L’intero processo di revisione del Manuale Diagnostico e Statistico di Disturbi Mentali (DSM), durato ben 14 anni, è stato caratterizzato da un intenso dibattito su numerosi aspetti ed ambiti. Note sono le discussioni e le divergenze in merito ai Disturbi della Personalità, alla Sindrome Psicotica Attenuata, alla riorganizzazione dei Disturbi Generalizzati dello Sviluppo e a molto altro ancora. Uno dei problemi che più ha occupato la task force è stato il tentativo di mantenere al passo degli sviluppi scientifici dell’ultimo ventennio la classificazione dei disturbi mentali (Black & Grant, 2014). L’evoluzione dei criteri diagnostici doveva, infatti, necessariamente tenersi al passo con le recenti acquisizioni scientifiche, conseguenti all’impiego di nuovi strumenti per l’indagine dei fenomeni psicopatologici. Darrel A. Regier, il coordinatore della nuova edizione del DSM, designato nel 2000 dal NIMH, (Regier et Al., 2011) aveva incluso fra le questioni importanti da affrontare nella nuova versione: 1. l’aggiornamento della definizione di disturbo mentale; 2. l’aggiunta di criteri dimensionali alla diagnosi; 3. la separazione del concetto di disabilità rispetto all’assessment diagnostico; 4. la necessità di individuare le diverse espressioni dei disturbi psichici nell’arco di vita e 5. la necessità di considerare le diverse espressioni dei disturbi mentali a seconda del genere e delle variazioni culturali. In questa sede ci soffermeremo a discutere il 2° punto, relativo all’implementazione della dimensionalità nei criteri diagnostici che avrebbero dovuto definire le diverse categorie di disturbi. Affronteremo questo argomento, tenendoci alla larga dal dibattito relativo all’opportunità o meno di introdurre tali valutazioni dimensionali nei criteri diagnostici, ma unicamente allo scopo di illustrare e discutere gli elementi di innovazione introdotti nella sezione III del manuale, in merito alle “proposte di nuovi modelli e strumenti di misurazione” (APA, 2013 pag. 733-759).

Gli strumenti diagnostici del DSM 5

ZENNARO, Alessandro
2015-01-01

Abstract

L’intero processo di revisione del Manuale Diagnostico e Statistico di Disturbi Mentali (DSM), durato ben 14 anni, è stato caratterizzato da un intenso dibattito su numerosi aspetti ed ambiti. Note sono le discussioni e le divergenze in merito ai Disturbi della Personalità, alla Sindrome Psicotica Attenuata, alla riorganizzazione dei Disturbi Generalizzati dello Sviluppo e a molto altro ancora. Uno dei problemi che più ha occupato la task force è stato il tentativo di mantenere al passo degli sviluppi scientifici dell’ultimo ventennio la classificazione dei disturbi mentali (Black & Grant, 2014). L’evoluzione dei criteri diagnostici doveva, infatti, necessariamente tenersi al passo con le recenti acquisizioni scientifiche, conseguenti all’impiego di nuovi strumenti per l’indagine dei fenomeni psicopatologici. Darrel A. Regier, il coordinatore della nuova edizione del DSM, designato nel 2000 dal NIMH, (Regier et Al., 2011) aveva incluso fra le questioni importanti da affrontare nella nuova versione: 1. l’aggiornamento della definizione di disturbo mentale; 2. l’aggiunta di criteri dimensionali alla diagnosi; 3. la separazione del concetto di disabilità rispetto all’assessment diagnostico; 4. la necessità di individuare le diverse espressioni dei disturbi psichici nell’arco di vita e 5. la necessità di considerare le diverse espressioni dei disturbi mentali a seconda del genere e delle variazioni culturali. In questa sede ci soffermeremo a discutere il 2° punto, relativo all’implementazione della dimensionalità nei criteri diagnostici che avrebbero dovuto definire le diverse categorie di disturbi. Affronteremo questo argomento, tenendoci alla larga dal dibattito relativo all’opportunità o meno di introdurre tali valutazioni dimensionali nei criteri diagnostici, ma unicamente allo scopo di illustrare e discutere gli elementi di innovazione introdotti nella sezione III del manuale, in merito alle “proposte di nuovi modelli e strumenti di misurazione” (APA, 2013 pag. 733-759).
2015
19
2
303
308
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Clinical Psychology; Developmental and Educational Psychology
Zennaro, Alessandro
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