In Italia la musica di Sibelius gode di un discreto spazio nella programmazione dei concerti e della filodiffusione RAI. Assai più blanda invece è l’attenzione della critica musicologica. Le cause di questa disattenzione poggiano su vari stereotipi, sbrigativamente intesi come difetti, che si sono da tempo cristallizzati su questo musicista: innanzitutto la sua fedeltà a canoni espressivi tradizionali lo allontana dalla “modernità” degli Strawinsky e degli Schönberg, inoltre la sua appartenenza ad una giovane nazione che visse la Prima Guerra Mondiale non come un momento di crisi generazionale, ma come la fine del suo periodo “risorgimentale” con relativo e positivo raggiungimento dell’indipendenza nazionale lo tiene parimenti discosto dal drammatico crollo degli ideali tardoromantici che percorse invece la cultura musicale europea di quel periodo. La sua estetica dell’ “acqua pura” lo tenne parimenti lontano dalla consumata abilità di Mahler e di Strauss e così il suo rifiuto, soprattutto al di là della «Seconda Sinfonia», di particolari gesti melodrammatici hanno sempre reso difficile l’apprezzamento di un compositore tardoromantico al quale si richiedono invece moduli espressivi di facile comunicativa. Ciò non toglie tuttavia che si possano rinvenire nella musica di alcuni compositori italiani affinità più o meno scoperte e consapevoli: basti pensare ad esempio alla «Suite in Do maggiore» op. 13 (1909-10) di Alfredo Casella, specie all’iniziale «Ouverture» e all’apertura del terzo movimento («Bourrée»). Per non parlare della stima che altri compositori, per quanto avviati su strade completamente diverse, nutrono nei confronti di Sibelius: pensiamo ad esempio ad Azio Corghi.

Jean Sibelius – An Italian View

TAMMARO, Ferruccio
1998-01-01

Abstract

In Italia la musica di Sibelius gode di un discreto spazio nella programmazione dei concerti e della filodiffusione RAI. Assai più blanda invece è l’attenzione della critica musicologica. Le cause di questa disattenzione poggiano su vari stereotipi, sbrigativamente intesi come difetti, che si sono da tempo cristallizzati su questo musicista: innanzitutto la sua fedeltà a canoni espressivi tradizionali lo allontana dalla “modernità” degli Strawinsky e degli Schönberg, inoltre la sua appartenenza ad una giovane nazione che visse la Prima Guerra Mondiale non come un momento di crisi generazionale, ma come la fine del suo periodo “risorgimentale” con relativo e positivo raggiungimento dell’indipendenza nazionale lo tiene parimenti discosto dal drammatico crollo degli ideali tardoromantici che percorse invece la cultura musicale europea di quel periodo. La sua estetica dell’ “acqua pura” lo tenne parimenti lontano dalla consumata abilità di Mahler e di Strauss e così il suo rifiuto, soprattutto al di là della «Seconda Sinfonia», di particolari gesti melodrammatici hanno sempre reso difficile l’apprezzamento di un compositore tardoromantico al quale si richiedono invece moduli espressivi di facile comunicativa. Ciò non toglie tuttavia che si possano rinvenire nella musica di alcuni compositori italiani affinità più o meno scoperte e consapevoli: basti pensare ad esempio alla «Suite in Do maggiore» op. 13 (1909-10) di Alfredo Casella, specie all’iniziale «Ouverture» e all’apertura del terzo movimento («Bourrée»). Per non parlare della stima che altri compositori, per quanto avviati su strade completamente diverse, nutrono nei confronti di Sibelius: pensiamo ad esempio ad Azio Corghi.
1998
The Forest's mighty God. A Celebration of Sibelius. Views from the 20th Century for the 21st Century
Londra
novembre 1997
The Forest's mighty God. A Celebration of Sibelius. Views from the 20th Century for the 21st Century
United Kingdom Sibelius Society
46
49
Sibelius e l'Italia
F. TAMMARO
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