Riassunto Obiettivi La prevalenza del disturbo bipolare nella popolazione generale è del 2% circa, e sale fino a 6% se vengono considerati anche i sottotipi di bipolarità appartenenti allo spettro bipolare allargato. Il disturbo bipolare è tra le malattie psichiatriche con più alto tasso di comorbidità con altri disturbi mentali, in particolare con i disturbi d’ansia. L’ansia, peraltro, può essere un sintomo del disturbo bipolare stesso, come già rilevato da Kraepelin nel 1921. Egli descrisse infatti la “mania ansiosa” e la “depressione eccitata”, che erano caratterizzate da grande irrequietezza, e identificò l’ansia come una delle componenti di questa malattia. A oggi però l’ansia non è generalmente considerata un sintomo del disturbo bipolare, bensì una condizione di “comorbidità”. In ogni caso, la presenza di disturbi d’ansia complica il quadro clinico del disturbo bipolare aggravandone la prognosi e condizionando il trattamento. La premessa al problema clinico è la dimensione epidemiologica del fenomeno: i disturbi d’ansia complicano il disturbo bipolare in almeno la metà dei casi e spesso anche oltre la remissione degli episodi acuti, ovvero negli intervalli liberi da malattia (fasi eutimiche). Lo scopo di questo articolo è di fare il punto sul problema clinico della comorbidità tra disturbo bipolare e disturbi d’ansia attraverso un’accurata revisione critica della letteratura sull’argomento. Metodi è stata effettuata una ricerca su MEDLINE e PUBMED utilizzando parole chiave quali ad esempio disturbo bipolare, disturbi d’ansia, spettro bipolare allargato, comorbidità. Sono stati selezionati articoli sia epidemiologici che clinici, scritti in lingua inglese e pubblicati su riviste internazionali con impact factor. Inoltre nella scelta degli studi sono stati considerati anche altri criteri quali la presenza di ampi campioni di pazienti e l’utilizzo sia di procedure sperimentali standardizzate sia di scale di valutazione validate. Risultati Sul piano clinico, la presenza di disturbi d’ansia in pazienti affetti da disturbo bipolare si associa sia a più gravi episodi di scompenso acuto (maggiore durata e gravità) sia a un decorso prognosticamente più sfavorevole (riduzione della durata della fase eutimica, decorso caratterizzato da rapida ciclicità). Inoltre i soggetti bipolari che presentano disturbi d’ansia sono maggiormente esposti all’assunzione di condotte a rischio gravi quali abuso/dipendenza da sostanze e tentativi anticonservativi. Infine, in tali soggetti, si manifesta anche una diminuita risposta clinica ai trattamenti farmacologici con stabilizzatori dell’umore e un peggioramento sia della qualità di vita che del funzionamento socio-lavorativo. Conclusioni Data l’elevata frequenza e il notevole impatto clinico e sulla qualità della vita dei disturbi d’ansia nei pazienti bipolari, si può ipotizzare che i sintomi ansiosi in questi pazienti non identifichino disturbi distinti (in comorbidità con il disturbo bipolare), ma costituiscano parte integrante del quadro clinico e debbano quindi essere considerati un epifenomeno del disturbo bipolare stesso.

Disturbi bipolari e d’ansia: aspetti epidemiologici e clinici.

MAINA, Giuseppe;ROSSO, Gianluca;AGUGLIA, Andrea;BOGETTO, Filippo
2011-01-01

Abstract

Riassunto Obiettivi La prevalenza del disturbo bipolare nella popolazione generale è del 2% circa, e sale fino a 6% se vengono considerati anche i sottotipi di bipolarità appartenenti allo spettro bipolare allargato. Il disturbo bipolare è tra le malattie psichiatriche con più alto tasso di comorbidità con altri disturbi mentali, in particolare con i disturbi d’ansia. L’ansia, peraltro, può essere un sintomo del disturbo bipolare stesso, come già rilevato da Kraepelin nel 1921. Egli descrisse infatti la “mania ansiosa” e la “depressione eccitata”, che erano caratterizzate da grande irrequietezza, e identificò l’ansia come una delle componenti di questa malattia. A oggi però l’ansia non è generalmente considerata un sintomo del disturbo bipolare, bensì una condizione di “comorbidità”. In ogni caso, la presenza di disturbi d’ansia complica il quadro clinico del disturbo bipolare aggravandone la prognosi e condizionando il trattamento. La premessa al problema clinico è la dimensione epidemiologica del fenomeno: i disturbi d’ansia complicano il disturbo bipolare in almeno la metà dei casi e spesso anche oltre la remissione degli episodi acuti, ovvero negli intervalli liberi da malattia (fasi eutimiche). Lo scopo di questo articolo è di fare il punto sul problema clinico della comorbidità tra disturbo bipolare e disturbi d’ansia attraverso un’accurata revisione critica della letteratura sull’argomento. Metodi è stata effettuata una ricerca su MEDLINE e PUBMED utilizzando parole chiave quali ad esempio disturbo bipolare, disturbi d’ansia, spettro bipolare allargato, comorbidità. Sono stati selezionati articoli sia epidemiologici che clinici, scritti in lingua inglese e pubblicati su riviste internazionali con impact factor. Inoltre nella scelta degli studi sono stati considerati anche altri criteri quali la presenza di ampi campioni di pazienti e l’utilizzo sia di procedure sperimentali standardizzate sia di scale di valutazione validate. Risultati Sul piano clinico, la presenza di disturbi d’ansia in pazienti affetti da disturbo bipolare si associa sia a più gravi episodi di scompenso acuto (maggiore durata e gravità) sia a un decorso prognosticamente più sfavorevole (riduzione della durata della fase eutimica, decorso caratterizzato da rapida ciclicità). Inoltre i soggetti bipolari che presentano disturbi d’ansia sono maggiormente esposti all’assunzione di condotte a rischio gravi quali abuso/dipendenza da sostanze e tentativi anticonservativi. Infine, in tali soggetti, si manifesta anche una diminuita risposta clinica ai trattamenti farmacologici con stabilizzatori dell’umore e un peggioramento sia della qualità di vita che del funzionamento socio-lavorativo. Conclusioni Data l’elevata frequenza e il notevole impatto clinico e sulla qualità della vita dei disturbi d’ansia nei pazienti bipolari, si può ipotizzare che i sintomi ansiosi in questi pazienti non identifichino disturbi distinti (in comorbidità con il disturbo bipolare), ma costituiscano parte integrante del quadro clinico e debbano quindi essere considerati un epifenomeno del disturbo bipolare stesso.
2011
17
365
375
disturbi d'ansia; Disturbo bipolare; Comorbidità; Clinica
Maina G.; Rosso G.; Aguglia A.; Chiodelli D.F.; Bogetto F.
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