L’uranio impoverito è uno dei materiali di scarto del processo di raffinazione dell’uranio naturale impiegato nei reattori nucleari ed è largamente utilizzato non solo nell’industria civile ma anche in quella bellica che ne sfrutta l’elevato peso specifico per creare proiettili dotati di una consistente massa perforante. Numerosi studi comprovano ormai che l’uranio impoverito, seppur caratterizzato da debole radioattività, resta un agente contaminante altamente pericoloso, sia per la sua particolare persistenza che per la facilità con la quale le particelle di ossido di DU, trasportate dal vento, si diffondono nell’ambiente, anche a molti chilometri di distanza rispetto al luogo in cui si è verificato l’impatto, e per un lasso di tempo molto lungo, tale da originare un inquinamento duraturo. L’impiego dell’uranio impoverito comprometterebbe dunque allo stesso tempo ambiente e salute umana, mettendo, così, ancora una volta in evidenza la stretta interdipendenza tra l’uomo ed il suo ambiente, un’interdipendenza che, pur non negando la centralità del primo, ribadisce però anche come il valore della vita si estenda invero a tutto ciò che circonda l’essere umano. La lotta per la difesa dei diritti umani e quella per la protezione della natura possono dunque coincidere ed essere strumentali l’una all’altra, dal momento che entrambe si muovono lungo direttrici che convergono verso uno stesso scopo, ossia la salvaguardia del diritto alla vita, in tutte le sue forme ed estrinsecazioni ed il sostegno di una crescita “sostenibile” finalizzata al miglioramento ambientale e sociale oltre che economico. Ecco perché un qualsivoglia esame della problematica inerente all’impiego dell’uranio impoverito nei conflitti armati non può prescindere da un approfondimento della questione ambientale e dell’impatto che il DU ha sull’equilibrio ecologico. L’analisi dei rischi derivanti dall’utilizzo dell’uranio impoverito non può, infatti, limitarsi solo ed esclusivamente ad uno studio degli effetti di questo metallo sulla salute umana
La tutela dell’ambiente nei conflitti armati: la “questione” dell’uranio impoverito
SARTORETTI, CLAUDIA
2012-01-01
Abstract
L’uranio impoverito è uno dei materiali di scarto del processo di raffinazione dell’uranio naturale impiegato nei reattori nucleari ed è largamente utilizzato non solo nell’industria civile ma anche in quella bellica che ne sfrutta l’elevato peso specifico per creare proiettili dotati di una consistente massa perforante. Numerosi studi comprovano ormai che l’uranio impoverito, seppur caratterizzato da debole radioattività, resta un agente contaminante altamente pericoloso, sia per la sua particolare persistenza che per la facilità con la quale le particelle di ossido di DU, trasportate dal vento, si diffondono nell’ambiente, anche a molti chilometri di distanza rispetto al luogo in cui si è verificato l’impatto, e per un lasso di tempo molto lungo, tale da originare un inquinamento duraturo. L’impiego dell’uranio impoverito comprometterebbe dunque allo stesso tempo ambiente e salute umana, mettendo, così, ancora una volta in evidenza la stretta interdipendenza tra l’uomo ed il suo ambiente, un’interdipendenza che, pur non negando la centralità del primo, ribadisce però anche come il valore della vita si estenda invero a tutto ciò che circonda l’essere umano. La lotta per la difesa dei diritti umani e quella per la protezione della natura possono dunque coincidere ed essere strumentali l’una all’altra, dal momento che entrambe si muovono lungo direttrici che convergono verso uno stesso scopo, ossia la salvaguardia del diritto alla vita, in tutte le sue forme ed estrinsecazioni ed il sostegno di una crescita “sostenibile” finalizzata al miglioramento ambientale e sociale oltre che economico. Ecco perché un qualsivoglia esame della problematica inerente all’impiego dell’uranio impoverito nei conflitti armati non può prescindere da un approfondimento della questione ambientale e dell’impatto che il DU ha sull’equilibrio ecologico. L’analisi dei rischi derivanti dall’utilizzo dell’uranio impoverito non può, infatti, limitarsi solo ed esclusivamente ad uno studio degli effetti di questo metallo sulla salute umanaFile | Dimensione | Formato | |
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