l titolo italiano della Fenomenologia del tostapane di Harvey Molotch si richiama, credo – e molto a ragione – alla memorabile Fenomenologia di Mike Bongiorno di Umberto Eco, che esamina il signor Mike, un soggetto straordinariamente simile a un oggetto, la realizzazione del sogno di Andy Warhol “vorrei essere un oggetto”. In effetti, la realtà in cui viviamo è popolata di oggetti che la dicono lunga su quello che siamo (basti dire che di alcune civiltà scomparse non ci restano che oggetti di uso comune, eppure ne sappiamo parecchio), e anche da un tostapane si può imparare molto, per esempio i riti mattutini che vediamo nei film americani, e mai in Italia, dove, piuttosto, a un certo punto hanno fatto irruzione le macchinette per scaldare i panini nei bar (“Glielo scaldo?” “No, grazie”). Dunque, gli oggetti parlano, e certi parlano meglio di altri, alcuni dicono persino “Allegria!”. Ora, accanto alla loro dimensione fisica, ce n’è una sociale: si pensi alle banconote, ai nomi, alle carte di identità, ai contratti, con gli italiani e no. Altri oggetti, poi, come i debiti, non sembrano neppure dotati di una controparte fisica (ma non è vero! Ci sono dei foglietti o registrazioni anche lì, da qualche parte), e possono rovinarci la vita, così come tanti altri di questi oggetti, o gli stessi presi per il verso giusto, ne costituiscono la felicità.
Oggetti sociali: un catalogo extravagante
FERRARIS, Maurizio
2006-01-01
Abstract
l titolo italiano della Fenomenologia del tostapane di Harvey Molotch si richiama, credo – e molto a ragione – alla memorabile Fenomenologia di Mike Bongiorno di Umberto Eco, che esamina il signor Mike, un soggetto straordinariamente simile a un oggetto, la realizzazione del sogno di Andy Warhol “vorrei essere un oggetto”. In effetti, la realtà in cui viviamo è popolata di oggetti che la dicono lunga su quello che siamo (basti dire che di alcune civiltà scomparse non ci restano che oggetti di uso comune, eppure ne sappiamo parecchio), e anche da un tostapane si può imparare molto, per esempio i riti mattutini che vediamo nei film americani, e mai in Italia, dove, piuttosto, a un certo punto hanno fatto irruzione le macchinette per scaldare i panini nei bar (“Glielo scaldo?” “No, grazie”). Dunque, gli oggetti parlano, e certi parlano meglio di altri, alcuni dicono persino “Allegria!”. Ora, accanto alla loro dimensione fisica, ce n’è una sociale: si pensi alle banconote, ai nomi, alle carte di identità, ai contratti, con gli italiani e no. Altri oggetti, poi, come i debiti, non sembrano neppure dotati di una controparte fisica (ma non è vero! Ci sono dei foglietti o registrazioni anche lì, da qualche parte), e possono rovinarci la vita, così come tanti altri di questi oggetti, o gli stessi presi per il verso giusto, ne costituiscono la felicità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.