San Pio V Ghislieri (1504-1572) rimane uno dei più affascinanti temi della storia della Chiesa: osannato da alcuni, molto discusso da altri per i suoi trascorsi come Grande Inquisitore e i suoi rigidi metodi di governo, mai abbandonati anche negli anni del pontificato. Il saggio ricostruisce la figura di Pio V a partire dalle prime biografie redatte all’indomani della sua morte, ponendo al centro della riflessione il tema del rapporto tra censura e agiografia libraria. Si propone altresì di ricostruire la complessa elaborazione, il significato storico e il valore storiografico del mito agiografico del pontefice. In effetti, il solenne monumento agiografico edificato in onore di Pio V, santo patrono della Congregazione del Sant’Uffizio e canonizzato nel 1712 proprio in virtù dell’inflessibilità della sua azione inquisitoriale, è solo all’apparenza solido e ben levigato, ma in realtà nasconde, sotto la stratificata patina dell’erudizione e dell’apologetica, un fondo di aspri conflitti fra tradizioni ecclesiastiche, religiose, culturali e politiche differenti, che scelsero il genere letterario dell’agiografia e i suoi specifici statuti retorici per lasciare testimonianza di sé e della loro lunga battaglia.
Le vite di San Pio V dal 1572 al 1712 tra censura, agiografia e storia
GOTOR FACELLO, MIGUEL ANGEL
2005-01-01
Abstract
San Pio V Ghislieri (1504-1572) rimane uno dei più affascinanti temi della storia della Chiesa: osannato da alcuni, molto discusso da altri per i suoi trascorsi come Grande Inquisitore e i suoi rigidi metodi di governo, mai abbandonati anche negli anni del pontificato. Il saggio ricostruisce la figura di Pio V a partire dalle prime biografie redatte all’indomani della sua morte, ponendo al centro della riflessione il tema del rapporto tra censura e agiografia libraria. Si propone altresì di ricostruire la complessa elaborazione, il significato storico e il valore storiografico del mito agiografico del pontefice. In effetti, il solenne monumento agiografico edificato in onore di Pio V, santo patrono della Congregazione del Sant’Uffizio e canonizzato nel 1712 proprio in virtù dell’inflessibilità della sua azione inquisitoriale, è solo all’apparenza solido e ben levigato, ma in realtà nasconde, sotto la stratificata patina dell’erudizione e dell’apologetica, un fondo di aspri conflitti fra tradizioni ecclesiastiche, religiose, culturali e politiche differenti, che scelsero il genere letterario dell’agiografia e i suoi specifici statuti retorici per lasciare testimonianza di sé e della loro lunga battaglia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.