Il lavoro qui proposto presenta i risultati di una ricerca empirica, effettuata nella provincia di Torino, sui processi decisionali nella costruzione dei Piani sociali di Zona . Il focus privilegiato della ricerca è costituito dallo studio dei percorsi che hanno portato a differenti assetti di governo negli ambiti territoriali dell’area oggetto di attenzione. Al centro di questi percorsi si pongono tre questioni specifiche: i rapporti tra politici e tecnici; le relazioni, spesso tutt’altro che piane, tra le parti istituzionali coinvolte – Enti Gestori, Comuni e ASL; l’interazione tra soggetti istituzionali e soggetti extraistituzionali – in primis, cooperative sociali e volontariato. La provincia di Torino – e più in generale la regione Piemonte – rappresenta un contesto d’indagine particolarmente interessante per via della diffusione, al suo interno, di uno specifico soggetto istituzionale preesistente all’introduzione dei Piani di Zona: il Consorzio socio-assistenziale. Tale soggetto, che si qualifica come un ente strumentale, è, nella stragrande maggioranza dei casi, l’ente gestore dei Piani di Zona. La presenza dei Consorzi rende più complesso e articolato il quadro degli assetti di governo, e apre un fronte di tensione tra titolarità e gestione dei Piani. L’ipotesi che guida l’intera ricerca può essere espressa nel seguente modo: l’affermarsi di uno specifico assetto di governo riflette i reali rapporti di potere tra gli attori coinvolti nonché le loro diverse priorità. Al fine di controllare tale ipotesi, è stato ideato un disegno della ricerca di tipo comparativo, implementato attraverso una strategia metodologica essenzialmente qualitativa, principalmente incentrata su interviste in profondità, su traccia strutturata, somministrate ai responsabili politici e tecnici degli Enti Gestori (Consorzi, raramente Comuni in gestione diretta, in alcuni casi Comunità Montane). I dati restituiti dalle interviste evidenziano un quadro piuttosto netto: i Piani di Zona appaiono come policies essenzialmente tecniche. In primo luogo, ciò risulta evidente dalla constatazione che la regia dei processi di pianificazione, a fronte di una evidente latitanza del politico, è dichiaratamente e forzatamente tecnica, spesso, peraltro, del tutto interna all’ente gestore. Inoltre, la connotazione tecnica dei Piani acquista un significato ancora più forte laddove si guardi alla dimensione partecipativa dei processi di pianificazione: l’inclusione dei soggetti non istituzionali è un aspetto certamente centrale di tali processi, ma si traduce, di fatto, in consultazione (e non codecisione) di soggetti interni alla policy community e dunque etichettabili come ‘addetti ai lavori’. Se è dunque vero che i Piani di zona si caratterizzano per una gestione indiscutibilmente tecnica, è altrettanto vero, tuttavia, che tali strumenti di programmazione mantengono una fondamentale valenza politica: la politicità dei piani riemerge con forza ogni qual volta i politici comunali, spesso autorelegatisi in un ruolo di ratifica, fanno valere la loro titolarità dei processi di programmazione esercitando, seppur in ultima istanza, un potere di veto vincolante e invalicabile.

I piani di Zona nella provincia di Torino: gli assetti di governo tra imperativi tecnici e veti politici

CATALDI, LAURA;GARGIULO, ENRICO
2010-01-01

Abstract

Il lavoro qui proposto presenta i risultati di una ricerca empirica, effettuata nella provincia di Torino, sui processi decisionali nella costruzione dei Piani sociali di Zona . Il focus privilegiato della ricerca è costituito dallo studio dei percorsi che hanno portato a differenti assetti di governo negli ambiti territoriali dell’area oggetto di attenzione. Al centro di questi percorsi si pongono tre questioni specifiche: i rapporti tra politici e tecnici; le relazioni, spesso tutt’altro che piane, tra le parti istituzionali coinvolte – Enti Gestori, Comuni e ASL; l’interazione tra soggetti istituzionali e soggetti extraistituzionali – in primis, cooperative sociali e volontariato. La provincia di Torino – e più in generale la regione Piemonte – rappresenta un contesto d’indagine particolarmente interessante per via della diffusione, al suo interno, di uno specifico soggetto istituzionale preesistente all’introduzione dei Piani di Zona: il Consorzio socio-assistenziale. Tale soggetto, che si qualifica come un ente strumentale, è, nella stragrande maggioranza dei casi, l’ente gestore dei Piani di Zona. La presenza dei Consorzi rende più complesso e articolato il quadro degli assetti di governo, e apre un fronte di tensione tra titolarità e gestione dei Piani. L’ipotesi che guida l’intera ricerca può essere espressa nel seguente modo: l’affermarsi di uno specifico assetto di governo riflette i reali rapporti di potere tra gli attori coinvolti nonché le loro diverse priorità. Al fine di controllare tale ipotesi, è stato ideato un disegno della ricerca di tipo comparativo, implementato attraverso una strategia metodologica essenzialmente qualitativa, principalmente incentrata su interviste in profondità, su traccia strutturata, somministrate ai responsabili politici e tecnici degli Enti Gestori (Consorzi, raramente Comuni in gestione diretta, in alcuni casi Comunità Montane). I dati restituiti dalle interviste evidenziano un quadro piuttosto netto: i Piani di Zona appaiono come policies essenzialmente tecniche. In primo luogo, ciò risulta evidente dalla constatazione che la regia dei processi di pianificazione, a fronte di una evidente latitanza del politico, è dichiaratamente e forzatamente tecnica, spesso, peraltro, del tutto interna all’ente gestore. Inoltre, la connotazione tecnica dei Piani acquista un significato ancora più forte laddove si guardi alla dimensione partecipativa dei processi di pianificazione: l’inclusione dei soggetti non istituzionali è un aspetto certamente centrale di tali processi, ma si traduce, di fatto, in consultazione (e non codecisione) di soggetti interni alla policy community e dunque etichettabili come ‘addetti ai lavori’. Se è dunque vero che i Piani di zona si caratterizzano per una gestione indiscutibilmente tecnica, è altrettanto vero, tuttavia, che tali strumenti di programmazione mantengono una fondamentale valenza politica: la politicità dei piani riemerge con forza ogni qual volta i politici comunali, spesso autorelegatisi in un ruolo di ratifica, fanno valere la loro titolarità dei processi di programmazione esercitando, seppur in ultima istanza, un potere di veto vincolante e invalicabile.
2010
http://www.espanet-italia.net/conferenza2010/
http://www.espanet-italia.net/conferenza2010/programma/edocs/2A/2A_Cataldi_Gargiulo.pdf
piani di zona; welfare state; processi decisionali; politiche sociali a livello locale; dinamiche partecipative
laura cataldi; enrico gargiulo
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