Le cellule dendritiche (DC) sono caratteristiche per essere le migliori cellule deputate alla presentazione degli antigeni e pertanto importanti nell’indurre nell’ospite la risposta immunitaria specifica contro le infezioni o le neoplasie. Un qualsiasi danno tissutale o situazione infiammatoria causano cambiamenti ponderosi nel microambiente circostante inducendo una forte produzione di fattori solubili pro-infiammatori tra cui chemochine e citochine. La loro funzione è quella di attirare ed attivare in situ leucociti di vario tipo, tra cui le cellule presentanti l’antigene, come le DC, monociti e macrofagi, e le cellule effettrici, quali i linfociti T. Dalla presentazione dell’antigene ai linfociti T, punto chiave per l’induzione della risposta immunitaria specifica, dipende l’esito della risposta stessa. Molti, pertanto, sono gli sforzi per cercare di migliorarla ed alcuni di questi sono rivolti a definire meglio la biologia delle DC. Attualmente le DC sono generate in vitro a partire da monociti precursori separati dal sangue periferico attraverso due passaggi importanti. Il primo, della durata di 6 giorni, porta alla generazione di DC immature; il secondo, con l’aggiunta di stimoli, quali lipopolisaccaridi, CD40 ligando solubile, virus e citochine pro-infiammatorie per altri 2 giorni, determina la maturazione delle DC. In bibliografia non sono ancora riportati dati inerenti l’utilizzo di chemochine in questi due passaggi. Le chemochine sono proteine appartenenti ad una grande famiglia di fattori solubili, caratterizzati inizialmente per la loro capacità di attrarre diverse popolazioni leucocitarie, anche se negli ultimi anni molti lavori le descrivono come molecole in grado di attivare un ampio spettro di funzioni biologiche. In precedenti lavori il nostro gruppo ha dimostrato come la chemochina CCL16, in un modello tumorale murino, abbia importanti funzioni co-stimolatorie sui macrofagi, aumentandone la capacità citotossica, cruciale per la distruzione del bersaglio, e la capacità di presentare l’antigene ai linfociti T, definendo pertanto un suo nuovo ruolo nell’orchestrare la risposta immunitaria anti-tumorale (M. Giovarelli, J.Immunol., 2000; P. Cappello, J.Leuk.Biol., 2004). Il nostro progetto pertanto è quello di indagare gli effetti di CCL16 sulle DC ed in particolare se possa rappresentare un stimolo migliore per indurle a maturare. A tal fine abbiamo valutato il fenotipo, la capacità di presentare allo-antigeni a linfociti T, lo spettro di produzione di citochine e chemochine e la capacità di captare l’antigene delle DC fatte maturare in presenza di CCL16 (mDC/ CCL16) o di stimoli classici, quali il TNF-(Tumor Necrosis Factor)-α e IL-1(Interleukin)-1β (mDC). La chemochina CCL16, da sola, è effettivamente in grado di indurre od aumentare l’espressione in membrana, analizzata al citofluorimetro, di molecole caratteristiche di uno stato maturo quali il CD83, CD80, CD86, le molecole HLA di classe II e i recettori per le chemochine CCR7 e CXCR4. L’aspetto interessante è che queste mDC/CCL16 mantengono un recettore per chemochine, CCR5, tipico delle DC immature e ne presentano un altro, CCR6, osservabile principalmente su un particolare gruppo di cellule dendritiche definite DC Langerhans. Le mDC/CCL16, inoltre, presentano pari capacità delle mDC di indurre proliferazione e produzione di IFN(Interferone)-γ in linfociti T allogenici. Lo spettro di citochine e chemochine secrete, è, infatti, ricco di molti fattori pro-infiammatori in grado di agire sui linfociti T. Nonostante questi aspetti indicanti un buon grado di maturazione, le mDC/CCL16 mantengono la capacità di captare l’antigene. Questa caratteristica può essere estremamente importante in tutti quei casi in cui cellule dendritiche immature giungono nei siti di infiammazione e pur captando gli antigeni non sono in grado di indurre un’efficiente risposta immunitaria ma in alcuni casi possono addirittura indurre tolleranza da parte dei linfociti T. Queste particolari caratteristiche delle mDC/CCL16 le rendono ottime candidate per molte strategie immunoterapeutiche.

La chemochina CCL16 è in grado, da sola, di indurre la maturazione delle cellule dendritiche umane.

CAPPELLO, Paola;GIOVARELLI, Mirella
2004-01-01

Abstract

Le cellule dendritiche (DC) sono caratteristiche per essere le migliori cellule deputate alla presentazione degli antigeni e pertanto importanti nell’indurre nell’ospite la risposta immunitaria specifica contro le infezioni o le neoplasie. Un qualsiasi danno tissutale o situazione infiammatoria causano cambiamenti ponderosi nel microambiente circostante inducendo una forte produzione di fattori solubili pro-infiammatori tra cui chemochine e citochine. La loro funzione è quella di attirare ed attivare in situ leucociti di vario tipo, tra cui le cellule presentanti l’antigene, come le DC, monociti e macrofagi, e le cellule effettrici, quali i linfociti T. Dalla presentazione dell’antigene ai linfociti T, punto chiave per l’induzione della risposta immunitaria specifica, dipende l’esito della risposta stessa. Molti, pertanto, sono gli sforzi per cercare di migliorarla ed alcuni di questi sono rivolti a definire meglio la biologia delle DC. Attualmente le DC sono generate in vitro a partire da monociti precursori separati dal sangue periferico attraverso due passaggi importanti. Il primo, della durata di 6 giorni, porta alla generazione di DC immature; il secondo, con l’aggiunta di stimoli, quali lipopolisaccaridi, CD40 ligando solubile, virus e citochine pro-infiammatorie per altri 2 giorni, determina la maturazione delle DC. In bibliografia non sono ancora riportati dati inerenti l’utilizzo di chemochine in questi due passaggi. Le chemochine sono proteine appartenenti ad una grande famiglia di fattori solubili, caratterizzati inizialmente per la loro capacità di attrarre diverse popolazioni leucocitarie, anche se negli ultimi anni molti lavori le descrivono come molecole in grado di attivare un ampio spettro di funzioni biologiche. In precedenti lavori il nostro gruppo ha dimostrato come la chemochina CCL16, in un modello tumorale murino, abbia importanti funzioni co-stimolatorie sui macrofagi, aumentandone la capacità citotossica, cruciale per la distruzione del bersaglio, e la capacità di presentare l’antigene ai linfociti T, definendo pertanto un suo nuovo ruolo nell’orchestrare la risposta immunitaria anti-tumorale (M. Giovarelli, J.Immunol., 2000; P. Cappello, J.Leuk.Biol., 2004). Il nostro progetto pertanto è quello di indagare gli effetti di CCL16 sulle DC ed in particolare se possa rappresentare un stimolo migliore per indurle a maturare. A tal fine abbiamo valutato il fenotipo, la capacità di presentare allo-antigeni a linfociti T, lo spettro di produzione di citochine e chemochine e la capacità di captare l’antigene delle DC fatte maturare in presenza di CCL16 (mDC/ CCL16) o di stimoli classici, quali il TNF-(Tumor Necrosis Factor)-α e IL-1(Interleukin)-1β (mDC). La chemochina CCL16, da sola, è effettivamente in grado di indurre od aumentare l’espressione in membrana, analizzata al citofluorimetro, di molecole caratteristiche di uno stato maturo quali il CD83, CD80, CD86, le molecole HLA di classe II e i recettori per le chemochine CCR7 e CXCR4. L’aspetto interessante è che queste mDC/CCL16 mantengono un recettore per chemochine, CCR5, tipico delle DC immature e ne presentano un altro, CCR6, osservabile principalmente su un particolare gruppo di cellule dendritiche definite DC Langerhans. Le mDC/CCL16, inoltre, presentano pari capacità delle mDC di indurre proliferazione e produzione di IFN(Interferone)-γ in linfociti T allogenici. Lo spettro di citochine e chemochine secrete, è, infatti, ricco di molti fattori pro-infiammatori in grado di agire sui linfociti T. Nonostante questi aspetti indicanti un buon grado di maturazione, le mDC/CCL16 mantengono la capacità di captare l’antigene. Questa caratteristica può essere estremamente importante in tutti quei casi in cui cellule dendritiche immature giungono nei siti di infiammazione e pur captando gli antigeni non sono in grado di indurre un’efficiente risposta immunitaria ma in alcuni casi possono addirittura indurre tolleranza da parte dei linfociti T. Queste particolari caratteristiche delle mDC/CCL16 le rendono ottime candidate per molte strategie immunoterapeutiche.
2004
chemokines; CCL16
Cappello P; Caorsi C; Elia AR; Fraone T; Giovarelli M.
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