Per poter quantificare gli impatti delle attività antropiche sull’ambiente sono stati messi a punto numerosi metodi di valutazione ambientale. Questi metodi, detti anche indicatori, possono essere molto diversi tra di loro: possono essere di tipo ambientale in senso stretto, cioè forniscono risultati su un determinato parametro, ad esempio sul consumo di risorse o di energia; oppure possono essere di tipo aggregato, cioè sommano gli impatti di diverse categorie in un unico risultato finale. Negli indicatori aggregati il risultato non è quasi mai un valore dal significato fisico, ad esempio la concentrazione di un determinato inquinante in un’area specifica, bensì un valore virtuale come gli ettari di impronta ecologica. Tuttavia, dato che tali risultati vengono costruiti sulla base di studi approfonditi e che richiedono un gran numero di dati, possono essere molto utili per compiere riflessioni sistemiche e per valutare la sostenibilità ambientale di una produzione nel suo complesso. Esistono diversi indicatori ambientali aggregati, uno di quelli maggiormente usati è l’impronta ecologica (Ecological Footprint). Questo indicatore è stato proposto nel 1996 da Mathis Wackernagel e William Rees ed è tutt’oggi considerato l’indicatore ecologico più attendibile per correlare lo stile di vita di una popolazione con la “quantità di natura” necessaria a sostenere quella determinata quantità di consumi.
I tre indicatori footprint (ecological, water e carbon)
CERUTTI, ALESSANDRO KIM
2011-01-01
Abstract
Per poter quantificare gli impatti delle attività antropiche sull’ambiente sono stati messi a punto numerosi metodi di valutazione ambientale. Questi metodi, detti anche indicatori, possono essere molto diversi tra di loro: possono essere di tipo ambientale in senso stretto, cioè forniscono risultati su un determinato parametro, ad esempio sul consumo di risorse o di energia; oppure possono essere di tipo aggregato, cioè sommano gli impatti di diverse categorie in un unico risultato finale. Negli indicatori aggregati il risultato non è quasi mai un valore dal significato fisico, ad esempio la concentrazione di un determinato inquinante in un’area specifica, bensì un valore virtuale come gli ettari di impronta ecologica. Tuttavia, dato che tali risultati vengono costruiti sulla base di studi approfonditi e che richiedono un gran numero di dati, possono essere molto utili per compiere riflessioni sistemiche e per valutare la sostenibilità ambientale di una produzione nel suo complesso. Esistono diversi indicatori ambientali aggregati, uno di quelli maggiormente usati è l’impronta ecologica (Ecological Footprint). Questo indicatore è stato proposto nel 1996 da Mathis Wackernagel e William Rees ed è tutt’oggi considerato l’indicatore ecologico più attendibile per correlare lo stile di vita di una popolazione con la “quantità di natura” necessaria a sostenere quella determinata quantità di consumi.File | Dimensione | Formato | |
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