Il volume nasce dalla volontà di unire competenze e sensibilità diverse per posare lo sguardo sull’universo femminile “ristretto”, multiforme e nello stesso tempo dotato di una forte identità comune. L’attenzione si sofferma su fattispecie restrittive che rispondono a ragioni diverse, si consumano secondo modalità e tempi propri ed entro luoghi di esecuzione specificamente dedicati. Nessuna di esse, però, può legittimamente abdicare al corredo garantistico attraverso il quale l’art. 13 della nostra Costituzione dà sostanza all’inviolabilità della libertà personale. Tutte, invece, debbono rispettare il principio di eguaglianza, che non tollera il dissolversi forzato delle diversità sotto un trattamento ciecamente comune: la considerazione delle differenze di genere è una condizione essenziale della parità di genere. Nel volume s’incrociano modi diversi d’intendere tale differenza e di accostarsi ad essa nella valutazione dei presupposti e nella disciplina dei modi della restrizione della libertà personale nei confronti dell’universo femminile. Alcuni contributi retrospettivi s’incaricano di consentire uno sguardo sulle costanti e sulle variabili che hanno fino ad oggi segnato il cammino delle donne ristrette nel contesto italiano. Sono oggetto di attenzione specifica la restrizione femminile all’interno degli istituti penitenziari e le alternative al carcere, soprattutto legate alla maternità; l’internamento negli ospedali psichiatrici giudiziari e la transizione alle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza; il trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (ex C.I.E.). Tutte le realtà considerate descrivono comunità numericamente esigue. Rispetto agli uomini sono poche le donne detenute, internate, trattenute. E tuttavia esse sono portatrici di esigenze specifiche, che attendono risposte adeguate. I “piccoli” numeri della popolazione femminile a vario titolo ristretta favoriscono forme di concentrazione delle donne entro un numero limitato di strutture appositamente dedicate. Ne scaturiscono conseguenze di segno diverso, come testimoniano i contributi presenti nel volume. Possono risultare agevolate la considerazione delle specificità legate al genere e la ricerca di modelli d’intervento adeguati oppure possono consolidarsi forme di ghettizzazione ed emarginazione. Al fine di ricostruire lo stato dell’arte e rilevare punti di forza e criticità attraverso un costante raffronto tra norma e realtà, il volume mira ad integrare dialetticamente contributi che adottano punti di partenza differenti e complementari. L’obiettivo è lo sviluppo di un’indagine critica sull’assetto che l’intrecciarsi di una molteplicità di fattori conferisce infine ai bisogni individuali ed alle esigenze collettive che si confrontano quando la necessità di proteggere l’infanzia si traduce nell’esigenza di sottrarre al carcere donne in conflitto con la giustizia penale, il bisogno di cura s’affianca alle istanze di difesa sociale nella coesistenza fra reato e disturbo mentale, l’immigrazione diventa terreno di scontro fra aspirazioni securitarie e tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della persona.

Donne ristrette

Giulia Mantovani
2018-01-01

Abstract

Il volume nasce dalla volontà di unire competenze e sensibilità diverse per posare lo sguardo sull’universo femminile “ristretto”, multiforme e nello stesso tempo dotato di una forte identità comune. L’attenzione si sofferma su fattispecie restrittive che rispondono a ragioni diverse, si consumano secondo modalità e tempi propri ed entro luoghi di esecuzione specificamente dedicati. Nessuna di esse, però, può legittimamente abdicare al corredo garantistico attraverso il quale l’art. 13 della nostra Costituzione dà sostanza all’inviolabilità della libertà personale. Tutte, invece, debbono rispettare il principio di eguaglianza, che non tollera il dissolversi forzato delle diversità sotto un trattamento ciecamente comune: la considerazione delle differenze di genere è una condizione essenziale della parità di genere. Nel volume s’incrociano modi diversi d’intendere tale differenza e di accostarsi ad essa nella valutazione dei presupposti e nella disciplina dei modi della restrizione della libertà personale nei confronti dell’universo femminile. Alcuni contributi retrospettivi s’incaricano di consentire uno sguardo sulle costanti e sulle variabili che hanno fino ad oggi segnato il cammino delle donne ristrette nel contesto italiano. Sono oggetto di attenzione specifica la restrizione femminile all’interno degli istituti penitenziari e le alternative al carcere, soprattutto legate alla maternità; l’internamento negli ospedali psichiatrici giudiziari e la transizione alle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza; il trattenimento nei centri di permanenza per i rimpatri (ex C.I.E.). Tutte le realtà considerate descrivono comunità numericamente esigue. Rispetto agli uomini sono poche le donne detenute, internate, trattenute. E tuttavia esse sono portatrici di esigenze specifiche, che attendono risposte adeguate. I “piccoli” numeri della popolazione femminile a vario titolo ristretta favoriscono forme di concentrazione delle donne entro un numero limitato di strutture appositamente dedicate. Ne scaturiscono conseguenze di segno diverso, come testimoniano i contributi presenti nel volume. Possono risultare agevolate la considerazione delle specificità legate al genere e la ricerca di modelli d’intervento adeguati oppure possono consolidarsi forme di ghettizzazione ed emarginazione. Al fine di ricostruire lo stato dell’arte e rilevare punti di forza e criticità attraverso un costante raffronto tra norma e realtà, il volume mira ad integrare dialetticamente contributi che adottano punti di partenza differenti e complementari. L’obiettivo è lo sviluppo di un’indagine critica sull’assetto che l’intrecciarsi di una molteplicità di fattori conferisce infine ai bisogni individuali ed alle esigenze collettive che si confrontano quando la necessità di proteggere l’infanzia si traduce nell’esigenza di sottrarre al carcere donne in conflitto con la giustizia penale, il bisogno di cura s’affianca alle istanze di difesa sociale nella coesistenza fra reato e disturbo mentale, l’immigrazione diventa terreno di scontro fra aspirazioni securitarie e tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della persona.
2018
Ledizioni
1
553
9788867058600
donne, carcere, case famiglia protette, ospedali psichiatrici giudiziari, residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, centri di permanenza per i rimpatri, maternità, affettività, salute mentale, immigrazione
Giulia Mantovani
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1693605
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