Il saggio prende in esame il problema della tradizione dei classici e della presenza della classicità nella letteratura italiana del Novecento. In prima istanza si propone, sotto questo specifico aspetto, una definizione di modernità letteraria, individuando gli elementi di frattura e di continuità rispetto al classicismo dannunziano e pascoliano. Ciò che si osserva è che la poesia del Novecento, lungi dal rifiutare la tradizione, tende a recuperarne i modelli al di là dell'apparato del classicismo e delle retoriche classicistiche. In questa prospettiva poeti e scrittori respingono radicalmente l'erudizione, la citazione diretta e nel complesso la strumentazione classicheggiante del codice poetico, e si rivolgono piuttosto al mito, filtrandolo magari attraverso i recenti studi etno-antropologici, come epifania del divino o del trascendente, come forma simbolica universale che redime l'istante di vita e oggettiva l'esperienza individuale, come archetipo psicologico o esistenziale connesso con la memoria profonda della civiltà. La seconda parte del saggio considera l'influenza di Dante e Petrarca non solo dal punto di vista linguistico e stilistico, ma anche sulle concezioni della poesia e sulla riflessione relativa ai suoi contenuti e ai suoi valori. In particolare, si discute delle categorie di "dantismo" e "petrarchismo", usate diffusamente dalla critica come linee interpretative nel quadro di una sistemazione organica delle poetiche svoltesi lungo l'arco del secolo.

Dalla tradizione dei classici greco-latini alle categorie del "dantismo" e del "petrarchismo" nella letteratura italiana del Novecento

BARBERI SQUAROTTI, Giovanni
2007-01-01

Abstract

Il saggio prende in esame il problema della tradizione dei classici e della presenza della classicità nella letteratura italiana del Novecento. In prima istanza si propone, sotto questo specifico aspetto, una definizione di modernità letteraria, individuando gli elementi di frattura e di continuità rispetto al classicismo dannunziano e pascoliano. Ciò che si osserva è che la poesia del Novecento, lungi dal rifiutare la tradizione, tende a recuperarne i modelli al di là dell'apparato del classicismo e delle retoriche classicistiche. In questa prospettiva poeti e scrittori respingono radicalmente l'erudizione, la citazione diretta e nel complesso la strumentazione classicheggiante del codice poetico, e si rivolgono piuttosto al mito, filtrandolo magari attraverso i recenti studi etno-antropologici, come epifania del divino o del trascendente, come forma simbolica universale che redime l'istante di vita e oggettiva l'esperienza individuale, come archetipo psicologico o esistenziale connesso con la memoria profonda della civiltà. La seconda parte del saggio considera l'influenza di Dante e Petrarca non solo dal punto di vista linguistico e stilistico, ma anche sulle concezioni della poesia e sulla riflessione relativa ai suoi contenuti e ai suoi valori. In particolare, si discute delle categorie di "dantismo" e "petrarchismo", usate diffusamente dalla critica come linee interpretative nel quadro di una sistemazione organica delle poetiche svoltesi lungo l'arco del secolo.
2007
Strutture dell’immaginario. Profilo del Novecento letterario italiano
Rubbettino
273
311
9788849816389
Giovanni Barberi Squarotti
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