Come molte altre Regioni italiane, la Regione Piemonte nel 2018 ha avviato il percorso volto ad ottenere «forme e condizioni particolari di autonomia», ai sensi dell’art. 116 comma 3 Cost. (D.G.R. del 10.1.2018, finalizzata all’avvio del confronto con il Governo Gentiloni; nell’attuale Legislatura, delibera del Consiglio regionale del 6.11.2018, con allegato «Documento di indirizzo» contenente le motivazioni e le proposte specifiche di attribuzione di forme ulteriori di autonomia, nelle materie indicate). La proposta del Piemonte si basa sulle specificità del contesto socioeconomico e territoriale/istituzionale piemontese, caratterizzati – rispettivamente – da un sistema produttivo solido, ma denunciato come in difficoltà «nello sviluppare processi di investimento innovativi diffusi nel territorio», e da una ripresa della crescita del reddito medio delle famiglie e del mercato del lavoro, inferiore però sia alla media nazionale che a quella delle altre Regioni del Nord; e da un elevato numero e dispersione dei Comuni – soprattutto nelle zone di montagna –, all’interno di un territorio assai vasto (il secondo regionale per estensione dopo la Sicilia). Dal punto di vista del contenuto, il «Documento di indirizzo» approvato dal Consiglio regionale si presenta assai articolato: la Regione chiede forme e condizioni ulteriori di autonomia in numerose materie, alcune delle quali di particolare rilievo (per esempio il governo del territorio, le infrastrutture, i beni paesaggistici e culturali, l’istruzione, la sanità, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, l’ambiente); e prospetta – a seconda dei casi – l’attribuzione di maggiori competenze legislative o amministrative. La proposta, peraltro, non affronta esplicitamente il problema del trasferimento dallo Stato alla Regione delle risorse necessarie per svolgere le maggiori funzioni richieste, che è attualmente al centro del dibattito politico in relazione alle analoghe richieste di “differenziazione” ex art. 116 comma 3 Cost. presentate dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna ed oggi in stadio più avanzato di trattazione. Muovendo dalla descrizione delle motivazioni e del contenuto della proposta della Regione Piemonte, l’intervento che qui si presenta (riconducibile all’«obiettivo particolare di ricerca» del Convegno – «Regionalismo differenziato, sistema finanziario e specialità regionale», indicato nella call) mira a mettere a confronto il modello regionale “differenziato” piemontese, che emerge dalla proposta stessa, e l’esperienza – ormai settantennale – della specialità regionale della Valle d’Aosta. Posto che la Regione Valle d’Aosta confina con il Piemonte, e condivide con esso alcuni aspetti peculiari – come in particolare l’elevata dispersione dei Comuni e dei vasti territori montani da amministrare –, ci si intende interrogare sulla forma di regionalismo più adeguata per affrontare questi problemi nel contesto presente e, correlativamente, sulla necessità/opportunità di ripensare il modello della specialità valdostana anche alla luce del processo di “differenziazione” piemontese (e di altre Regioni soprattutto del Nord).

La proposta di differenziazione regionale del Piemonte e le sue motivazioni e prospettive: verso un Piemonte “più vicino” alla Valle d’Aosta? Spunti per un confronto tra il modello regionale “differenziato” piemontese e l’esperienza della specialità valdostana, con particolare riferimento alle forme di gestione dei piccoli Comuni ed alla tutela dei territori montani

G. SOBRINO
2019-01-01

Abstract

Come molte altre Regioni italiane, la Regione Piemonte nel 2018 ha avviato il percorso volto ad ottenere «forme e condizioni particolari di autonomia», ai sensi dell’art. 116 comma 3 Cost. (D.G.R. del 10.1.2018, finalizzata all’avvio del confronto con il Governo Gentiloni; nell’attuale Legislatura, delibera del Consiglio regionale del 6.11.2018, con allegato «Documento di indirizzo» contenente le motivazioni e le proposte specifiche di attribuzione di forme ulteriori di autonomia, nelle materie indicate). La proposta del Piemonte si basa sulle specificità del contesto socioeconomico e territoriale/istituzionale piemontese, caratterizzati – rispettivamente – da un sistema produttivo solido, ma denunciato come in difficoltà «nello sviluppare processi di investimento innovativi diffusi nel territorio», e da una ripresa della crescita del reddito medio delle famiglie e del mercato del lavoro, inferiore però sia alla media nazionale che a quella delle altre Regioni del Nord; e da un elevato numero e dispersione dei Comuni – soprattutto nelle zone di montagna –, all’interno di un territorio assai vasto (il secondo regionale per estensione dopo la Sicilia). Dal punto di vista del contenuto, il «Documento di indirizzo» approvato dal Consiglio regionale si presenta assai articolato: la Regione chiede forme e condizioni ulteriori di autonomia in numerose materie, alcune delle quali di particolare rilievo (per esempio il governo del territorio, le infrastrutture, i beni paesaggistici e culturali, l’istruzione, la sanità, il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario, l’ambiente); e prospetta – a seconda dei casi – l’attribuzione di maggiori competenze legislative o amministrative. La proposta, peraltro, non affronta esplicitamente il problema del trasferimento dallo Stato alla Regione delle risorse necessarie per svolgere le maggiori funzioni richieste, che è attualmente al centro del dibattito politico in relazione alle analoghe richieste di “differenziazione” ex art. 116 comma 3 Cost. presentate dalle Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia- Romagna ed oggi in stadio più avanzato di trattazione. Muovendo dalla descrizione delle motivazioni e del contenuto della proposta della Regione Piemonte, l’intervento che qui si presenta (riconducibile all’«obiettivo particolare di ricerca» del Convegno – «Regionalismo differenziato, sistema finanziario e specialità regionale», indicato nella call) mira a mettere a confronto il modello regionale “differenziato” piemontese, che emerge dalla proposta stessa, e l’esperienza – ormai settantennale – della specialità regionale della Valle d’Aosta. Posto che la Regione Valle d’Aosta confina con il Piemonte, e condivide con esso alcuni aspetti peculiari – come in particolare l’elevata dispersione dei Comuni e dei vasti territori montani da amministrare –, ci si intende interrogare sulla forma di regionalismo più adeguata per affrontare questi problemi nel contesto presente e, correlativamente, sulla necessità/opportunità di ripensare il modello della specialità valdostana anche alla luce del processo di “differenziazione” piemontese (e di altre Regioni soprattutto del Nord).
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Regioni, regionalismo differenziato, Regioni speciali, finanza pubblica, Comuni
G. SOBRINO
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1712210
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