e sociali delle moderne economie siano compatibili con il miglioramento delle condizioni di vita e la capacità delle risorse naturali di riprodursi. Appare quindi indispensabile garantire uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e gli ecosistemi. Per supportare il processo decisionale sia delle aziende in fase gestionale, sia del consumatore nella fase dell’acquisto, è necessario avviare percorsi virtuosi di conoscenza e comunicazione circa la sostenibilità delle filiere produttive (prodotti e processi). Non sempre infatti la dimensione ambientale e le altre dimensioni della sostenibilità, vengono percepite e affinché siano rivelate nel prodotto finale è necessario che il percorso sia accompagnato da un insieme di informazioni che diano valore aggiunto a quanto ottenuto nel percorso di implementazione totale. La ricerca in letteratura ha rivelato un gran numero di pubblicazioni sul rapporto tra sostenibilità e attività di business in senso lato. Alcuni studi hanno individuato come la domanda di prodotti di qualità da parte dei consumatori includa implicitamente ed esplicitamente requisiti ambientali. La richiesta della società civile ha portato di conseguenza le aziende a riconoscere che una gestione ambientale possa portare a risultati proficui. Sempre di più si sta facendo strada l’idea che se un’impresa vuole agire in materia di sostenibilità debba allora produrre beni di alta qualità, essere redditizia, proteggere l’ambiente, preservare le risorse ed essere socialmente responsabile a lungo termine (Reganold et al., 2001). Un processo produttivo si dovrà quindi porre l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di materie prime del territorio, promuovere le ricette di cibi locali, minimizzare l’uso di additivi per la conservazione, ridurre l’impatto ambientale (tra cui quello degli imballaggi), limitare l’utilizzo di energia (attraverso il recupero, il riciclo e le modifiche dei processi produttivi), massimizzare l’utilizzo delle risorse energetiche rinnovabili, diminuire i costi di processo e di distribuzione per raggiungere i prezzi al consumo più “giusti” e minimizzare lo scarto nella catena alimentare. Più nello specifico la promozione all’acquisto di un prodotto ortofrutticolo è legato alla conoscenza dell’ambiente in cui viene prodotto e il successo della qualità è ottenuto grazie alla continua ricerca di tecnologie che mirino ad implementare migliorando la gestione in postraccolta. Oggi più che in passato la disaffezione che si percepisce da parte del consumatore nei confronti di un prodotto altamente nutritivo come la frutta (legato principalmente alla celerità dei pasti) può essere contrastata solo ed esclusivamente ponendo l’attenzione sul prodotto e sulla filiera che lo caratterizza al fine di differenziarlo dalla massa di prodotti e farlo “ricordare”. Per riattivare e moltiplicare le occasioni di consumo bisogna pertanto creare il valore del prodotto, mantenerlo nel tempo e soprattutto comunicarlo. Queste riflessioni hanno portato la Cooperativa Agrifrutta, l’OP Ortofruit Italia e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino a sviluppare una serie di progetti che si muovessero lungo queste linee di ricerca e che le riflessioni qui di seguito riportate in parte restituiscono. Dopo la nota metodologica che illustra l’approccio di filiera adottato per restituire la complessità del sistema fragola, viene presentato il contesto socio-territoriale di produzione in cui si colloca la Cooperativa Agrifrutta. Si prosegue con la sezione di campo, su cui ci si sofferma sul percorso di scelta e caratterizzazione delle azioni in tale fase. Il percorso continua con la sezione che affronta il tema dell’innovazione all’interno del magazzino ortofrutticolo e le sue implicazioni sulla qualità del prodotto per arrivare alla distribuzione, dove si evidenziano i percorsi di comunicazione messi in atto per poter identificare il prodotto e comunicare con il consumatore finale. Infine vengono presentate le attività di ricerca promosse dal gruppo di ricerca “Postharvest technology and supply chain management” del DISAFA, che hanno riguardato la fragola lungo le diverse fasi della filiera

La fragola tradizione, innovazione e sostenibilità

PEANO, Cristiana;TECCO, NADIA
2013-01-01

Abstract

La sostenibilità così come oggi è presentata è intesa come un’intersezione delle tre dimensioni (ambientale, sociale ed economica) ed il consumatore finale non può e non deve essere l’unico attore di rinnovamento di questo processo sebbene, sempre di più, sia motore del cambiamento. E’ possibile affermare che il concetto di sviluppo sostenibile si sostanzi in un principio etico e politico, implicando che dinamiche economiche e sociali delle moderne economie siano compatibili con il miglioramento delle condizioni di vita e la capacità delle risorse naturali di riprodursi. Appare quindi indispensabile garantire uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e gli ecosistemi. Per supportare il processo decisionale sia delle aziende in fase gestionale, sia del consumatore nella fase dell’acquisto, è necessario avviare percorsi virtuosi di conoscenza e comunicazione circa la sostenibilità delle filiere produttive (prodotti e processi). Non sempre infatti la dimensione ambientale e le altre dimensioni della sostenibilità, vengono percepite e affinché siano rivelate nel prodotto finale è necessario che il percorso sia accompagnato da un insieme di informazioni che diano valore aggiunto a quanto ottenuto nel percorso di implementazione totale. La ricerca in letteratura ha rivelato un gran numero di pubblicazioni sul rapporto tra sostenibilità e attività di business in senso lato. Alcuni studi hanno individuato come la domanda di prodotti di qualità da parte dei consumatori includa implicitamente ed esplicitamente requisiti ambientali. La richiesta della società civile ha portato di conseguenza le aziende a riconoscere che una gestione ambientale possa portare a risultati proficui. Sempre di più si sta facendo strada l’idea che se un’impresa vuole agire in materia di sostenibilità debba allora produrre beni di alta qualità, essere redditizia, proteggere l’ambiente, preservare le risorse ed essere socialmente responsabile a lungo termine (Reganold et al., 2001). Un processo produttivo si dovrà quindi porre l’obiettivo di promuovere l’utilizzo di materie prime del territorio, promuovere le ricette di cibi locali, minimizzare l’uso di additivi per la conservazione, ridurre l’impatto ambientale (tra cui quello degli imballaggi), limitare l’utilizzo di energia (attraverso il recupero, il riciclo e le modifiche dei processi produttivi), massimizzare l’utilizzo delle risorse energetiche rinnovabili, diminuire i costi di processo e di distribuzione per raggiungere i prezzi al consumo più “giusti” e minimizzare lo scarto nella catena alimentare. Più nello specifico la promozione all’acquisto di un prodotto ortofrutticolo è legato alla conoscenza dell’ambiente in cui viene prodotto e il successo della qualità è ottenuto grazie alla continua ricerca di tecnologie che mirino ad implementare migliorando la gestione in postraccolta. Oggi più che in passato la disaffezione che si percepisce da parte del consumatore nei confronti di un prodotto altamente nutritivo come la frutta (legato principalmente alla celerità dei pasti) può essere contrastata solo ed esclusivamente ponendo l’attenzione sul prodotto e sulla filiera che lo caratterizza al fine di differenziarlo dalla massa di prodotti e farlo “ricordare”. Per riattivare e moltiplicare le occasioni di consumo bisogna pertanto creare il valore del prodotto, mantenerlo nel tempo e soprattutto comunicarlo. Queste riflessioni hanno portato la Cooperativa Agrifrutta, l’OP Ortofruit Italia e il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino a sviluppare una serie di progetti che si muovessero lungo queste linee di ricerca e che le riflessioni qui di seguito riportate in parte restituiscono. Dopo la nota metodologica che illustra l’approccio di filiera adottato per restituire la complessità del sistema fragola, viene presentato il contesto socio-territoriale di produzione in cui si colloca la Cooperativa Agrifrutta. Si prosegue con la sezione di campo, su cui ci si sofferma sul percorso di scelta e caratterizzazione delle azioni in tale fase. Il percorso continua con la sezione che affronta il tema dell’innovazione all’interno del magazzino ortofrutticolo e le sue implicazioni sulla qualità del prodotto per arrivare alla distribuzione, dove si evidenziano i percorsi di comunicazione messi in atto per poter identificare il prodotto e comunicare con il consumatore finale. Infine vengono presentate le attività di ricerca promosse dal gruppo di ricerca “Postharvest technology and supply chain management” del DISAFA, che hanno riguardato la fragola lungo le diverse fasi della filiera
2013
DISAFA – Department of Agricultural, Forest and Food Sciences University of Turin, Italy
1
63
9788890863646
Cristiana Peano; Nadia Tecco
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