La difficilecompatibilità di una certa idea di teatro con taluni principi fondanti dell'Occidente colto e cristiano, è un fatto storicamente incontrovertibile, come dimostra l'interminabile e persino ossessiva vicenda delle condanne che da Platone in poi, attraverso il Medioevo e fino a modernità avanzata, sistematicamente hanno teso - in contesti storici anche molto differenti ma con motivazioni di fondo singolarmente ricorrenti - a negarne ogni legittimazione, tanto nella civitas hominis quanto nella civitas dei. Condanne particolarmente dure, spesso accompagnate da autentici atti amministrativi, che sistematicamente hanno voluto individuare nella poesia vivente, dunque nel teatro e nell'attore, il vettore e l'agente di un'alterità culturale inamissibile e irrecuperabile ai fini di una società fondata sul principio metafisico dell'anima razionale, oppure, come nel Medioevo cristiano, sullo statuto trascendentale del Verbum. Un contrasto radicale, che ha epocalmente coinvolto teatranti e oppositori in autentiche guerre di posizione, con una posta in gioco che si è disputata, al di là di facili moralismi e scaramucce di superficie, sul piano ontologico e religioso. Un sacro dissidio, dunque, che in questo studio viene indagato e ripercorso a partire da una ridefinizione delle forze in gioco, delle ragioni del loro irriducibile contrasto e della loro specifica e antagonistica modellizzazione filosofica, antropologica e semiologica.
Il Sacro Dissidio. Presenza, mimesis, teatri d'occidente.
ARTONI, Ambrogio
2005-01-01
Abstract
La difficilecompatibilità di una certa idea di teatro con taluni principi fondanti dell'Occidente colto e cristiano, è un fatto storicamente incontrovertibile, come dimostra l'interminabile e persino ossessiva vicenda delle condanne che da Platone in poi, attraverso il Medioevo e fino a modernità avanzata, sistematicamente hanno teso - in contesti storici anche molto differenti ma con motivazioni di fondo singolarmente ricorrenti - a negarne ogni legittimazione, tanto nella civitas hominis quanto nella civitas dei. Condanne particolarmente dure, spesso accompagnate da autentici atti amministrativi, che sistematicamente hanno voluto individuare nella poesia vivente, dunque nel teatro e nell'attore, il vettore e l'agente di un'alterità culturale inamissibile e irrecuperabile ai fini di una società fondata sul principio metafisico dell'anima razionale, oppure, come nel Medioevo cristiano, sullo statuto trascendentale del Verbum. Un contrasto radicale, che ha epocalmente coinvolto teatranti e oppositori in autentiche guerre di posizione, con una posta in gioco che si è disputata, al di là di facili moralismi e scaramucce di superficie, sul piano ontologico e religioso. Un sacro dissidio, dunque, che in questo studio viene indagato e ripercorso a partire da una ridefinizione delle forze in gioco, delle ragioni del loro irriducibile contrasto e della loro specifica e antagonistica modellizzazione filosofica, antropologica e semiologica.File | Dimensione | Formato | |
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