Il contributo intende approfondire se ed in che termini la prassi contrattuale americana, divenuta prassi planetaria grazie all’egemonìa e alla diffusione transnazionale dei modelli d’oltreoceano, abbia influenzato la redazione del “Draft Common Frame of Reference” (DCFR) ed il processo d’armonizzazione del diritto contrattuale europeo. Anziché sui principi l’analisi è condotta su singole clausole, ormai ricorrenti nella contrattualistica: “confidentiality agreement”, “exclusively standard terms” nel conflitto di formulari, “severability clause”, “entire agreement” (merger) clause”, “no waiver clause”, “excluding clause”, “indirect and consequential damages clause”, “stipulated damages (penalty) clause” sono un banco di prova utile a valutare la vicinanza (o lontananza) dei modelli americani rispetto a quelli europei, ed in particolare rispetto al codice civile italiano ed al BGB tedesco. Ne emerge uno spaccato parziale ma probante, al termine del quale il nostro DCFR – materiale preparatorio per una possibile codificazione del diritto contrattuale europeo – pare aver mantenuto una sostanziale autonomìa. Nell’ampio quadro delle sue fonti sembra aver preso il sopravvento non la prassi contrattuale americana né il BGB né il codice civile, ma la costante ricerca della “regola migliore”; e rispetto a questa scelta di metodo – il tempo dirà se felice o no – arretra il bisogno di vicinanza a questo o quel modello d’ispirazione, ivi compresa la (tanto temuta) prassi contrattuale americana.
Der Einfluss des US-amerikanischen Rechts auf das "kontinental"-europäische Vertragsrecht: US-amerikanische Vertragspraxis im DCFR?
FERRANTE, Edoardo
2011-01-01
Abstract
Il contributo intende approfondire se ed in che termini la prassi contrattuale americana, divenuta prassi planetaria grazie all’egemonìa e alla diffusione transnazionale dei modelli d’oltreoceano, abbia influenzato la redazione del “Draft Common Frame of Reference” (DCFR) ed il processo d’armonizzazione del diritto contrattuale europeo. Anziché sui principi l’analisi è condotta su singole clausole, ormai ricorrenti nella contrattualistica: “confidentiality agreement”, “exclusively standard terms” nel conflitto di formulari, “severability clause”, “entire agreement” (merger) clause”, “no waiver clause”, “excluding clause”, “indirect and consequential damages clause”, “stipulated damages (penalty) clause” sono un banco di prova utile a valutare la vicinanza (o lontananza) dei modelli americani rispetto a quelli europei, ed in particolare rispetto al codice civile italiano ed al BGB tedesco. Ne emerge uno spaccato parziale ma probante, al termine del quale il nostro DCFR – materiale preparatorio per una possibile codificazione del diritto contrattuale europeo – pare aver mantenuto una sostanziale autonomìa. Nell’ampio quadro delle sue fonti sembra aver preso il sopravvento non la prassi contrattuale americana né il BGB né il codice civile, ma la costante ricerca della “regola migliore”; e rispetto a questa scelta di metodo – il tempo dirà se felice o no – arretra il bisogno di vicinanza a questo o quel modello d’ispirazione, ivi compresa la (tanto temuta) prassi contrattuale americana.File | Dimensione | Formato | |
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