Creati nell’arco di trentasei anni, dal 1938 al 1974, i quindici Quartetti di Šostakovič rappresentano uno dei più solidi e compatti contributi a questo genere cameristico creati nel Novecento. Essi offrono prevedibili mutamenti strutturali e morfologici e a grandi linee possono essere separati in due periodi equipollenti, a separare i quali si pongono l’«Ottavo» e il «Nono Quartetto»: con quest’ultimo lavoro, del 1964, si avverte infatti un progressivo abbandono delle strutture tradizionali in nome di un andamento più rapsodico e durchkomponiert, tanto da fare di ogni tempo una storia a sé. Se poi la contrapposizione dei 15 Quartetti con le Sinfonie, significativamente di pari numero, create sempre da Šostakovič, può non apparire epistemologicamente corretta, la natura stessa del genere quar-tettistico sembra voler suggerire una chiara fuga dal mondo esterno dell’ufficialità. Tale conflitto appare particolarmente percepibile ai tempi del «Sesto», «Settimo» e «Ottavo Quartetto» (anni 1957-1960) che esprimono, a differenze delle coeve e stucchevoli «Undicesima» e «Dodicesima Sinfonia», una forte energia individualistica, scevra di ogni montatura agiografica.
I Quartetti di Šostakovič
TAMMARO, Ferruccio
1991-01-01
Abstract
Creati nell’arco di trentasei anni, dal 1938 al 1974, i quindici Quartetti di Šostakovič rappresentano uno dei più solidi e compatti contributi a questo genere cameristico creati nel Novecento. Essi offrono prevedibili mutamenti strutturali e morfologici e a grandi linee possono essere separati in due periodi equipollenti, a separare i quali si pongono l’«Ottavo» e il «Nono Quartetto»: con quest’ultimo lavoro, del 1964, si avverte infatti un progressivo abbandono delle strutture tradizionali in nome di un andamento più rapsodico e durchkomponiert, tanto da fare di ogni tempo una storia a sé. Se poi la contrapposizione dei 15 Quartetti con le Sinfonie, significativamente di pari numero, create sempre da Šostakovič, può non apparire epistemologicamente corretta, la natura stessa del genere quar-tettistico sembra voler suggerire una chiara fuga dal mondo esterno dell’ufficialità. Tale conflitto appare particolarmente percepibile ai tempi del «Sesto», «Settimo» e «Ottavo Quartetto» (anni 1957-1960) che esprimono, a differenze delle coeve e stucchevoli «Undicesima» e «Dodicesima Sinfonia», una forte energia individualistica, scevra di ogni montatura agiografica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.