Sebbene sia difficile reperire dati di ricerca specificamente riferiti alla qualità della didattica nella la scuola dell’infanzia, vi sono buone ragioni per ritenere che, anche in questo segmento scolastico, il problema della definizione dei criteri del ‘buon’ insegnamento sia solo parzialmente riconducibile alla individuazione di un catalogo di metodi, tecniche, strumenti, da considerarsi elettivi. Questi, per rappresentare fattori di qualità dell’insegnamento, attendono di essere valorizzate da parte degli insegnanti, all’interno di strategie di lavoro intenzionalmente mirate ad affrontare i problemi e i bisogni di apprendimento degli alunni in specifici contesti. Si può ipotizzare che un elemento che può fare la differenza nel determinare la qualità dell’insegnamento nella scuola dell’infanzia, che la ricerca è chiamata ad approfondire, sia costituito dalla mediazione del docente. Lo studio delle logiche e dei criteri secondo i quali gli insegnanti progettano e gestiscono l’insegnamento in situazione sembra rappresentare un ambito d’indagine da presidiare sia in chiave teorica sia sul piano empirico, per provare ad incrementare le conoscenze su fenomeni che sono ancora poco noti, in funzione del loro miglioramento e quale contributo alla definizione degli obiettivi e dei contenuti della formazione dei docenti, iniziale e in servizio. In questa prospettiva, l’articolo si propone di analizzare il contributo che può derivare dalle teorie della mediazione didattica che si sviluppano nel trentennio scorso in ambito francofono nord-americano ed europeo e nel nostro contesto nazionale. La trattazione si articola secondo quattro passaggi. In primo luogo, si ricostruisce il focus problematico fondamentale, che riguarda il mandato assegnato alla ricerca pedagogico-didattica di considerare le pratiche didattiche osservate dall’interno, in chiave processuale e dal punto di vista dei significati assegnati dagli attori. In un secondo momento, si approfondisce la concezione dell’insegnamento come azione mediale, quale ipotesi interpretativa fondamentale per la comprensione dei processi didattici, evidenziandone le giustificazioni dal punto vista delle teorie dell’apprendimento e della conoscenza cui rimandano e la dialettica di continuità-discontinuità tra processi educativi informali e formali, quale snodo da affrontare quando si fanno ipotesi sul ‘come’ dell’insegnare, specialmente nei primi segmenti scolastici. In relazione a questa cornice, gli sviluppi relativi alla teoria dei mediatori didattici conducono a puntualizzare alcuni criteri di base nella gestione dell’insegnamento, riferiti fondamentalmente alla scelta e combinazione dei linguaggi comunicativi, in funzione delle ‘vie’ dell’apprendimento che l’alunno è in grado di attivare a partire dalle proprie personali esperienze conoscitive. Un ulteriore criterio di analisi della qualità dell’azione didattica risiederebbe nelle modalità di allestimento dei dispositivi didattici, con specifica attenzione alle situazioni didattiche e alle consegne di lavoro proposte agli studenti e ai processi di scambio dialogico che si realizzano per sostenere gli allievi nella presa in carico dei compiti e nello svolgimento dei processi mentali connessi alla rielaborazione-ricostruzione delle conoscenze.

Criteri di qualità dell'insegnamento nella scuola dell'infanzia e mediazione didattica. Prospettive teoriche.

Daniela Maccario
2019-01-01

Abstract

Sebbene sia difficile reperire dati di ricerca specificamente riferiti alla qualità della didattica nella la scuola dell’infanzia, vi sono buone ragioni per ritenere che, anche in questo segmento scolastico, il problema della definizione dei criteri del ‘buon’ insegnamento sia solo parzialmente riconducibile alla individuazione di un catalogo di metodi, tecniche, strumenti, da considerarsi elettivi. Questi, per rappresentare fattori di qualità dell’insegnamento, attendono di essere valorizzate da parte degli insegnanti, all’interno di strategie di lavoro intenzionalmente mirate ad affrontare i problemi e i bisogni di apprendimento degli alunni in specifici contesti. Si può ipotizzare che un elemento che può fare la differenza nel determinare la qualità dell’insegnamento nella scuola dell’infanzia, che la ricerca è chiamata ad approfondire, sia costituito dalla mediazione del docente. Lo studio delle logiche e dei criteri secondo i quali gli insegnanti progettano e gestiscono l’insegnamento in situazione sembra rappresentare un ambito d’indagine da presidiare sia in chiave teorica sia sul piano empirico, per provare ad incrementare le conoscenze su fenomeni che sono ancora poco noti, in funzione del loro miglioramento e quale contributo alla definizione degli obiettivi e dei contenuti della formazione dei docenti, iniziale e in servizio. In questa prospettiva, l’articolo si propone di analizzare il contributo che può derivare dalle teorie della mediazione didattica che si sviluppano nel trentennio scorso in ambito francofono nord-americano ed europeo e nel nostro contesto nazionale. La trattazione si articola secondo quattro passaggi. In primo luogo, si ricostruisce il focus problematico fondamentale, che riguarda il mandato assegnato alla ricerca pedagogico-didattica di considerare le pratiche didattiche osservate dall’interno, in chiave processuale e dal punto di vista dei significati assegnati dagli attori. In un secondo momento, si approfondisce la concezione dell’insegnamento come azione mediale, quale ipotesi interpretativa fondamentale per la comprensione dei processi didattici, evidenziandone le giustificazioni dal punto vista delle teorie dell’apprendimento e della conoscenza cui rimandano e la dialettica di continuità-discontinuità tra processi educativi informali e formali, quale snodo da affrontare quando si fanno ipotesi sul ‘come’ dell’insegnare, specialmente nei primi segmenti scolastici. In relazione a questa cornice, gli sviluppi relativi alla teoria dei mediatori didattici conducono a puntualizzare alcuni criteri di base nella gestione dell’insegnamento, riferiti fondamentalmente alla scelta e combinazione dei linguaggi comunicativi, in funzione delle ‘vie’ dell’apprendimento che l’alunno è in grado di attivare a partire dalle proprie personali esperienze conoscitive. Un ulteriore criterio di analisi della qualità dell’azione didattica risiederebbe nelle modalità di allestimento dei dispositivi didattici, con specifica attenzione alle situazioni didattiche e alle consegne di lavoro proposte agli studenti e ai processi di scambio dialogico che si realizzano per sostenere gli allievi nella presa in carico dei compiti e nello svolgimento dei processi mentali connessi alla rielaborazione-ricostruzione delle conoscenze.
2019
Ricerca e didattica per la scuola dell'infanzia
Franco Angeli
Percorsi di ricerca
81
93
9788891789457
qualità dell'insegnamento, scuola dell'infanzia, mediazione didattica
Daniela Maccario
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/1724404
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