I fenomeni paralleli di crescita demografica (baby boom), decentralizzazione (corsa ai suburbs) e diffusione capillare della televisione avvenuti negli Stati Uniti a partire dalla fine della seconda guerra mondiale si sono determinati in un contesto di radicale riconfigurazione dell’idea di comunità e dello spazio domestico e familiare. Secondo i sociologi, tale riconfigurazione era strettamente legata a due fattori: il desiderio di ricostruire l’identità famigliare fortemente disgregata dopo anni di guerra e le ansie di annientamento dell’identità nazionale generate dalla Guerra Fredda. In tale contesto, la cultura americana degli anni cinquanta è ripetutamente ricorsa, in modi ben più consistenti e ideologizzati rispetto alle decadi precedenti, al mito del West, di cui si è servita tanto come griglia interpretativa delle ansie contemporanee quanto come valvola di fuga in un passato leggendario e rassicurante. Negli anni cinquanta, comprendere il presente nei termini della conquista di una nuova, ipoteticamente riaperta Frontiera era un modo per dar voce a un “ottimismo disperato” e allo stesso tempo di ridefinire la cultura americana alla luce di un contesto naturale in grado di assimilare ogni successiva trasformazione. Nello stesso tempo, il ricorso della cultura del West e del Western consentivano di rafforzare il senso di identità nazione in un paese cui la “paura dei rossi” (red scare) minava alle radici i valori fondanti dell’America e dell’Americanità. Sulla scia di un’opera ideologica avviata da John Wayne e dalla Motion Picture Alliance for the Preservation of American Ideals, Walt Disney incorporò nella costruzione del suo nuovo parco a tema, Disneyland, e del programma televisivo dallo stesso nome sul network ABC che ne fungeva da traino commerciale, il richiamo al mito del West, incentrato su una ricostruzione altamente immaginaria della Battaglia dell’Alamo e della figura eroica di Davy Crockett, morto in difesa della nazione assediata. Proprio la leggenda di Crockett nella versione disneyana avviò, negli anni 1955-56 un fenomeno commerciale di enormi dimensioni, che si rivelò uno dei maggiori eventi della cultura popolare del decennio.

Disney e la (ri)scrittura della Frontiera nell’America della Guerra fredda

CAROSSO, Andrea
2010-01-01

Abstract

I fenomeni paralleli di crescita demografica (baby boom), decentralizzazione (corsa ai suburbs) e diffusione capillare della televisione avvenuti negli Stati Uniti a partire dalla fine della seconda guerra mondiale si sono determinati in un contesto di radicale riconfigurazione dell’idea di comunità e dello spazio domestico e familiare. Secondo i sociologi, tale riconfigurazione era strettamente legata a due fattori: il desiderio di ricostruire l’identità famigliare fortemente disgregata dopo anni di guerra e le ansie di annientamento dell’identità nazionale generate dalla Guerra Fredda. In tale contesto, la cultura americana degli anni cinquanta è ripetutamente ricorsa, in modi ben più consistenti e ideologizzati rispetto alle decadi precedenti, al mito del West, di cui si è servita tanto come griglia interpretativa delle ansie contemporanee quanto come valvola di fuga in un passato leggendario e rassicurante. Negli anni cinquanta, comprendere il presente nei termini della conquista di una nuova, ipoteticamente riaperta Frontiera era un modo per dar voce a un “ottimismo disperato” e allo stesso tempo di ridefinire la cultura americana alla luce di un contesto naturale in grado di assimilare ogni successiva trasformazione. Nello stesso tempo, il ricorso della cultura del West e del Western consentivano di rafforzare il senso di identità nazione in un paese cui la “paura dei rossi” (red scare) minava alle radici i valori fondanti dell’America e dell’Americanità. Sulla scia di un’opera ideologica avviata da John Wayne e dalla Motion Picture Alliance for the Preservation of American Ideals, Walt Disney incorporò nella costruzione del suo nuovo parco a tema, Disneyland, e del programma televisivo dallo stesso nome sul network ABC che ne fungeva da traino commerciale, il richiamo al mito del West, incentrato su una ricostruzione altamente immaginaria della Battaglia dell’Alamo e della figura eroica di Davy Crockett, morto in difesa della nazione assediata. Proprio la leggenda di Crockett nella versione disneyana avviò, negli anni 1955-56 un fenomeno commerciale di enormi dimensioni, che si rivelò uno dei maggiori eventi della cultura popolare del decennio.
2010
L’invenzione del west(ern). Fortuna di un genere nella cultura del Novecento
ombre corte
96
107
9788895366791
Anni cinquanta Stati Uniti cultura americana televisione Disney
Andrea Carosso
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