Il volume: “Immagini di conoscenza giuridica”, pubblicato nell’anno 2011 presso la Cedam di Padova, è dedicato alla profonda revisione epistemologica che contrassegna il pensiero filosofico della seconda metà del Novecento e ai suoi riflessi sulla dogmatica penalistica. La monografia muove dalla presupposizione, familiare nella cultura tedesca e sempre meno diffusa in Italia, che scienza penalistica e filosofia del diritto siano legate da una indissolubile correlazione. Il principio: «ohne Philosophie ist das Strafrecht undenkbar», sostenuto da autorevoli studiosi italiani in un passato non remoto, è stato peraltro interpretato dalla letteratura penalistica soprattutto alla luce del rapporto che collega il diritto con il mondo dei valori (emblematico, sotto questo profilo l’insegnamento di Giuseppe Bettiol). Differenziandosi da questa tradizione letteraria, la monografia dedicata alle immagini di conoscenza giuridica affronta precipuamente il rapporto fra diritto ed epistemologia, nella convinzione che un campo di ricerca complesso come quello penalistico, sempre più connesso alle scienze cognitive, non possa essere fondato sulla presupposizione di premesse metateoriche ormai dissolte nel pensiero contemporaneo. Il lavoro, che è debitore del duplice insegnamento di Norberto Bobbio e di Enrico di Robilant, prende le mosse dalle lezioni che l’Autore tenne nella sede alessandrina dell’Ateneo torinese (poi Università del Piemonte Orientale) dal 1996 al 1999, le quali furono pubblicate nel 2000 da Cedam, con il titolo: “Il diritto e i suoi contesti problematici”. Nel lavoro del 2000 venivano affrontati, per la prima volta nell’ambiente penalistico italiano, le oggi attualissime tematiche del paternalismo giuridico e della dissoluzione del divisionismo belinghiano. Queste tematiche vengono riprese nella monografia del 2011, ampliandone lo spettro di indagine alla luce delle più recenti ricerche di macrostoria e di antropologia giuridica e delle mai abbandonate ricerche di metascienza. Al centro dell’immagine di scienza giuridica che viene accolta, si pongono la configurazione delle teorie come congetture fondate su procedimenti di astrazione e figurazione e la fondamentale distinzione fra scienza, come conoscenza teoretica, e tecnologia giuridica, come applicazione delle teorie a casi pratici o immaginari. Nell’ultima parte del lavoro, dedicata essenzialmente all’antropologia giuridica, è sviluppata un’originale concezione della scienza giuridica, che considera il diritto (non soltanto come un oggetto di conoscenza, ma anche) come filtro teoretico capace di dischiudere nuovi orizzonti allo studio della tragedia greca, del dramma wagneriano e della comparazione fra mitologie e fra religioni.
Immagini di conoscenza giuridica
LICCI, Giorgio
2011-01-01
Abstract
Il volume: “Immagini di conoscenza giuridica”, pubblicato nell’anno 2011 presso la Cedam di Padova, è dedicato alla profonda revisione epistemologica che contrassegna il pensiero filosofico della seconda metà del Novecento e ai suoi riflessi sulla dogmatica penalistica. La monografia muove dalla presupposizione, familiare nella cultura tedesca e sempre meno diffusa in Italia, che scienza penalistica e filosofia del diritto siano legate da una indissolubile correlazione. Il principio: «ohne Philosophie ist das Strafrecht undenkbar», sostenuto da autorevoli studiosi italiani in un passato non remoto, è stato peraltro interpretato dalla letteratura penalistica soprattutto alla luce del rapporto che collega il diritto con il mondo dei valori (emblematico, sotto questo profilo l’insegnamento di Giuseppe Bettiol). Differenziandosi da questa tradizione letteraria, la monografia dedicata alle immagini di conoscenza giuridica affronta precipuamente il rapporto fra diritto ed epistemologia, nella convinzione che un campo di ricerca complesso come quello penalistico, sempre più connesso alle scienze cognitive, non possa essere fondato sulla presupposizione di premesse metateoriche ormai dissolte nel pensiero contemporaneo. Il lavoro, che è debitore del duplice insegnamento di Norberto Bobbio e di Enrico di Robilant, prende le mosse dalle lezioni che l’Autore tenne nella sede alessandrina dell’Ateneo torinese (poi Università del Piemonte Orientale) dal 1996 al 1999, le quali furono pubblicate nel 2000 da Cedam, con il titolo: “Il diritto e i suoi contesti problematici”. Nel lavoro del 2000 venivano affrontati, per la prima volta nell’ambiente penalistico italiano, le oggi attualissime tematiche del paternalismo giuridico e della dissoluzione del divisionismo belinghiano. Queste tematiche vengono riprese nella monografia del 2011, ampliandone lo spettro di indagine alla luce delle più recenti ricerche di macrostoria e di antropologia giuridica e delle mai abbandonate ricerche di metascienza. Al centro dell’immagine di scienza giuridica che viene accolta, si pongono la configurazione delle teorie come congetture fondate su procedimenti di astrazione e figurazione e la fondamentale distinzione fra scienza, come conoscenza teoretica, e tecnologia giuridica, come applicazione delle teorie a casi pratici o immaginari. Nell’ultima parte del lavoro, dedicata essenzialmente all’antropologia giuridica, è sviluppata un’originale concezione della scienza giuridica, che considera il diritto (non soltanto come un oggetto di conoscenza, ma anche) come filtro teoretico capace di dischiudere nuovi orizzonti allo studio della tragedia greca, del dramma wagneriano e della comparazione fra mitologie e fra religioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.