La moderna teoria matematica delle probabilità affonda le sue radici nello studio di situazioni comuni. In particolare, è il gioco d’azzardo a rappresentare, a partire dal Liber de ludo aleaediGirolamo Cardano1,l’oggetto di osservazione per i primi sviluppi sistematici della teoria. La genesi storica e le applicazioni di questa branca disciplinare della matematica ben si prestano a indagare l’evoluzione delle relazioni tra scienza e senso comune; la teoria delle probabilità ha infatti un rapporto ambiguo con il cosiddetto “buon senso”: se nasce per affrontare in termini rigorosi problemi quotidiani, le sue conclusioni sono spesso controintuitive. Basti pensare alla fiducia nei numeri ritardatari del Lotto o alle puntate al gioco della roulette, dove icomportamenti più comuni non trovano alcuna giustificazione matematica.La trasmissione della scienza verso la societàsi attua attraverso modalitàdi mediazione che cambiano nel tempo e che utilizzano differenti canali. Fino a un’epoca relativamente recente, in assenza di una forma “canonizzata” di divulgazione, tali traduzioni e interpretazioni si sono affidate spesso a élite intermedie, quali i filosofi e i letterati. Così nei testi letterari è possibile rintracciare l’esito di questa prima mediazione eil germe della percezione da parte diun pubblico più ampio.Il presente lavoromira allora a interrogarsi sul ruolo della letteratura nel percorso che connette la formulazione della teoria scientifica delle probabilità con la sua diffusione e con le relative ricadute sul senso comune.1Girolamo Cardano (1501-1576) è figura poliedrica del Rinascimento italiano: fu infatti medico, matematico, astrologo e filosofo. Il Liber de ludo aleae, scritto intorno al 1560,fu pubblicato postumo nel 1663. 4La tesi che si vuole mettere alla prova è che, con l’andare del tempo, il senso comune si siaprogressivamente allontanato dallo spirito scientifico. Tale involuzione trova una spiegazione nella sempre maggiore reciproca segregazione tra discipline scientifiche e umanistiche. È evidente che l’aumento dicomplessità e specializzazione della scienza, soprattutto a partire dal XX secolo, e il contemporaneo restringersi della base comune di conoscenze, abbia portato a numerosi fraintendimenti. Succede così che uomini di grande cultura, quali spesso furono e sono i letterati, non abbiano più gli strumenti adeguati a leggere in termini corretti lo sviluppo della scienza e ne offrano, invece, una visione distorta che, a sua volta, si rispecchia nella società.Punto di partenze della ricerca sono i racconti polizieschi di Poe che, in termini espliciti, basano lo scioglimento dei casi criminali sultrattamento matematico della probabilità, evidenziando, peraltro, quei fraintendimenti che risulteranno un filo conduttore della relazione tra scienza e letteratura. Nell’ambito del genere giallo, anche Conan Doyle si avvicina a un’argomentazione di tipo scientifico, approfondendo l’utilizzo della probabilità nelle scienze antropologiche, che entrano a far parte dell’armamentario del detective. L’orizzonte cui questi autori fanno riferimento è quello di un mondo squisitamente deterministico affermatosi sin dal ‘700 grazie ai lavori matematici e filosofici di Laplace.Ma l’approfondirsi della ricerca matematica rivela risvolti inaspettati del calcolo: a Poincaré si deve la formalizzazione del “caos deterministico” che ha costretto a una riformulazione dei rapporti tra determinismo e probabilità. Esistono infatti sistemi descrivibili in termini deterministici i cui comportamenti sono predicibili solo in senso probabilistico. Questa oscillazione tra ordine e caos, tra predicibilità e imprevisto, trova una traduzione nell’osservazione dei meccanismi della mente operata daValéry nei Cahiers, mentre Gadda, 5che vi riflette entro la trattazione filosofica della Meditazione milanese, la mette in gioco all’interno della propria produzione romanzesca: l’immagine del “gomitolo di concause” rappresenta la metafora ideale del caos deterministico di Poincaré.Una parentesi forse marginale nello sviluppo scientifico ma interessante ai fini del nostro lavoro, riguarda la formulazione, da parte dell’italiano Bruno de Finetti, di una teoria delle probabilità soggettive. È infatti lo stesso matematico a cercare, nell’opera di un letterato, il rispecchiamento più chiaro della propria teoria. Il peculiare rapporto che lega la scienza di de Finetti e la letteratura di Pirandello merita quindi di trovare posto in questa trattazione.Daglianni ’30 del Novecento la riflessione sulle probabilità non può non confrontarsi con la rivoluzione nella visionedel mondo portata dall’interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica. Il passaggio da un universo deterministico, potenzialmente conoscibile, a uno ontologicamente indeterministico eprobabilistico ha richiesto tempi lunghi di assimilazione già in seno alla comunità scientifica. Non è un caso che molti dei protagonisti di questa stagione –Planck, Bohr, Heisenberg –si siano presi carico in prima persona di fornire una visione della nuova scienza sotto il profilo filosofico e, anche, divulgativo. Per comprendere in che modo la letteratura abbia saputo fare propria questa rivoluzione, abbiamo operato due “sondaggi”. Nel primo caso –la Vienna degli anni ’30 –ci confrontiamo con autori quali Musil e Broch che, a partire da una formazione scientifica e da una relazione di prossimità linguistica e culturale con i centri di ricerca, si fanno pienamente interpreti del proprio ruolo di mediatori e cercano una formulazione letteraria dei nodi epistemologici emersi ne dibattitoscientifico. Il secondo contesto, assai più distante a livello spaziotemporale dal centro dell’elaborazione della teoria, è quello italiano dopo gli anni ’80. Le opere prese in esame di Del Giudice e 6Paterlini –quest’ultima pubblicata appena tre anni fa –denuncianoquella difficoltàdi comprensione delle implicazioni profonde della nuova fisica e quell’allontanamento del senso comune dal pensiero scientifico che segnalavamo sopra.Ed è proprio lo sguardo sulla contemporaneità, come frutto dell’evolversi di una complessa vicenda storica, che giustifica l’interesse di questo lavoro. L’obiettivo è rintracciare in un momento passato e in un ambito particolare i segni e i sintomi di una relazione importante quale è quella della scienza con la letteratura. Il contributo originale dello studio vuole darsi proprio nel leggere le criticità di questo rapporto e trarne indicazioni utili a meglio comprendere una dinamica che segna anche il nostro tempo e la nostra società.L’esito del lungo percorso delineato coinvolge, infatti,la costruzionedi un pubblico che cerca nella letteratura non solo svago e intrattenimento ma anche una chiave di lettura per il mondo che lo circonda. E a tale sistema non può essere estranea la scienza nella sua opera di modellizzazione della realtà.

Probabilità e senso comune. Un percorso tra scienza e letteratura

Francesca Romana Capone
2017-01-01

Abstract

La moderna teoria matematica delle probabilità affonda le sue radici nello studio di situazioni comuni. In particolare, è il gioco d’azzardo a rappresentare, a partire dal Liber de ludo aleaediGirolamo Cardano1,l’oggetto di osservazione per i primi sviluppi sistematici della teoria. La genesi storica e le applicazioni di questa branca disciplinare della matematica ben si prestano a indagare l’evoluzione delle relazioni tra scienza e senso comune; la teoria delle probabilità ha infatti un rapporto ambiguo con il cosiddetto “buon senso”: se nasce per affrontare in termini rigorosi problemi quotidiani, le sue conclusioni sono spesso controintuitive. Basti pensare alla fiducia nei numeri ritardatari del Lotto o alle puntate al gioco della roulette, dove icomportamenti più comuni non trovano alcuna giustificazione matematica.La trasmissione della scienza verso la societàsi attua attraverso modalitàdi mediazione che cambiano nel tempo e che utilizzano differenti canali. Fino a un’epoca relativamente recente, in assenza di una forma “canonizzata” di divulgazione, tali traduzioni e interpretazioni si sono affidate spesso a élite intermedie, quali i filosofi e i letterati. Così nei testi letterari è possibile rintracciare l’esito di questa prima mediazione eil germe della percezione da parte diun pubblico più ampio.Il presente lavoromira allora a interrogarsi sul ruolo della letteratura nel percorso che connette la formulazione della teoria scientifica delle probabilità con la sua diffusione e con le relative ricadute sul senso comune.1Girolamo Cardano (1501-1576) è figura poliedrica del Rinascimento italiano: fu infatti medico, matematico, astrologo e filosofo. Il Liber de ludo aleae, scritto intorno al 1560,fu pubblicato postumo nel 1663. 4La tesi che si vuole mettere alla prova è che, con l’andare del tempo, il senso comune si siaprogressivamente allontanato dallo spirito scientifico. Tale involuzione trova una spiegazione nella sempre maggiore reciproca segregazione tra discipline scientifiche e umanistiche. È evidente che l’aumento dicomplessità e specializzazione della scienza, soprattutto a partire dal XX secolo, e il contemporaneo restringersi della base comune di conoscenze, abbia portato a numerosi fraintendimenti. Succede così che uomini di grande cultura, quali spesso furono e sono i letterati, non abbiano più gli strumenti adeguati a leggere in termini corretti lo sviluppo della scienza e ne offrano, invece, una visione distorta che, a sua volta, si rispecchia nella società.Punto di partenze della ricerca sono i racconti polizieschi di Poe che, in termini espliciti, basano lo scioglimento dei casi criminali sultrattamento matematico della probabilità, evidenziando, peraltro, quei fraintendimenti che risulteranno un filo conduttore della relazione tra scienza e letteratura. Nell’ambito del genere giallo, anche Conan Doyle si avvicina a un’argomentazione di tipo scientifico, approfondendo l’utilizzo della probabilità nelle scienze antropologiche, che entrano a far parte dell’armamentario del detective. L’orizzonte cui questi autori fanno riferimento è quello di un mondo squisitamente deterministico affermatosi sin dal ‘700 grazie ai lavori matematici e filosofici di Laplace.Ma l’approfondirsi della ricerca matematica rivela risvolti inaspettati del calcolo: a Poincaré si deve la formalizzazione del “caos deterministico” che ha costretto a una riformulazione dei rapporti tra determinismo e probabilità. Esistono infatti sistemi descrivibili in termini deterministici i cui comportamenti sono predicibili solo in senso probabilistico. Questa oscillazione tra ordine e caos, tra predicibilità e imprevisto, trova una traduzione nell’osservazione dei meccanismi della mente operata daValéry nei Cahiers, mentre Gadda, 5che vi riflette entro la trattazione filosofica della Meditazione milanese, la mette in gioco all’interno della propria produzione romanzesca: l’immagine del “gomitolo di concause” rappresenta la metafora ideale del caos deterministico di Poincaré.Una parentesi forse marginale nello sviluppo scientifico ma interessante ai fini del nostro lavoro, riguarda la formulazione, da parte dell’italiano Bruno de Finetti, di una teoria delle probabilità soggettive. È infatti lo stesso matematico a cercare, nell’opera di un letterato, il rispecchiamento più chiaro della propria teoria. Il peculiare rapporto che lega la scienza di de Finetti e la letteratura di Pirandello merita quindi di trovare posto in questa trattazione.Daglianni ’30 del Novecento la riflessione sulle probabilità non può non confrontarsi con la rivoluzione nella visionedel mondo portata dall’interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica. Il passaggio da un universo deterministico, potenzialmente conoscibile, a uno ontologicamente indeterministico eprobabilistico ha richiesto tempi lunghi di assimilazione già in seno alla comunità scientifica. Non è un caso che molti dei protagonisti di questa stagione –Planck, Bohr, Heisenberg –si siano presi carico in prima persona di fornire una visione della nuova scienza sotto il profilo filosofico e, anche, divulgativo. Per comprendere in che modo la letteratura abbia saputo fare propria questa rivoluzione, abbiamo operato due “sondaggi”. Nel primo caso –la Vienna degli anni ’30 –ci confrontiamo con autori quali Musil e Broch che, a partire da una formazione scientifica e da una relazione di prossimità linguistica e culturale con i centri di ricerca, si fanno pienamente interpreti del proprio ruolo di mediatori e cercano una formulazione letteraria dei nodi epistemologici emersi ne dibattitoscientifico. Il secondo contesto, assai più distante a livello spaziotemporale dal centro dell’elaborazione della teoria, è quello italiano dopo gli anni ’80. Le opere prese in esame di Del Giudice e 6Paterlini –quest’ultima pubblicata appena tre anni fa –denuncianoquella difficoltàdi comprensione delle implicazioni profonde della nuova fisica e quell’allontanamento del senso comune dal pensiero scientifico che segnalavamo sopra.Ed è proprio lo sguardo sulla contemporaneità, come frutto dell’evolversi di una complessa vicenda storica, che giustifica l’interesse di questo lavoro. L’obiettivo è rintracciare in un momento passato e in un ambito particolare i segni e i sintomi di una relazione importante quale è quella della scienza con la letteratura. Il contributo originale dello studio vuole darsi proprio nel leggere le criticità di questo rapporto e trarne indicazioni utili a meglio comprendere una dinamica che segna anche il nostro tempo e la nostra società.L’esito del lungo percorso delineato coinvolge, infatti,la costruzionedi un pubblico che cerca nella letteratura non solo svago e intrattenimento ma anche una chiave di lettura per il mondo che lo circonda. E a tale sistema non può essere estranea la scienza nella sua opera di modellizzazione della realtà.
2017
Francesca Romana Capone,
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1654416
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