Il libro, che si innesta nel solco di una risalente tradizione di studi romanistici indirizzati alla disciplina delle servitù prediali, investiga le problematiche, coinvolgenti il temperamento fra gli interessi del proprietario del fondo servente e quelli del fondo dominante e non prive di interesse ai fini della ricostruzione storica dei rapporti fondiari anche oltre l’orizzonte dell’esperienza giuridica romana, connesse al diritto di provvedere alle operazioni di refectio (ossia alle operazioni funzionali quantomeno al mantenimento in buono stato del sostrato materiale) in relazione ai vari tipi di servitù prediale. Oltre che dell’evidenziazione di una sorta di lessico specifico, in parte derivato dal linguaggio tecnico degli antichi agrimensori, rintracciabile soprattutto nelle testimonianze a carattere giuridico all’interno delle quali affiorano le problematiche in esame, il lavoro si occupa, per un verso, dell’individuazione delle radici del noto principio servitus in faciendo consistere nequit, rintracciabile, ben oltre l’ambito della servitù di appoggio a cui appare tradizionalmente agganciato, all’interno della “gestione” del diritto di provvedere alla refectio nelle antiche servitù di passaggio (iter, actus e, da un certo momento, anche la via) e, per altro verso, delle applicazioni più estese della tutela possessoria, affioranti proprio in relazione alla tutela interdittale riconosciuta, verosimilmente già intorno alla media età imperiale, allo ius reficiendi.
La refectio nelle servitù prediali
MASUELLI, SAVERIO
2009-01-01
Abstract
Il libro, che si innesta nel solco di una risalente tradizione di studi romanistici indirizzati alla disciplina delle servitù prediali, investiga le problematiche, coinvolgenti il temperamento fra gli interessi del proprietario del fondo servente e quelli del fondo dominante e non prive di interesse ai fini della ricostruzione storica dei rapporti fondiari anche oltre l’orizzonte dell’esperienza giuridica romana, connesse al diritto di provvedere alle operazioni di refectio (ossia alle operazioni funzionali quantomeno al mantenimento in buono stato del sostrato materiale) in relazione ai vari tipi di servitù prediale. Oltre che dell’evidenziazione di una sorta di lessico specifico, in parte derivato dal linguaggio tecnico degli antichi agrimensori, rintracciabile soprattutto nelle testimonianze a carattere giuridico all’interno delle quali affiorano le problematiche in esame, il lavoro si occupa, per un verso, dell’individuazione delle radici del noto principio servitus in faciendo consistere nequit, rintracciabile, ben oltre l’ambito della servitù di appoggio a cui appare tradizionalmente agganciato, all’interno della “gestione” del diritto di provvedere alla refectio nelle antiche servitù di passaggio (iter, actus e, da un certo momento, anche la via) e, per altro verso, delle applicazioni più estese della tutela possessoria, affioranti proprio in relazione alla tutela interdittale riconosciuta, verosimilmente già intorno alla media età imperiale, allo ius reficiendi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.