Le malattie autoimmuni hanno una prevalenza maggiore nei soggetti di sesso femminile e per alcune l’incidenza è massima in età fertile. Per tale motivo non è affatto infrequente la richiesta di assistenza in gravidanza da parte di una paziente affetta da una sindrome autoimmune. In questi casi, la gestione clinica deve essere multidisciplinare, e ciascuno specialista deve avere esperienza e competenza specifiche. Ciascuna malattia autoimmune ha un comportamento peculiare nel contesto della gravidanza, in termini di evoluzione a breve e lungo termine e di impatto sugli esiti ostetrici e perinatali. Questo articolo è focalizzato sul lupus eritematoso sistemico, che è la sindrome autoimmune che più frequentemente occorre affrontare in gravidanza. Il rapporto lupus eritematoso sistemico/gravidanza è bidirezionale: da un lato, la malattia può andare incontro a esacerbazioni durante la gestazione e il puerperio, e la gravidanza può avere un impatto sfavorevole sul decorso a lungo termine del lupus eritematoso sistemico; dall’altro lato, il lupus eritematoso sistemico può compromettere la gravidanza, aumentando il rischio di perdite fetali precoci e tardive, parto pre-termine, basso peso alla nascita e complicanze ostetriche, soprattutto di preeclampsia. Gli esiti della gravidanza sono condizionati dallo stato di attività della malattia al concepimento, dalla gravità del quadro clinico, e dalla presenza di anticorpi antifosfolipidi e anticorpi antiantigeni nucleari estraibili anti-Ro/SSA e anti-La/SSB. Per di più alcuni dei farmaci abitualmente utilizzati nel trattamento del lupus eritematoso sistemico non sono privi di rischi per il feto. In questa rassegna saranno esaminati gli aspetti clinici del lupus eritematoso sistemico in gravidanza, gli esiti materni e perinatali, le problematiche connesse al trattamento farmacologico e le modalità di follow-up.

Lupus erimatoso sistemico e gravidanza: aspetti clinici

MAROZIO, Luca;SCIASCIA, Savino;BENEDETTO, Chiara
2008-01-01

Abstract

Le malattie autoimmuni hanno una prevalenza maggiore nei soggetti di sesso femminile e per alcune l’incidenza è massima in età fertile. Per tale motivo non è affatto infrequente la richiesta di assistenza in gravidanza da parte di una paziente affetta da una sindrome autoimmune. In questi casi, la gestione clinica deve essere multidisciplinare, e ciascuno specialista deve avere esperienza e competenza specifiche. Ciascuna malattia autoimmune ha un comportamento peculiare nel contesto della gravidanza, in termini di evoluzione a breve e lungo termine e di impatto sugli esiti ostetrici e perinatali. Questo articolo è focalizzato sul lupus eritematoso sistemico, che è la sindrome autoimmune che più frequentemente occorre affrontare in gravidanza. Il rapporto lupus eritematoso sistemico/gravidanza è bidirezionale: da un lato, la malattia può andare incontro a esacerbazioni durante la gestazione e il puerperio, e la gravidanza può avere un impatto sfavorevole sul decorso a lungo termine del lupus eritematoso sistemico; dall’altro lato, il lupus eritematoso sistemico può compromettere la gravidanza, aumentando il rischio di perdite fetali precoci e tardive, parto pre-termine, basso peso alla nascita e complicanze ostetriche, soprattutto di preeclampsia. Gli esiti della gravidanza sono condizionati dallo stato di attività della malattia al concepimento, dalla gravità del quadro clinico, e dalla presenza di anticorpi antifosfolipidi e anticorpi antiantigeni nucleari estraibili anti-Ro/SSA e anti-La/SSB. Per di più alcuni dei farmaci abitualmente utilizzati nel trattamento del lupus eritematoso sistemico non sono privi di rischi per il feto. In questa rassegna saranno esaminati gli aspetti clinici del lupus eritematoso sistemico in gravidanza, gli esiti materni e perinatali, le problematiche connesse al trattamento farmacologico e le modalità di follow-up.
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http://www.kurtis.it
Marozio L; Bertero T; Sciascia S; Curti A; Pettinau G; De Fazio R; Kuzenko A; Benedetto C.
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