Questo contributo analizza l’immagine dell’Italia in alcuni testi teatrali italiani e inglesi di Cinque e Seicento (Mandragola e Clizia di Niccolò Machiavelli, 1519 e 1525; Candelaio di Giordano Bruno, 1582; The Merchant of Venice di Shakespeare,1596-1597; Volpone di Ben Jonson, 1606), con particolare attenzione alla messa in scena degli spazi e agli aspetti simbolici che compongono questo immaginario. Firenze nelle commedie di Machiavelli (e nella novella Belfagor arcidiavolo), Napoli nel Candelaio e Venezia nei drammi inglesi costituiscono l’oggetto di tale esemplificazione. In esse il rapporto tra bellezza e denaro, in particolare, e tra quest’ultimo e la seduzione, l’amore o la conquista – rappresentato in pittura (ad esempio in Correggio e in Tiziano) dalla ripresa del personaggio mitologico di Danae – traccia una simbologia ricorrente sia sul piano tematico sia su quello concettuale e degli intrecci. A partire dall’analisi delle commedie e di motivi come quello degli scrigni, della libbra di carne, dell’anello, si vuole dimostrare come la rappresentazione teatrale dello spazio italiano implichi la produzione e la discussione di una serie di archetipi, di modelli e simboli, dotati di una loro reciproca risonanza, che rispondono ai tentativi di comprendere, di razionalizzare e di raccontare le contraddizioni e i cambiamenti (economici e religiosi) della prima età moderna, i nuovi rapporti di forza e di potere. Il teatro, dunque, associando i mezzi espressivi della performance alle suggestioni della cultura antica e moderna e presentandosi come rispecchiamento (spesso pantografato, distorto) dell’umano, fa del proprio potere disvelante una delle più espressive utopie di verità e bellezza. This essay aims to analyse the image of Italy in English and Italian theatrical works written between the sixteenth and the seventeenth centuries: Niccolò Machiavelli’s Mandragola (1519), and Clizia (1525), Giordano Bruno’s Candelaio (1585), William Shakespeare’s The Merchant of Venice (1596-1597), and Ben Jonson’s Volpone (1606). In particular, it will refer to the symbolic framework in which the spaces have been performed. The city of Florence in the Machiavellian comedies (as well as in the “novella” Belfagor arcidiavolo), that of Naples in the Candelaio, and the Venetian imagery in the English works represent the principal focuses of this essay. Within these spaces, for example, the relationship between beauty and money, and between money and the seduction, offers a recurrent symbolism on both the thematic and the conceptual levels, and in the plots. We need only consider the revival, in painting (i.e. Correggio and Titian), of the mythological figure of Danae, the woman wooed by Jove through his transformation into golden coins. Looking at some pivotal subjects and themes such as, in general, the caskets and the pound of flesh, the riddle and the ring, in their widespread circulation before and in Shakespeare, I have tried to demonstrate how the theatrical representation of the Italian spaces implies the production and the discussion of fundamental archetypes, patterns, and symbols, which resound with each other and prove to be extremely effective in depicting, rationalizing, or simply recounting the contradictions, paradoxes, and relations of power in Early modern society. Thanks to the expressive means of performance and its capability to evoke both classical and modern culture, theatre proves the most impressive form for mirroring (unveiling and often also disfiguring) human society, and, at the same time, the most consistent utopia of beauty.

L’immagine dell’Italia nel teatro di Cinquecento e Seicento. Tra economia e bellezza, utopia e disincanto

LOMBARDI, Chiara
2012-01-01

Abstract

Questo contributo analizza l’immagine dell’Italia in alcuni testi teatrali italiani e inglesi di Cinque e Seicento (Mandragola e Clizia di Niccolò Machiavelli, 1519 e 1525; Candelaio di Giordano Bruno, 1582; The Merchant of Venice di Shakespeare,1596-1597; Volpone di Ben Jonson, 1606), con particolare attenzione alla messa in scena degli spazi e agli aspetti simbolici che compongono questo immaginario. Firenze nelle commedie di Machiavelli (e nella novella Belfagor arcidiavolo), Napoli nel Candelaio e Venezia nei drammi inglesi costituiscono l’oggetto di tale esemplificazione. In esse il rapporto tra bellezza e denaro, in particolare, e tra quest’ultimo e la seduzione, l’amore o la conquista – rappresentato in pittura (ad esempio in Correggio e in Tiziano) dalla ripresa del personaggio mitologico di Danae – traccia una simbologia ricorrente sia sul piano tematico sia su quello concettuale e degli intrecci. A partire dall’analisi delle commedie e di motivi come quello degli scrigni, della libbra di carne, dell’anello, si vuole dimostrare come la rappresentazione teatrale dello spazio italiano implichi la produzione e la discussione di una serie di archetipi, di modelli e simboli, dotati di una loro reciproca risonanza, che rispondono ai tentativi di comprendere, di razionalizzare e di raccontare le contraddizioni e i cambiamenti (economici e religiosi) della prima età moderna, i nuovi rapporti di forza e di potere. Il teatro, dunque, associando i mezzi espressivi della performance alle suggestioni della cultura antica e moderna e presentandosi come rispecchiamento (spesso pantografato, distorto) dell’umano, fa del proprio potere disvelante una delle più espressive utopie di verità e bellezza. This essay aims to analyse the image of Italy in English and Italian theatrical works written between the sixteenth and the seventeenth centuries: Niccolò Machiavelli’s Mandragola (1519), and Clizia (1525), Giordano Bruno’s Candelaio (1585), William Shakespeare’s The Merchant of Venice (1596-1597), and Ben Jonson’s Volpone (1606). In particular, it will refer to the symbolic framework in which the spaces have been performed. The city of Florence in the Machiavellian comedies (as well as in the “novella” Belfagor arcidiavolo), that of Naples in the Candelaio, and the Venetian imagery in the English works represent the principal focuses of this essay. Within these spaces, for example, the relationship between beauty and money, and between money and the seduction, offers a recurrent symbolism on both the thematic and the conceptual levels, and in the plots. We need only consider the revival, in painting (i.e. Correggio and Titian), of the mythological figure of Danae, the woman wooed by Jove through his transformation into golden coins. Looking at some pivotal subjects and themes such as, in general, the caskets and the pound of flesh, the riddle and the ring, in their widespread circulation before and in Shakespeare, I have tried to demonstrate how the theatrical representation of the Italian spaces implies the production and the discussion of fundamental archetypes, patterns, and symbols, which resound with each other and prove to be extremely effective in depicting, rationalizing, or simply recounting the contradictions, paradoxes, and relations of power in Early modern society. Thanks to the expressive means of performance and its capability to evoke both classical and modern culture, theatre proves the most impressive form for mirroring (unveiling and often also disfiguring) human society, and, at the same time, the most consistent utopia of beauty.
2012
35-36 (2012)
283
332
http://www.accademiadellescienze.it/editoria/memorie_morali
Italia (immaginario); Rinascimento; Teatro; Economia; Utopia Italy (imagery); Renaissance; Theatre; Economy; Utopia.
Chiara LOMBARDI
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