Il pellegrinaggio, inteso come tirtha-yatra, non si risolva semplicemente con il viaggio e la visita di un luogo sacro, ma implichi anche una disciplina morale e mentale senza la quale il senso stesso del cammino diventerebbe vano. Questo genere di disciplina trova le sue basi in quattro caratteristiche che descrivono l’atteggiamento hindù nei confronti della vita, come anche i quattro principi fondamentali per la realizzazione spirituale: dharma, artha, kama e moksa. Il significato di dharma è riassumibile con i concetti di giustizia, virtù e rispetto delle regole specifiche della propria casta. Artha rappresenta invece la realizzazione individuale (attraverso la propria famiglia), anche nel senso di successo nel lavoro e di benessere econmico. Kama significa amore e piacere (infatti Kamadeva è il dio del piacere sessuale, del desiderio carnale). Infine moksa indica la realizzazione spirituale, l’emancipazione e la liberazione dalle reincarnazioni. I primi tre aspetti della vita conducono alla realizzazione del quarto: la realizzazione spirituale che libera gli individui dal ciclo di nascite e rinascite. Per raggiungere quest’obiettivo esistono diversi percorsi: dal jnana-yoga (la via della conoscenza) al karma-yoga (la via dell’azione), fino al bhakti-yoga (la via dell’amore e della devozione). Il pellegrinaggio, sebbene non sia una delle principali strade da seguire per giungere al moksa, è comunque riconosciuto tra le buone pratiche che permettono di guadagnare meriti all’interno di una vita vissuta secondo le regole del dharma. In altre parole, è considerato uno dei molti modi che conducono gli esseri umani all’autorealizzazione e alla beatitudine. Tra i luoghi sacri mete di pellegrinaggio, il posto predominante è detenuto dai fiumi , ma per la religione hindù anche le montagne (in special modo l’Himalaya e il suo monte Kailasa), le colline (come la collina Palani), i laghi (come il Manasarovara) e le foreste sono sacre. Sette fiumi in particolare vantano origini divine: il Gange (lungo le cui sponde sorgono Varanasi, Allahabad e Haridwar), lo Yamuna (affluente del Gange) , il Saraswati (fiume che non esiste) , l’Indo (da cui deriva il nome del Paese), il Narmada , il Godavari (secondo fiume dell’India per lunghezza) e il Kaveri (o Gange del sud). Questi corsi d’acqua, i loro affluenti e le città che vi sorgono nei pressi sono perciò considerati luoghi di culto e vedono la presenza di numerosi ghats, ovvero scalinate che permettono di accedere alle acque del fiume per compiere le abluzioni rituali.

Dal Gange all'Himalaya: i pellegrinaggi hindu

Daniela Santus
2018-01-01

Abstract

Il pellegrinaggio, inteso come tirtha-yatra, non si risolva semplicemente con il viaggio e la visita di un luogo sacro, ma implichi anche una disciplina morale e mentale senza la quale il senso stesso del cammino diventerebbe vano. Questo genere di disciplina trova le sue basi in quattro caratteristiche che descrivono l’atteggiamento hindù nei confronti della vita, come anche i quattro principi fondamentali per la realizzazione spirituale: dharma, artha, kama e moksa. Il significato di dharma è riassumibile con i concetti di giustizia, virtù e rispetto delle regole specifiche della propria casta. Artha rappresenta invece la realizzazione individuale (attraverso la propria famiglia), anche nel senso di successo nel lavoro e di benessere econmico. Kama significa amore e piacere (infatti Kamadeva è il dio del piacere sessuale, del desiderio carnale). Infine moksa indica la realizzazione spirituale, l’emancipazione e la liberazione dalle reincarnazioni. I primi tre aspetti della vita conducono alla realizzazione del quarto: la realizzazione spirituale che libera gli individui dal ciclo di nascite e rinascite. Per raggiungere quest’obiettivo esistono diversi percorsi: dal jnana-yoga (la via della conoscenza) al karma-yoga (la via dell’azione), fino al bhakti-yoga (la via dell’amore e della devozione). Il pellegrinaggio, sebbene non sia una delle principali strade da seguire per giungere al moksa, è comunque riconosciuto tra le buone pratiche che permettono di guadagnare meriti all’interno di una vita vissuta secondo le regole del dharma. In altre parole, è considerato uno dei molti modi che conducono gli esseri umani all’autorealizzazione e alla beatitudine. Tra i luoghi sacri mete di pellegrinaggio, il posto predominante è detenuto dai fiumi , ma per la religione hindù anche le montagne (in special modo l’Himalaya e il suo monte Kailasa), le colline (come la collina Palani), i laghi (come il Manasarovara) e le foreste sono sacre. Sette fiumi in particolare vantano origini divine: il Gange (lungo le cui sponde sorgono Varanasi, Allahabad e Haridwar), lo Yamuna (affluente del Gange) , il Saraswati (fiume che non esiste) , l’Indo (da cui deriva il nome del Paese), il Narmada , il Godavari (secondo fiume dell’India per lunghezza) e il Kaveri (o Gange del sud). Questi corsi d’acqua, i loro affluenti e le città che vi sorgono nei pressi sono perciò considerati luoghi di culto e vedono la presenza di numerosi ghats, ovvero scalinate che permettono di accedere alle acque del fiume per compiere le abluzioni rituali.
2018
Viaggiare alla ricerca di Dio. Studi di Geografia della Religione
Nuova Trauben
87
101
9788899312503
Daniela Santus
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1671194
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