L’«Orlando finto pazzo» (Giordano 38, 1714) è la prima opera che Vivaldi, reduce dal successo conseguito l’anno precedente a Vicenza con l’«Ottone in villa», produsse per Venezia. Il soggetto impone inevitabili raffronti con i due successivi lavori vivaldiani incentrati sulla figura dello stesso paladino, l’«Orlando» (Giordano 37, dello stesso 1714) e quello del 1727 (Giordano 39 bis). Il “finto pazzo” tuttavia, come suggerisce il titolo stesso, porta questo lavoro a distinguersi in modo originale dalla tradizione di Bojardo e di Ariosto, visto che l’eroe si fa credere un prode che, conoscendo bene la letteratura cavalleresca, finge in realtà di essere “furioso” come il vero Orlando per ingannare gli avversari; in altre parole si presenta come un “Orlando immaginario” che fa credere di inebriarsi stoltamente in donchisciottesche imprese epiche che vogliono imitare quelle del vero Orlando. Le numerose varianti e modifiche che percorrono la partitura danno vita ad un fitto reticolo di intrecci con le altre partiture operistiche vivaldiane e tradiscono la particolare cura con cui il nostro musicista si preoccupò di esordire nel prestigioso arengo teatrale veneziano.

Contaminazioni e polivalenze nell’«Orlando finto pazzo» di Vivaldi

TAMMARO, Ferruccio
1982-01-01

Abstract

L’«Orlando finto pazzo» (Giordano 38, 1714) è la prima opera che Vivaldi, reduce dal successo conseguito l’anno precedente a Vicenza con l’«Ottone in villa», produsse per Venezia. Il soggetto impone inevitabili raffronti con i due successivi lavori vivaldiani incentrati sulla figura dello stesso paladino, l’«Orlando» (Giordano 37, dello stesso 1714) e quello del 1727 (Giordano 39 bis). Il “finto pazzo” tuttavia, come suggerisce il titolo stesso, porta questo lavoro a distinguersi in modo originale dalla tradizione di Bojardo e di Ariosto, visto che l’eroe si fa credere un prode che, conoscendo bene la letteratura cavalleresca, finge in realtà di essere “furioso” come il vero Orlando per ingannare gli avversari; in altre parole si presenta come un “Orlando immaginario” che fa credere di inebriarsi stoltamente in donchisciottesche imprese epiche che vogliono imitare quelle del vero Orlando. Le numerose varianti e modifiche che percorrono la partitura danno vita ad un fitto reticolo di intrecci con le altre partiture operistiche vivaldiane e tradiscono la particolare cura con cui il nostro musicista si preoccupò di esordire nel prestigioso arengo teatrale veneziano.
1982
XVII/1
71
108
Orlando finto pazzo; Vivaldi; Opera seria del primo Settecento
F. TAMMARO
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