Quello del 1706 fu un mito di lunga durata che, iniziato già all’indomani dell’assedio, avrebbe percorso la storia del Piemonte fino ai nostri giorni; le imprese militari e le vicende cittadine sarebbero state recuperate in chiave trionfalistica, diffuse con toni epici e trascolorate nel racconto leggendario per rafforzare, a seconda delle epoche e delle circostanze, la componente sabauda e lo spirito militare, i supposti caratteri della ‘piemontesità’ e del ‘vecchio Piemonte’, l’attaccamento dei torinesi alla propria città. L’assedio sarebbe stato un argomento sempre ideologicamente efficace sul piano storiografico e funzionale alle esigenze di autorappresentazione del momento, vuoi per esaltare la monarchia sabauda, vuoi per rimarcare le virtù dei piemontesi ed enfatizzarne lo spirito guerresco; o più semplicemente per retrodatare il più possibile l’incipit di una politica territoriale dei Savoia di più ampio respiro, antesignana dello spirito di italianità che avrebbe caratterizzato le scelte dinastiche da Carlo Alberto in avanti, dilatando quindi la storia nazionale. Il consolidamento del mito dell’assedio e della battaglia di Torino conobbe inoltre una traduzione intercetuale che, insieme alla varietà dei protagonisti in campo, soldati e religiosi, nobili e popolani, duchi e mendicanti ricoverati all’ospizio di carità, tedeschi e piemontesi, contribuì a decretarne la fortuna non solo in campo storiografico ma anche artistico, dagli ambiti figurativi e monumentali, a quelli letterari e teatrali. Le cronache coeve al 1706, tra cui il celebre Journal historique del Solaro della Margarita, rappresentarono senza dubbio la fonte principale di riferimento per gran parte della storiografia posteriore, la quale si rinsaldò attorno ai topoi della coesione sociale ai tempi dell’assedio e degli albori dello spirito di italianità, allestendo in parallelo il mito dell’eroismo popolare e dell’obbedienza devota alla monarchia incarnati dalla figura di Pietro Micca. Si trattò di una ricostruzione storica che ebbe una prima robusta codificazione nell’epoca carloalbertina, proseguendo attraverso l’opera degli storici moderati sino all’appuntamento delle celebrazioni bicentenarie del 1906; per trovare infine un significativo punto di arrivo in una serie di iniziative del ventennio fascista, con la trasposizione nella storiografia di una lettura teleologica - cioè del prima interpretato in funzione del dopo - della predestinazione dei Savoia a guidare e realizzare l’Unità italiana e l’esaltazione delle figure del principe Eugenio e di Vittorio Amedeo II.
La costruzione di un mito: l'assedio nella storiografia
CAVICCHIOLI, Silvia
2006-01-01
Abstract
Quello del 1706 fu un mito di lunga durata che, iniziato già all’indomani dell’assedio, avrebbe percorso la storia del Piemonte fino ai nostri giorni; le imprese militari e le vicende cittadine sarebbero state recuperate in chiave trionfalistica, diffuse con toni epici e trascolorate nel racconto leggendario per rafforzare, a seconda delle epoche e delle circostanze, la componente sabauda e lo spirito militare, i supposti caratteri della ‘piemontesità’ e del ‘vecchio Piemonte’, l’attaccamento dei torinesi alla propria città. L’assedio sarebbe stato un argomento sempre ideologicamente efficace sul piano storiografico e funzionale alle esigenze di autorappresentazione del momento, vuoi per esaltare la monarchia sabauda, vuoi per rimarcare le virtù dei piemontesi ed enfatizzarne lo spirito guerresco; o più semplicemente per retrodatare il più possibile l’incipit di una politica territoriale dei Savoia di più ampio respiro, antesignana dello spirito di italianità che avrebbe caratterizzato le scelte dinastiche da Carlo Alberto in avanti, dilatando quindi la storia nazionale. Il consolidamento del mito dell’assedio e della battaglia di Torino conobbe inoltre una traduzione intercetuale che, insieme alla varietà dei protagonisti in campo, soldati e religiosi, nobili e popolani, duchi e mendicanti ricoverati all’ospizio di carità, tedeschi e piemontesi, contribuì a decretarne la fortuna non solo in campo storiografico ma anche artistico, dagli ambiti figurativi e monumentali, a quelli letterari e teatrali. Le cronache coeve al 1706, tra cui il celebre Journal historique del Solaro della Margarita, rappresentarono senza dubbio la fonte principale di riferimento per gran parte della storiografia posteriore, la quale si rinsaldò attorno ai topoi della coesione sociale ai tempi dell’assedio e degli albori dello spirito di italianità, allestendo in parallelo il mito dell’eroismo popolare e dell’obbedienza devota alla monarchia incarnati dalla figura di Pietro Micca. Si trattò di una ricostruzione storica che ebbe una prima robusta codificazione nell’epoca carloalbertina, proseguendo attraverso l’opera degli storici moderati sino all’appuntamento delle celebrazioni bicentenarie del 1906; per trovare infine un significativo punto di arrivo in una serie di iniziative del ventennio fascista, con la trasposizione nella storiografia di una lettura teleologica - cioè del prima interpretato in funzione del dopo - della predestinazione dei Savoia a guidare e realizzare l’Unità italiana e l’esaltazione delle figure del principe Eugenio e di Vittorio Amedeo II.File | Dimensione | Formato | |
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