La pubblicazione monografica intitolata Lexikon essenziale del linguaggio penalistico di lingua tedesca (Celid, Torino, 2006), giunta alla quarta nuova edizione, riveduta ed ampliata, nel 2012, costituisce il portato delle ricerche che l’Autore dedica al progetto di una parte definitoria di un codice penale-modello per i paesi dell’Unione. Il volume è dedicato essenzialmente a taluni vocaboli che esprimono l’impianto concettuale della dogmatica tedesca. Premessa fondante di questo lavoro è la convinzione che, in assenza di un linguaggio univoco e coerente, non sia possibile affrontare, se non in modo del tutto insoddisfacente, la costruzione di un unitario diritto europeo. Questa premessa si coniuga con il riconoscimento della collocazione del diritto italiano nell’ambito della famiglia continentale di cultura tedesca. Infatti, la letteratura penalistica italiana costituisce, sotto molti aspetti, una costante e sistematica riflessione sulla dottrina tedesca: il giurista italiano, fin dai suoi primi studi, parla e scrive in italiano, ma articola il suo pensiero nelle forme e attraverso la logica del linguaggio della dogmatica tedesca. L’esigenza di un rigoroso approfondimento, anche sul piano terminologico, del linguaggio penalistico tedesco e dei suoi riflessi sulla evoluzione filogenetica del linguaggio italiano nasce anche dalla constatazione che ogni scienza dispone di un proprio lessico, il quale riflette etimologicamente, filologicamente e sintatticamente la lingua della civiltà che maggiormente ha contribuito a crearlo. Così come il linguaggio della musica trova la sua forma espressiva nella lingua italiana e il linguaggio dell’economia nella lingua inglese, il linguaggio penalistico trova la sua forma espressiva nella lingua tedesca, cioè nella lingua del Paese, la Germania, che è stato ed è tuttora il maggior esportatore di diritto su scala mondiale. L’opzione intesa a porre al centro delle ricerche il linguaggio della dogmatica tedesca non ha nulla a che vedere con l’apologia dell’imitazione, così diffusa nella letteratura italiana, dei modelli tedeschi. Al contrario, la maturata convinzione che prestiti (soprattutto non consapevoli) siano spesso fuorvianti, orienta l’Autore a tentare di affrancare il lettore dai condizionamenti criptici (tanto più forti in quanto relegati nella sfera delle ovvietà) che un linguaggio di cui non si conoscano appieno le radici viene necessariamente a produrre. La sintetica monografia, pur non rinunciando al rigore tecnico-scientifico, presenta altresì una valenza didattica, in quanto si rivolge anche ai sempre più numerosi studenti che sono privi di conoscenze di lingua tedesca e che, ciò non di meno, si trovano a confrontarsi con un linguaggio tecnico, come è quello della letteratura penalistica italiana, teoreticamente imparentato con la dogmatica tedesca e spesso intessuto di dotte citazioni in lingua originale, essenziali per comprendere il reale significato di talune asserzioni, ma raramente traducibili, se non attraverso perifrasi che attenuano la capacità allusiva dei segni linguistici originali. Al di là della intitolazione, dichiaratamente riduttiva rispetto ai contenuti, il volume costituisce, nel contempo, qualcosa di meno e qualcosa di più di un semplice Lexikon. Qualcosa di meno, perché è non soltanto incompleto, ma intenzionalmente limitato ai vocaboli essenziali, atti ad introdurre il lettore in un linguaggio giuridico fondamentale per la reale comprensione del linguaggio penalistico italiano, senza generare quello sgomento che deriverebbe da un lavoro enciclopedico, che avanzasse qualche aspirazione di completezza. Qualcosa di più, perché, a differenza di un semplice dizionario, fornisce un inquadramento etimologico, storico e dogmatico per permettere al lettore di orientarsi nella ricchezza e complessità del linguaggio penalistico tedesco.

Lexikon essenziale del linguaggio penalistico di lingua tedesca, nuova edizione

LICCI, Giorgio
2012-01-01

Abstract

La pubblicazione monografica intitolata Lexikon essenziale del linguaggio penalistico di lingua tedesca (Celid, Torino, 2006), giunta alla quarta nuova edizione, riveduta ed ampliata, nel 2012, costituisce il portato delle ricerche che l’Autore dedica al progetto di una parte definitoria di un codice penale-modello per i paesi dell’Unione. Il volume è dedicato essenzialmente a taluni vocaboli che esprimono l’impianto concettuale della dogmatica tedesca. Premessa fondante di questo lavoro è la convinzione che, in assenza di un linguaggio univoco e coerente, non sia possibile affrontare, se non in modo del tutto insoddisfacente, la costruzione di un unitario diritto europeo. Questa premessa si coniuga con il riconoscimento della collocazione del diritto italiano nell’ambito della famiglia continentale di cultura tedesca. Infatti, la letteratura penalistica italiana costituisce, sotto molti aspetti, una costante e sistematica riflessione sulla dottrina tedesca: il giurista italiano, fin dai suoi primi studi, parla e scrive in italiano, ma articola il suo pensiero nelle forme e attraverso la logica del linguaggio della dogmatica tedesca. L’esigenza di un rigoroso approfondimento, anche sul piano terminologico, del linguaggio penalistico tedesco e dei suoi riflessi sulla evoluzione filogenetica del linguaggio italiano nasce anche dalla constatazione che ogni scienza dispone di un proprio lessico, il quale riflette etimologicamente, filologicamente e sintatticamente la lingua della civiltà che maggiormente ha contribuito a crearlo. Così come il linguaggio della musica trova la sua forma espressiva nella lingua italiana e il linguaggio dell’economia nella lingua inglese, il linguaggio penalistico trova la sua forma espressiva nella lingua tedesca, cioè nella lingua del Paese, la Germania, che è stato ed è tuttora il maggior esportatore di diritto su scala mondiale. L’opzione intesa a porre al centro delle ricerche il linguaggio della dogmatica tedesca non ha nulla a che vedere con l’apologia dell’imitazione, così diffusa nella letteratura italiana, dei modelli tedeschi. Al contrario, la maturata convinzione che prestiti (soprattutto non consapevoli) siano spesso fuorvianti, orienta l’Autore a tentare di affrancare il lettore dai condizionamenti criptici (tanto più forti in quanto relegati nella sfera delle ovvietà) che un linguaggio di cui non si conoscano appieno le radici viene necessariamente a produrre. La sintetica monografia, pur non rinunciando al rigore tecnico-scientifico, presenta altresì una valenza didattica, in quanto si rivolge anche ai sempre più numerosi studenti che sono privi di conoscenze di lingua tedesca e che, ciò non di meno, si trovano a confrontarsi con un linguaggio tecnico, come è quello della letteratura penalistica italiana, teoreticamente imparentato con la dogmatica tedesca e spesso intessuto di dotte citazioni in lingua originale, essenziali per comprendere il reale significato di talune asserzioni, ma raramente traducibili, se non attraverso perifrasi che attenuano la capacità allusiva dei segni linguistici originali. Al di là della intitolazione, dichiaratamente riduttiva rispetto ai contenuti, il volume costituisce, nel contempo, qualcosa di meno e qualcosa di più di un semplice Lexikon. Qualcosa di meno, perché è non soltanto incompleto, ma intenzionalmente limitato ai vocaboli essenziali, atti ad introdurre il lettore in un linguaggio giuridico fondamentale per la reale comprensione del linguaggio penalistico italiano, senza generare quello sgomento che deriverebbe da un lavoro enciclopedico, che avanzasse qualche aspirazione di completezza. Qualcosa di più, perché, a differenza di un semplice dizionario, fornisce un inquadramento etimologico, storico e dogmatico per permettere al lettore di orientarsi nella ricchezza e complessità del linguaggio penalistico tedesco.
2012
Celid
Unico
1
101
9788876619533
Linguaggio penalistico tedesco; dogmatica tedesca
G. LICCI
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/100564
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