L’interrogazione del concetto di regola, presentata in questo testo, si propone di mettere in discussione la definizione della regola giuridica così come è dogmaticamente posta. Attraverso il riferimento alla corrente americana dei Critical Legal Studies, si evidenzia l’impossibilità per il linguaggio di risolvere la questione del senso e la corrispondente impossibilità per la regola giuridica, in quanto enunciato linguistico, di esprimere il suo senso al di fuori di un atto interpretativo. L’approccio ermeneutico, che appare così inevitabile, apre però a una prospettiva relativistica, dove viene di fatto negata la possibilità di una verità incontrovertibile e la questione del senso di una regola viene risolta in un puro esercizio di forza, messo in atto dal soggetto cui è conferito il potere di dire il diritto. Occorre allora rintracciare epistemologicamente il limite a tale arbitrio e a tal fine certamente utile appare la formalizzazione filosofico-giuridica dei Lumi. Il riferimento alla Ragione e la questione della legittimità, proprie del ‘700, costituiscono una tappa centrale per la riflessione che vuole ripensare la regola: giustizia e razionalità costituiscono, infatti, il paradigma della riflessione giuridico-filosofica del XVIII secolo che esclude ogni arbitrio e fornisce, in questo senso, il quadro sintattico entro il quale collocare la riflessione sulla regola, in termini razionali. In particolare, questa riflessione fornisce gli strumenti teoretici con i quali pensare e valutare la crisi della legittimità della decisione giuridica che, dal Secondo Dopoguerra, impegna la riflessione giuridica. Il riferimento alla scuola del Nuovo Diritto Naturale permette così di riprendere i principi elaborati dalla riflessione dei Lumi, riconsiderati però alla luce dell’esperienza storica europea, con specifico riferimento agli eventi ed avventi dei totalitarismi del Novecento. La relazione tra diritto e forza, convocata dal problema ermeneutico, ha rappresentato quindi non soltanto il campo entro il quale realizzare l’indagine sulla nozione di regola giuridica, ma più essenzialmente, ha posto come centrale l’esigenza di poter procedere a una valutazione della complessa relazione che tali due termini intrattengono, per garantire la possibilità teoretica, che corrisponde a una necessità etica, di una distinzione tra i due. La formalizzazione del concetto di regola deve quindi poter rispondere in primo luogo a tale esigenza: deve porsi alla stregua di un principio che possa consentire un giudizio tramite il quale denunciare il diritto al nome del diritto.

Diritto e forza. La questione della regola come limite all'arbitrio giuridico

BORRELLO, MARIA
2006-01-01

Abstract

L’interrogazione del concetto di regola, presentata in questo testo, si propone di mettere in discussione la definizione della regola giuridica così come è dogmaticamente posta. Attraverso il riferimento alla corrente americana dei Critical Legal Studies, si evidenzia l’impossibilità per il linguaggio di risolvere la questione del senso e la corrispondente impossibilità per la regola giuridica, in quanto enunciato linguistico, di esprimere il suo senso al di fuori di un atto interpretativo. L’approccio ermeneutico, che appare così inevitabile, apre però a una prospettiva relativistica, dove viene di fatto negata la possibilità di una verità incontrovertibile e la questione del senso di una regola viene risolta in un puro esercizio di forza, messo in atto dal soggetto cui è conferito il potere di dire il diritto. Occorre allora rintracciare epistemologicamente il limite a tale arbitrio e a tal fine certamente utile appare la formalizzazione filosofico-giuridica dei Lumi. Il riferimento alla Ragione e la questione della legittimità, proprie del ‘700, costituiscono una tappa centrale per la riflessione che vuole ripensare la regola: giustizia e razionalità costituiscono, infatti, il paradigma della riflessione giuridico-filosofica del XVIII secolo che esclude ogni arbitrio e fornisce, in questo senso, il quadro sintattico entro il quale collocare la riflessione sulla regola, in termini razionali. In particolare, questa riflessione fornisce gli strumenti teoretici con i quali pensare e valutare la crisi della legittimità della decisione giuridica che, dal Secondo Dopoguerra, impegna la riflessione giuridica. Il riferimento alla scuola del Nuovo Diritto Naturale permette così di riprendere i principi elaborati dalla riflessione dei Lumi, riconsiderati però alla luce dell’esperienza storica europea, con specifico riferimento agli eventi ed avventi dei totalitarismi del Novecento. La relazione tra diritto e forza, convocata dal problema ermeneutico, ha rappresentato quindi non soltanto il campo entro il quale realizzare l’indagine sulla nozione di regola giuridica, ma più essenzialmente, ha posto come centrale l’esigenza di poter procedere a una valutazione della complessa relazione che tali due termini intrattengono, per garantire la possibilità teoretica, che corrisponde a una necessità etica, di una distinzione tra i due. La formalizzazione del concetto di regola deve quindi poter rispondere in primo luogo a tale esigenza: deve porsi alla stregua di un principio che possa consentire un giudizio tramite il quale denunciare il diritto al nome del diritto.
2006
Giappichelli
Recta Ratio
1
1
358
9788834865194
Diritto; Forza; Interpretazione; Legittimità
M. BORRELLO
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