Nel 1943 Giorgio Strehler pubblica in lingua italiana l’Orphée di Jean Cocteau. Attraverso tale traduzione – che tanto la critica, quanto l’editoria hanno sino ad ora trascurato - Strehler contribuisce sia in veste di traduttore, sia in veste di critico, a costruire la fortuna di Cocteau in Italia. Si tratta di un’esperienza giovanile, dettata più da esigenze di natura ideologica – la ricerca di maestri e di modelli, l’antifascismo, lo spirito frondista – che da esigenze di progettazione culturale, decisamente premature a quell’epoca. L’operazione culturale di Strehler risulta di sicuro interesse almeno per tre ragioni. La prima è legata all’attenzione che il giovane Strehler riserva, non senza lungimiranza, all’ operazione di riscrittura del mito operata da Cocteau, che in Francia si colloca tra le prime rivisitazioni incentrate su uno spazio ancestrale e collettivo non più colto nell’automatismo della sua ricorrenza. La seconda è connessa all’atto traduttivo in se stesso: le traduzioni rappresentavano in quegli anni la conquista di una dimensione culturale libera e audace, distante dai parametri didascalici di natura classica o storica che la cultura coeva imponeva. La terza è legata all’importante iniziativa di diffusione dell’opera di Cocteau in Italia e di esegesi della stessa. Tanto dal punto di vista critico, quanto dal punto di vista traduttivo, Strehler dà risalto alla dimensione di sospensione e di impenetrabile coesistenza di naturale e soprannaturale che innerva l’Orphée, identificando in essa la chiave di lettura della rivisitazione del mito e dell’opera intera dell’autore.
Giorgio Strehler sotto il segno di Orfeo
BRUERA, Franca
2010-01-01
Abstract
Nel 1943 Giorgio Strehler pubblica in lingua italiana l’Orphée di Jean Cocteau. Attraverso tale traduzione – che tanto la critica, quanto l’editoria hanno sino ad ora trascurato - Strehler contribuisce sia in veste di traduttore, sia in veste di critico, a costruire la fortuna di Cocteau in Italia. Si tratta di un’esperienza giovanile, dettata più da esigenze di natura ideologica – la ricerca di maestri e di modelli, l’antifascismo, lo spirito frondista – che da esigenze di progettazione culturale, decisamente premature a quell’epoca. L’operazione culturale di Strehler risulta di sicuro interesse almeno per tre ragioni. La prima è legata all’attenzione che il giovane Strehler riserva, non senza lungimiranza, all’ operazione di riscrittura del mito operata da Cocteau, che in Francia si colloca tra le prime rivisitazioni incentrate su uno spazio ancestrale e collettivo non più colto nell’automatismo della sua ricorrenza. La seconda è connessa all’atto traduttivo in se stesso: le traduzioni rappresentavano in quegli anni la conquista di una dimensione culturale libera e audace, distante dai parametri didascalici di natura classica o storica che la cultura coeva imponeva. La terza è legata all’importante iniziativa di diffusione dell’opera di Cocteau in Italia e di esegesi della stessa. Tanto dal punto di vista critico, quanto dal punto di vista traduttivo, Strehler dà risalto alla dimensione di sospensione e di impenetrabile coesistenza di naturale e soprannaturale che innerva l’Orphée, identificando in essa la chiave di lettura della rivisitazione del mito e dell’opera intera dell’autore.File | Dimensione | Formato | |
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