Nel territorio alpino, addossate lungo le strade e i colli di montagna, sono state edificate numerose cappelle votive. Interessante è constatare che molti di questi edifici sacri, soprattutto quelli costruiti lungo i confini dei comuni, sono dedicati a S. Bernardo da Mentone, noto anche come Bernardo d’Aosta, città dove probabilmente nacque nel 1020. La scelta fatta dai committenti, in particolare della diocesi di Saluzzo, si ispirò allo spirito dell’arcidiacono Bernardo, che verso la metà dell’XI secolo venne inviato ai valichi di frontiera fra Italia, Svizzera e Francia, con il compito di costruire chiese e ospizi per dare ospitalità ai forestieri e montanari. In seguito egli diede vita, nelle strutture di accoglienza, ad una congregazione di canonici regolari. Lo spirito di questi religiosi, come sottolineò papa Pio XI nella lettera Quod Sancti al vescovo di Annecy del 1923, era quello di accogliere con carità “gente di ogni fede e di ogni condizione”. Una manifestazione di “umanità” e di ospitalità in un territorio impervio e di frontiera, a cui si dovevano ispirare i fedeli delle vallate alpine.
LA DEVOZIONE LUNGO IL CONFINE
BINDOLO
2017-01-01
Abstract
Nel territorio alpino, addossate lungo le strade e i colli di montagna, sono state edificate numerose cappelle votive. Interessante è constatare che molti di questi edifici sacri, soprattutto quelli costruiti lungo i confini dei comuni, sono dedicati a S. Bernardo da Mentone, noto anche come Bernardo d’Aosta, città dove probabilmente nacque nel 1020. La scelta fatta dai committenti, in particolare della diocesi di Saluzzo, si ispirò allo spirito dell’arcidiacono Bernardo, che verso la metà dell’XI secolo venne inviato ai valichi di frontiera fra Italia, Svizzera e Francia, con il compito di costruire chiese e ospizi per dare ospitalità ai forestieri e montanari. In seguito egli diede vita, nelle strutture di accoglienza, ad una congregazione di canonici regolari. Lo spirito di questi religiosi, come sottolineò papa Pio XI nella lettera Quod Sancti al vescovo di Annecy del 1923, era quello di accogliere con carità “gente di ogni fede e di ogni condizione”. Una manifestazione di “umanità” e di ospitalità in un territorio impervio e di frontiera, a cui si dovevano ispirare i fedeli delle vallate alpine.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.