Sorto come diritto alla tutela di un ambitus spaziale in cui difendere ciò che si ha, la privacy è divenuto progressivamente uno strumento di difesa della capacità dell’agire umano, garantendo al singolo individuo la possibilità di costruire la propria sfera privata in piena autonomia e senza condizionamenti esterni. La tutela della privacy, originariamente affermatasi come right to be let alone ha, infatti, assunto progressivamente significati nuovi e complessi, venendo a configurarsi come diritto alla autodeterminazione informativa, ossia come diritto a conoscere, controllare, indirizzare ed interrompere il flusso di informazioni che ci riguardano. La rapidità dei mutamenti sociali, politici e tecnologici a cui si sta assistendo negli ultimi anni ha tuttavia reso precario, sottoponendolo a continui e repentini cambiamenti, ogni istituto sociale ed ogni aspetto dell’agire umano, creando così un diffuso senso di “paura” ed incertezza a cui è corrisposto un crescente bisogno di sicurezza e “solidità”. Il progresso tecnico-scientifico ha certamente migliorato le condizioni di vita rispetto al passato ma ha finito per creare numerosi rischi finora sconosciuti: per usare le parole di Ulrich Beck, siamo entrati in una fase storica e sociale completamente nuova che si chiama “società mondiale del rischio”, in cui ad essere globali non sono solo più i consumi e le economie ma anche i pericoli. Il crescente moltiplicarsi dei fattori di rischio generati dalla tecnica, unitamente a quelli causati dall’ambiente e dalla criminalità finisce quindi per far sorgere un diffuso senso di incertezza ed insicurezza al quale gli Stati spesso rispondono adottando misure preventive e di sorveglianza che talvolta si traducono in un’autentica minaccia per i diritti di libertà e, segnatamente, per il diritto alla privacy. La costante minaccia terroristica, in particolare, e il timore di un dilagare senza fine della criminalità rappresentano il terreno sul quale oggi maggiormente si scontrano le esigenze della riservatezza del singolo con quelle della sicurezza della collettività: troppo spesso, in cambio di protezione e certezza, la comunità è disposta ad accettare di sovraesporsi, sottoponendosi a controlli diffusi e capillari e acconsentendo a che i dati personali vengano raccolti ed impiegati da sistemi centralizzati di raccolta a noi sovente sconosciuti. La ricerca di un punto di incontro in grado di coniugare le esigenze di protezione della collettività con quelle del rispetto della libertà ed identità del singolo individuo è un compito difficile, che gli Stati devono tuttavia assolvere prendendo coscienza del fatto che la sicurezza non è un bene assoluto ma è uno strumento al servizio dei cittadini per assicurare loro l’esercizio dei diritti e delle libertà.

Contributo allo studio del diritto alla privacy nell'ordinamento costituzionale. Riflessioni sul modello francese

SARTORETTI, CLAUDIA
2008-01-01

Abstract

Sorto come diritto alla tutela di un ambitus spaziale in cui difendere ciò che si ha, la privacy è divenuto progressivamente uno strumento di difesa della capacità dell’agire umano, garantendo al singolo individuo la possibilità di costruire la propria sfera privata in piena autonomia e senza condizionamenti esterni. La tutela della privacy, originariamente affermatasi come right to be let alone ha, infatti, assunto progressivamente significati nuovi e complessi, venendo a configurarsi come diritto alla autodeterminazione informativa, ossia come diritto a conoscere, controllare, indirizzare ed interrompere il flusso di informazioni che ci riguardano. La rapidità dei mutamenti sociali, politici e tecnologici a cui si sta assistendo negli ultimi anni ha tuttavia reso precario, sottoponendolo a continui e repentini cambiamenti, ogni istituto sociale ed ogni aspetto dell’agire umano, creando così un diffuso senso di “paura” ed incertezza a cui è corrisposto un crescente bisogno di sicurezza e “solidità”. Il progresso tecnico-scientifico ha certamente migliorato le condizioni di vita rispetto al passato ma ha finito per creare numerosi rischi finora sconosciuti: per usare le parole di Ulrich Beck, siamo entrati in una fase storica e sociale completamente nuova che si chiama “società mondiale del rischio”, in cui ad essere globali non sono solo più i consumi e le economie ma anche i pericoli. Il crescente moltiplicarsi dei fattori di rischio generati dalla tecnica, unitamente a quelli causati dall’ambiente e dalla criminalità finisce quindi per far sorgere un diffuso senso di incertezza ed insicurezza al quale gli Stati spesso rispondono adottando misure preventive e di sorveglianza che talvolta si traducono in un’autentica minaccia per i diritti di libertà e, segnatamente, per il diritto alla privacy. La costante minaccia terroristica, in particolare, e il timore di un dilagare senza fine della criminalità rappresentano il terreno sul quale oggi maggiormente si scontrano le esigenze della riservatezza del singolo con quelle della sicurezza della collettività: troppo spesso, in cambio di protezione e certezza, la comunità è disposta ad accettare di sovraesporsi, sottoponendosi a controlli diffusi e capillari e acconsentendo a che i dati personali vengano raccolti ed impiegati da sistemi centralizzati di raccolta a noi sovente sconosciuti. La ricerca di un punto di incontro in grado di coniugare le esigenze di protezione della collettività con quelle del rispetto della libertà ed identità del singolo individuo è un compito difficile, che gli Stati devono tuttavia assolvere prendendo coscienza del fatto che la sicurezza non è un bene assoluto ma è uno strumento al servizio dei cittadini per assicurare loro l’esercizio dei diritti e delle libertà.
2008
Giappichelli
Le frontiere del diritto
1
310
9788834885468
privacy; sicurezza; società del rischio
C.Sartoretti
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