Il contributo approfondisce le caratteristiche dei contesti nei quali la didattica del potenziamento cognitivo attraverso il gioco può risultare utile per ridurre gli effetti deprivanti degli ambienti di vita. Si tratta, per esempio, delle situazioni che caratterizzano fasce importanti dell’infanzia nei Paesi in via di sviluppo, dove fattori come l’abbandono, l’istituzionalizzazione, la malnutrizione e la carenza grave di cure incidono in modo significativo sullo sviluppo infantile (R. Balbernie, 2001; R. Johnson et. al, 2006). Il problema riguarda però anche i Paesi occidentali, dove la deprivazione socio cognitiva dell’infanzia, benché ristretta ad un numero più limitato di soggetti, può avere effetti altrettanto seri. Le cause sono riconducibili, in questi casi, principalmente ad una cattiva gestione dei fenomeni immigratori, all’inadeguatezza delle figure familiari e ad un collocamento in strutture di accoglienza di soggetti sotto i 3 anni, che necessitano per poter crescere adeguatamente di un famiglia sana (P. Molina, S. Bonino, 2001). Il contributo prosegue illustrando una ricerca pilota condotta dalle autrici in quattro strutture di accoglienza brasiliane, che si differenziano per i livelli di cura dei piccoli. Lo studio mette in luce differenze ludiche e cognitive significative tra i bambini, a seconda della capacità di cura e delle competenze degli educatori di promuovere o meno adeguatamente il gioco infantile. Emerge dunque in maniera rilevante l’importanza del gioco sia come strumento di diagnosi dello sviluppo cognitivo ed emotivo-affettivo dei bambini (ad alti livelli di deprivazione corrispondono infatti basi livelli cognitivi e incapacità di gioco) sia come stimolo dello sviluppo infantile, specie in contesti di grande deprivazione. Il contributo termina dunque mostrando come, attraverso l’individuazione di un modello cognitivo (nel nostro caso è stato scelto quello di J.P. Guilford, aggiornato dalle indicazioni di C.S. Anderson e D.R. Krathwohl, 2001) e di una scelta coerente di giochi, sia possibile elaborare percorsi ludici finalizzati al potenziamento cognitivo.
Gioco e potenziamento cognitivo in contesti deprivati
COGGI, Cristina;RICCHIARDI, Paola
2009-01-01
Abstract
Il contributo approfondisce le caratteristiche dei contesti nei quali la didattica del potenziamento cognitivo attraverso il gioco può risultare utile per ridurre gli effetti deprivanti degli ambienti di vita. Si tratta, per esempio, delle situazioni che caratterizzano fasce importanti dell’infanzia nei Paesi in via di sviluppo, dove fattori come l’abbandono, l’istituzionalizzazione, la malnutrizione e la carenza grave di cure incidono in modo significativo sullo sviluppo infantile (R. Balbernie, 2001; R. Johnson et. al, 2006). Il problema riguarda però anche i Paesi occidentali, dove la deprivazione socio cognitiva dell’infanzia, benché ristretta ad un numero più limitato di soggetti, può avere effetti altrettanto seri. Le cause sono riconducibili, in questi casi, principalmente ad una cattiva gestione dei fenomeni immigratori, all’inadeguatezza delle figure familiari e ad un collocamento in strutture di accoglienza di soggetti sotto i 3 anni, che necessitano per poter crescere adeguatamente di un famiglia sana (P. Molina, S. Bonino, 2001). Il contributo prosegue illustrando una ricerca pilota condotta dalle autrici in quattro strutture di accoglienza brasiliane, che si differenziano per i livelli di cura dei piccoli. Lo studio mette in luce differenze ludiche e cognitive significative tra i bambini, a seconda della capacità di cura e delle competenze degli educatori di promuovere o meno adeguatamente il gioco infantile. Emerge dunque in maniera rilevante l’importanza del gioco sia come strumento di diagnosi dello sviluppo cognitivo ed emotivo-affettivo dei bambini (ad alti livelli di deprivazione corrispondono infatti basi livelli cognitivi e incapacità di gioco) sia come stimolo dello sviluppo infantile, specie in contesti di grande deprivazione. Il contributo termina dunque mostrando come, attraverso l’individuazione di un modello cognitivo (nel nostro caso è stato scelto quello di J.P. Guilford, aggiornato dalle indicazioni di C.S. Anderson e D.R. Krathwohl, 2001) e di una scelta coerente di giochi, sia possibile elaborare percorsi ludici finalizzati al potenziamento cognitivo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.