La lunga esperienza giornalistica di Malaparte in Europa negli anni Trenta e Quaranta rappresenta un momento cruciale per la maturazione artistica dello scrittore perché gli fornisce non soltanto la materia attorno a cui ruoteranno i suoi romanzi successivi, ma anche la forma su cui strutturarli. L’intervento si propone di esaminare gli articoli pubblicati da Malaparte sulla Stampa e sul «Corriere della Sera» fra 1928 e 1943 seguendo in particolare l’evoluzione della riflessione etica dell’autore. Come ‘elzevirista’ prima e come reporter poi, Malaparte sembra infatti condurre sotterraneamente, sulle colonne dei giornali con cui collabora, una ricerca il cui scopo è quello di individuare gli elementi che permettono di definire l’essenza della natura umana. Nel mondo moderno, che si configura via via più disumano, è nell’animalità che lo scrittore intravede un ultimo baluardo di civiltà. A partire dall’imprescindibile termine di confronto che gli animali rappresentano, Malaparte riflette sul concetto di civiltà contrapposto a quello di istinto, sulla tecnica e sulla spiritualità, sulla ‘misura’ della natura e sulla dismisura della guerra : considerando il giornale come una sorta di laboratorio in vista dell’approdo al romanzo, lo studio segue il filo rosso di queste riflessioni per metterne in luce i punti di contatto con le opere degli anni Quaranta. Il lavoro non trascura inoltre l’analisi degli aspetti formali: mostra quanto i romanzi risentano dell’azione disgregante della forma breve e trovino al contempo proprio nella presenza animale uno degli elementi di coesione.
Verso una riflessione di natura etica: Malaparte giornalista e l'esperienza dell'Europa (1928-1943)
Beatrice Baglivo
2020-01-01
Abstract
La lunga esperienza giornalistica di Malaparte in Europa negli anni Trenta e Quaranta rappresenta un momento cruciale per la maturazione artistica dello scrittore perché gli fornisce non soltanto la materia attorno a cui ruoteranno i suoi romanzi successivi, ma anche la forma su cui strutturarli. L’intervento si propone di esaminare gli articoli pubblicati da Malaparte sulla Stampa e sul «Corriere della Sera» fra 1928 e 1943 seguendo in particolare l’evoluzione della riflessione etica dell’autore. Come ‘elzevirista’ prima e come reporter poi, Malaparte sembra infatti condurre sotterraneamente, sulle colonne dei giornali con cui collabora, una ricerca il cui scopo è quello di individuare gli elementi che permettono di definire l’essenza della natura umana. Nel mondo moderno, che si configura via via più disumano, è nell’animalità che lo scrittore intravede un ultimo baluardo di civiltà. A partire dall’imprescindibile termine di confronto che gli animali rappresentano, Malaparte riflette sul concetto di civiltà contrapposto a quello di istinto, sulla tecnica e sulla spiritualità, sulla ‘misura’ della natura e sulla dismisura della guerra : considerando il giornale come una sorta di laboratorio in vista dell’approdo al romanzo, lo studio segue il filo rosso di queste riflessioni per metterne in luce i punti di contatto con le opere degli anni Quaranta. Il lavoro non trascura inoltre l’analisi degli aspetti formali: mostra quanto i romanzi risentano dell’azione disgregante della forma breve e trovino al contempo proprio nella presenza animale uno degli elementi di coesione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.