Nel 1729, quando Vittorio Amedeo II estromise i gesuiti dall’insegnamento, il Regno di Sardegna inaugurò una politica scolastica “moderna”, assegnando allo Stato la gestione delle scuole. Tuttavia, nella seconda metà del Settecento, mentre nel resto del continente si procedeva a un ripensamento dei sistemi scolastici nazionali, i Savoia si arroccarono in difesa del proprio, rifiutando qualunque innovazione. In questo contesto, gli esperti di questioni educative sostennero le posizioni del potere politico e si prodigarono per argomentare da un punto di vista teorico la conservazione dello status quo, criticando aspramente le proposte di matrice illuministica. Nei decenni, tale ostilità nei confronti delle novità educative non venne meno, ma l’accorpamento prima alla Grande Nation e poi all’impero napoleonico non solo costrinse il Piemonte ad apportare profonde trasformazioni al proprio apparato scolastico e formativo, ma determinò anche un significativo cambiamento nel modo di intendere l’istruzione e l’educazione. Quando i Savoia tornarono in possesso del loro Regno, nel 1814, l’istruzione non era più concepita come concessione da parte del sovrano, come prima della Rivoluzione, ma neppure come diritto dell’individuo, come in età repubblicana. Studiare divenne, piuttosto, un dovere o, nel migliore dei casi, un’opportunità messa a disposizione di ogni cittadino, a condizione che accettasse di non modificare il proprio status sociale.
Educare all’obbedienza. Pedagogia e politica in Piemonte tra Antico regime e Restaurazione
BIANCHINI, Paolo
2008-01-01
Abstract
Nel 1729, quando Vittorio Amedeo II estromise i gesuiti dall’insegnamento, il Regno di Sardegna inaugurò una politica scolastica “moderna”, assegnando allo Stato la gestione delle scuole. Tuttavia, nella seconda metà del Settecento, mentre nel resto del continente si procedeva a un ripensamento dei sistemi scolastici nazionali, i Savoia si arroccarono in difesa del proprio, rifiutando qualunque innovazione. In questo contesto, gli esperti di questioni educative sostennero le posizioni del potere politico e si prodigarono per argomentare da un punto di vista teorico la conservazione dello status quo, criticando aspramente le proposte di matrice illuministica. Nei decenni, tale ostilità nei confronti delle novità educative non venne meno, ma l’accorpamento prima alla Grande Nation e poi all’impero napoleonico non solo costrinse il Piemonte ad apportare profonde trasformazioni al proprio apparato scolastico e formativo, ma determinò anche un significativo cambiamento nel modo di intendere l’istruzione e l’educazione. Quando i Savoia tornarono in possesso del loro Regno, nel 1814, l’istruzione non era più concepita come concessione da parte del sovrano, come prima della Rivoluzione, ma neppure come diritto dell’individuo, come in età repubblicana. Studiare divenne, piuttosto, un dovere o, nel migliore dei casi, un’opportunità messa a disposizione di ogni cittadino, a condizione che accettasse di non modificare il proprio status sociale.File | Dimensione | Formato | |
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