La relazione riporta alcune considerazioni cliniche effettuate da personale operante presso una struttura semiresidenziale per giovani pazienti psicotici, a due anni dalla sua attivazione. L’accesso alla struttura è possibile sino a sei giorni alla settimana, per dodici ore al giorno. L’ingresso nel progetto, di durata variabile, passa attraverso la formulazione di un “contratto” che viene proposto inizialmente al paziente e alla sua famiglia, ridiscutibile periodicamente. Quotidianamente sono previste attività gruppali a carattere psicoterapico e riabilitativo, oltre ad ampi spazi non strutturati. Obiettivo centrale è allora accogliere e sorreggere il paziente psicotico nella ricerca di una definizione meno faticosa e dolorosa della propria identità, cosicché possa conseguirne un valido tentativo di porre in essere una relazione con l’altro da sé non destinata sin da principio al fallimento. I dati relativi all’attività della struttura sono dapprima presentati e poi confrontati con la situazione clinica degli ospiti, nei periodi precedenti e successivi all’ingresso nel trattamento semiresidenziale. Si osserva un ricorso meno frequente al ricovero presso strutture sanitarie di tipo ospedaliero. Il modello d’intervento utilizzato ed illustrato può rappresentare uno strumento di prevenzione e contenimento di fronte al periodico ripresentarsi delle crisi psicopatologiche e/o familiari, che costellano spesso la storia personale dei giovani psicotici. Tale modello operativo cerca di “attualizzare” un luogo spesso “pensato”, dove possano essere soddisfatti alcuni bisogni ed opportunità che si presentano al paziente psicotico nel suo percorso di cambiamento e di crescita: il confronto e la lenta accettazione del sé reale, il contenimento della paura del cambiamento, l’instaurarsi di una relazione con sé e con l’altro da sé attraverso dinamiche nuove, e quindi spesso temute. Di pari passo il lavoro con le famiglie aiuta i parenti nel confrontarsi con i propri timori di perdita di controllo e d’incomprensione, suscitati dall’auspicato processo di crescita e differenziazione del loro congiunto. L’auspicio è che, come nel mondo interno del paziente, così nel sistema familiare, equilibri consolidati, ma sterili, lascino spazio a nuove relazioni, meno rigidamente chiare e rassicuranti, ma forse più fruttuose.

Utilizzazione di un servizio semiresidenziale come strumento di prevenzione e contenimento delle urgenze nel trattamento di pazienti psicotici giovani

FURLAN, Piermaria
2004-01-01

Abstract

La relazione riporta alcune considerazioni cliniche effettuate da personale operante presso una struttura semiresidenziale per giovani pazienti psicotici, a due anni dalla sua attivazione. L’accesso alla struttura è possibile sino a sei giorni alla settimana, per dodici ore al giorno. L’ingresso nel progetto, di durata variabile, passa attraverso la formulazione di un “contratto” che viene proposto inizialmente al paziente e alla sua famiglia, ridiscutibile periodicamente. Quotidianamente sono previste attività gruppali a carattere psicoterapico e riabilitativo, oltre ad ampi spazi non strutturati. Obiettivo centrale è allora accogliere e sorreggere il paziente psicotico nella ricerca di una definizione meno faticosa e dolorosa della propria identità, cosicché possa conseguirne un valido tentativo di porre in essere una relazione con l’altro da sé non destinata sin da principio al fallimento. I dati relativi all’attività della struttura sono dapprima presentati e poi confrontati con la situazione clinica degli ospiti, nei periodi precedenti e successivi all’ingresso nel trattamento semiresidenziale. Si osserva un ricorso meno frequente al ricovero presso strutture sanitarie di tipo ospedaliero. Il modello d’intervento utilizzato ed illustrato può rappresentare uno strumento di prevenzione e contenimento di fronte al periodico ripresentarsi delle crisi psicopatologiche e/o familiari, che costellano spesso la storia personale dei giovani psicotici. Tale modello operativo cerca di “attualizzare” un luogo spesso “pensato”, dove possano essere soddisfatti alcuni bisogni ed opportunità che si presentano al paziente psicotico nel suo percorso di cambiamento e di crescita: il confronto e la lenta accettazione del sé reale, il contenimento della paura del cambiamento, l’instaurarsi di una relazione con sé e con l’altro da sé attraverso dinamiche nuove, e quindi spesso temute. Di pari passo il lavoro con le famiglie aiuta i parenti nel confrontarsi con i propri timori di perdita di controllo e d’incomprensione, suscitati dall’auspicato processo di crescita e differenziazione del loro congiunto. L’auspicio è che, come nel mondo interno del paziente, così nel sistema familiare, equilibri consolidati, ma sterili, lascino spazio a nuove relazioni, meno rigidamente chiare e rassicuranti, ma forse più fruttuose.
2004
15es Journées de l’AFERUP/IV Congrès National SIPU Urgences psychiatriques et réseaux de soins dans la communauté: évolution et changement/Urgenze psichiatriche e rete di servizi nel territorio: evoluzione e cambiamento.
Torino
30/31 gennaio e 1 febbraio 2004
Abstract Book
Dipartimento di Salute Mentale 5b A.S.O. San Luigi Gonzaga-ASL5 Collegno-Università di Torino.
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paziente psicotico; struttura semiresidenziale; prevenzione; riabilitazione; assistenza territoriale
Ruo Roch G; Bendato M; Furlan PM
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