Il lavoro indaga in primo luogo l’emersione del diritto all’accesso quale diritto funzionale alla tutela ambientale e quindi appartenente al catalogo dei diritti dell’uomo. Viene quindi analizzato tale profilo alla luce della Convenzione di Aarhus del 1998 che, conclusa in seguito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, offre un approccio diverso e nuovo alla tutela dell’ambiente disponendo che gli Stati Parte debbano garantire agli individui la possibilità di essere coinvolti nel processo di gestione dell’ambiente, mediante l’accesso all’informazione, la partecipazione ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia (i così detti «tre pilastri della Convenzione»). Con particolare riferimento al diritto d’acceso all’informazione ambientale si analizzano le criticità e le problematiche applicative emerse in sede di attuazione della Convenzione nell’ordinamento giuridico dell’Unione europea e nel regolamento 1367/2006. Da ultimo il diritto d’accesso all’informazione ambientale viene esaminato alla luce della più generale categoria del diritto di accesso agli atti delle istituzioni che, partendo dai primi codici di condotta degli anni 90, è arrivata ad avere una precisa disciplina giuridica nel regolamento 1049/2001 e piena conferma nell’art. art. 15 del TFUE e nell’art. 42 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Si evidenzia quindi come il diritto di accesso agli atti delle istituzioni dell’Unione europea, a seguito di una trentennale evoluzione, presenti un rilevante grado di maturità e sia oggi ricostruibile come un vero e proprio diritto dell’individuo, in quanto tale azionabile avanti la Corte di giustizia.

Il diritto di accesso all’informazione ambientale nella Convenzione di Aarhus e nel diritto dell’Unione Europea

SALVADORI, Maria Margherita
2012-01-01

Abstract

Il lavoro indaga in primo luogo l’emersione del diritto all’accesso quale diritto funzionale alla tutela ambientale e quindi appartenente al catalogo dei diritti dell’uomo. Viene quindi analizzato tale profilo alla luce della Convenzione di Aarhus del 1998 che, conclusa in seguito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, offre un approccio diverso e nuovo alla tutela dell’ambiente disponendo che gli Stati Parte debbano garantire agli individui la possibilità di essere coinvolti nel processo di gestione dell’ambiente, mediante l’accesso all’informazione, la partecipazione ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia (i così detti «tre pilastri della Convenzione»). Con particolare riferimento al diritto d’acceso all’informazione ambientale si analizzano le criticità e le problematiche applicative emerse in sede di attuazione della Convenzione nell’ordinamento giuridico dell’Unione europea e nel regolamento 1367/2006. Da ultimo il diritto d’accesso all’informazione ambientale viene esaminato alla luce della più generale categoria del diritto di accesso agli atti delle istituzioni che, partendo dai primi codici di condotta degli anni 90, è arrivata ad avere una precisa disciplina giuridica nel regolamento 1049/2001 e piena conferma nell’art. art. 15 del TFUE e nell’art. 42 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Si evidenzia quindi come il diritto di accesso agli atti delle istituzioni dell’Unione europea, a seguito di una trentennale evoluzione, presenti un rilevante grado di maturità e sia oggi ricostruibile come un vero e proprio diritto dell’individuo, in quanto tale azionabile avanti la Corte di giustizia.
2012
Scritti in onore di Lelio Barbiera. A cura di Mauro Pennasilico
Edizioni Scientifiche Italiane
1
1279
1294
9788849523911
Diritto di acceso in materia ambientale; Convenzione Aarhus del 1998; diritto di accesso ai documenti nell'UE
Margherita, Salvadori
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