Pur nei limiti quantitativi di un lavoro derivante, in gran parte, da una voce enciclopedica, la breve monografia: “Illeciti penali e amministrativi nella disciplina dell’ingegneria genetica”, edita da UTET nel 2011, affronta una notevole quantità di tematiche interferenti. Per fronteggiare la complessità, l’Autore ha adottato l’opzione metodologica di non discostarsi dall’esegesi degli enunciati normativi e perciò di non lasciarsi fuorviare da più o meno facili riflessioni sociologiche, che allontanerebbero la ricerca dal tecnicismo giuridico, per consegnarla a proclami ideologici e a valutazioni presupposte. La materia, infatti, si presta non soltanto a sconfinamenti dall’ambito giuridico, ma anche ad interpretazioni faziose di principi giuridici. Sotto questo profilo, l’Autore manifesta una profonda diffidenza nei confronti del potenziale allusivo di locuzioni come la “dignità della persona”, che -pur costituzionalizzate nell’ordinamento tedesco- rivelano, in questa materia, i loro limiti sul piano euristico. Ciò non di meno, l’analisi degli enunciati risulterebbe impossibile senza procedere alla disamina di nuclei problematici interferenti, quali il paternalismo giuridico e la legislazione simbolica, la bioetica e il post-umanesimo, la rilevanza delle proposizioni declamatorie inserite nei testi giuridici e la ragionevolezza delle disposizioni normative, e senza avvalersi del régard eloigné del comparatista e dell’antropologo, non già per distogliere l’attenzione dalla disciplina legislativa, ma, al contrario, per non perdere di vista i riferimenti culturali dei quali il legislatore non può non tenere conto, pena l’indeterminatezza degli enunciati normativi.
Illeciti penali e amministrativi nella disciplina dell'ingegneria genetica
LICCI, Giorgio
2011-01-01
Abstract
Pur nei limiti quantitativi di un lavoro derivante, in gran parte, da una voce enciclopedica, la breve monografia: “Illeciti penali e amministrativi nella disciplina dell’ingegneria genetica”, edita da UTET nel 2011, affronta una notevole quantità di tematiche interferenti. Per fronteggiare la complessità, l’Autore ha adottato l’opzione metodologica di non discostarsi dall’esegesi degli enunciati normativi e perciò di non lasciarsi fuorviare da più o meno facili riflessioni sociologiche, che allontanerebbero la ricerca dal tecnicismo giuridico, per consegnarla a proclami ideologici e a valutazioni presupposte. La materia, infatti, si presta non soltanto a sconfinamenti dall’ambito giuridico, ma anche ad interpretazioni faziose di principi giuridici. Sotto questo profilo, l’Autore manifesta una profonda diffidenza nei confronti del potenziale allusivo di locuzioni come la “dignità della persona”, che -pur costituzionalizzate nell’ordinamento tedesco- rivelano, in questa materia, i loro limiti sul piano euristico. Ciò non di meno, l’analisi degli enunciati risulterebbe impossibile senza procedere alla disamina di nuclei problematici interferenti, quali il paternalismo giuridico e la legislazione simbolica, la bioetica e il post-umanesimo, la rilevanza delle proposizioni declamatorie inserite nei testi giuridici e la ragionevolezza delle disposizioni normative, e senza avvalersi del régard eloigné del comparatista e dell’antropologo, non già per distogliere l’attenzione dalla disciplina legislativa, ma, al contrario, per non perdere di vista i riferimenti culturali dei quali il legislatore non può non tenere conto, pena l’indeterminatezza degli enunciati normativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.