I tempi in cui i viticoltori si vantavano di avere il vigneto più vigoroso, più "verde", sono finiti. Oggi è indispensabile che il vigneto dia il maggior reddito possibile e duri nel tempo: per ottenere questo risultato, è necessario agire in modo bilanciato su tutti i parametri in gioco, puntando ad un equilibrio tutt'altro che facile. L'elemento che incide maggiormente sulle caratteristiche quanti-qualitative della produzione e sull'attività complessiva della vite è sicuramente l'azoto. Nella prova condotta a Calosso nell'azienda Serra Mauro, nel quadriennio 1996-1999 si sono valutate le reazioni delle piante a dosi molto diverse di azoto/ettaro/anno (0, 40, 80 e 160 unità). Si è operato su parcelle costituite da quattro tratti di filare (60 ceppi), disposti secondo uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con quattro ripetizioni. I rilievi hanno interessato la produzione di uva e di legno, lo sviluppo delle infestanti, la diffusione di malattie fungine (peronospora, oidio, muffa grigia e marciume acido), dei parassiti animali (acari fitofagi, cicaline) e degli acari fitoseidi. Inoltre, tramite una barra solarimetrica portatile munita di sensori d'illuminazione disposti a 0,10 m l'uno dall'altro è stata rilevata la radiazione fotosinteticamente attiva (PAR), rapportata poi alla radiazione all'esterno della chioma. Inserendo la barra all'interno della chioma, sono stati rilevati il numero di contatti fogliari ed i corrispondenti valori di PAR, determinando pure. la geometria della chioma, l'area fogliare totale, quella della superficie esterna ed il loro rapporto, che è indice della fittezza della vegetazione. Su campioni di foglie èstata determinata l'area del lembo e il contenuto dei principali elementi minerali. Sono state effettuate misurazioni del contenuto in clorofilla, secondo due metodologie: in campo a mezzo di clorofillometro SPAD-502 ed in laboratorio mediante determinazione allo spettrofotometro (assorbanza a  di 647 e 664 nm). Le differenze tra 0 e 40 unità di azoto (dosaggio previsto dal regolamento CEE 2078), sono contenute ma tendenzialmente a vantaggio delle parcelle concimate in particolare per quanto riguarda il grado zuccherino del mosto. Con 80 unità di azoto la produzione aumenta del 20% senza sostanziale riduzione del tenore zuccherino, ma aumenta la sensibilità a muffa grigia, marciume acido, peronospora e oidio. Con l'apporto maggiore di azoto, questa tendenza si accentua in modo significativo ed emerge uno squilibrio che porta all'aumento della quantità a scapito della qualità. I parametri indicativi dello sviluppo vegetativo e della funzionalità delle foglie segnalano un aumento proporzionale agli apporti azotati. Il rapporto fra l'area fogliare totale e superficie esterna con massima esposizione alla luce, passa da 1,06 a 1,21 con 40 unità/ha di N ed a 1,59 con 160. In tutti i rilievi le differenze fra le dosi maggiori e quella di 40 unità/ha di azoto non sono così marcate come ci si poteva attendere, probabilmente per i motivi che seguono: a) il vigneto - inerbito - è condotto in modo impareggiabile, con attenzioni di altri tempi, soprattutto in fatto di potatura verde, limitando quindi gli effetti di infittimento della vegetazione indotti dall'aumentare della disponibilità azotata; b) nelle quattro annate in cui si è svolta la prova le precipitazioni sono state molto al di sotto dei valori medi, per cui solo una parte dell'azoto somministrato è stato veicolato a livello delle radici. È quindi presumibile che in presenza di maggiori precipitazioni le variazioni all'aumentare delle dosi di azoto somministrato tenderebbero ad accentuarsi, mettendo ancora più in evidenza che la vite necessita di una concimazione parsimoniosa.

La nutrizione azotata del ‘Moscato bianco’ in un vigneto inerbito.

LOVISOLO, Claudio;
1999-01-01

Abstract

I tempi in cui i viticoltori si vantavano di avere il vigneto più vigoroso, più "verde", sono finiti. Oggi è indispensabile che il vigneto dia il maggior reddito possibile e duri nel tempo: per ottenere questo risultato, è necessario agire in modo bilanciato su tutti i parametri in gioco, puntando ad un equilibrio tutt'altro che facile. L'elemento che incide maggiormente sulle caratteristiche quanti-qualitative della produzione e sull'attività complessiva della vite è sicuramente l'azoto. Nella prova condotta a Calosso nell'azienda Serra Mauro, nel quadriennio 1996-1999 si sono valutate le reazioni delle piante a dosi molto diverse di azoto/ettaro/anno (0, 40, 80 e 160 unità). Si è operato su parcelle costituite da quattro tratti di filare (60 ceppi), disposti secondo uno schema sperimentale a blocchi randomizzati con quattro ripetizioni. I rilievi hanno interessato la produzione di uva e di legno, lo sviluppo delle infestanti, la diffusione di malattie fungine (peronospora, oidio, muffa grigia e marciume acido), dei parassiti animali (acari fitofagi, cicaline) e degli acari fitoseidi. Inoltre, tramite una barra solarimetrica portatile munita di sensori d'illuminazione disposti a 0,10 m l'uno dall'altro è stata rilevata la radiazione fotosinteticamente attiva (PAR), rapportata poi alla radiazione all'esterno della chioma. Inserendo la barra all'interno della chioma, sono stati rilevati il numero di contatti fogliari ed i corrispondenti valori di PAR, determinando pure. la geometria della chioma, l'area fogliare totale, quella della superficie esterna ed il loro rapporto, che è indice della fittezza della vegetazione. Su campioni di foglie èstata determinata l'area del lembo e il contenuto dei principali elementi minerali. Sono state effettuate misurazioni del contenuto in clorofilla, secondo due metodologie: in campo a mezzo di clorofillometro SPAD-502 ed in laboratorio mediante determinazione allo spettrofotometro (assorbanza a  di 647 e 664 nm). Le differenze tra 0 e 40 unità di azoto (dosaggio previsto dal regolamento CEE 2078), sono contenute ma tendenzialmente a vantaggio delle parcelle concimate in particolare per quanto riguarda il grado zuccherino del mosto. Con 80 unità di azoto la produzione aumenta del 20% senza sostanziale riduzione del tenore zuccherino, ma aumenta la sensibilità a muffa grigia, marciume acido, peronospora e oidio. Con l'apporto maggiore di azoto, questa tendenza si accentua in modo significativo ed emerge uno squilibrio che porta all'aumento della quantità a scapito della qualità. I parametri indicativi dello sviluppo vegetativo e della funzionalità delle foglie segnalano un aumento proporzionale agli apporti azotati. Il rapporto fra l'area fogliare totale e superficie esterna con massima esposizione alla luce, passa da 1,06 a 1,21 con 40 unità/ha di N ed a 1,59 con 160. In tutti i rilievi le differenze fra le dosi maggiori e quella di 40 unità/ha di azoto non sono così marcate come ci si poteva attendere, probabilmente per i motivi che seguono: a) il vigneto - inerbito - è condotto in modo impareggiabile, con attenzioni di altri tempi, soprattutto in fatto di potatura verde, limitando quindi gli effetti di infittimento della vegetazione indotti dall'aumentare della disponibilità azotata; b) nelle quattro annate in cui si è svolta la prova le precipitazioni sono state molto al di sotto dei valori medi, per cui solo una parte dell'azoto somministrato è stato veicolato a livello delle radici. È quindi presumibile che in presenza di maggiori precipitazioni le variazioni all'aumentare delle dosi di azoto somministrato tenderebbero ad accentuarsi, mettendo ancora più in evidenza che la vite necessita di una concimazione parsimoniosa.
1999
23
209
244
Morando A; Gay Eynard G; Lovisolo C; Lembo S.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/105870
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