Nell’autunno del 2012, dall’economia arrivano segnali contraddittori: a un’incerta ripresa negli Stati Uniti corrispondono il rallentamento dei paesi emergenti e la recessione in larga parte della zona euro. Anche le risposte dei governi divergono: all’insistenza europea sul rigore dei conti pubblici si contrappone la decisione americana di sostenere la crescita stampando moneta. Ma, mentre l’Unione Europea parrebbe intenzionata ad attenuare la propria scelta, gli Stati Uniti potrebbero dover fronteggiare, già a fine 2012, il «baratro fiscale», con una brusca correzione all’insù delle tasse e all’ingiù della spesa. Intanto, il baricentro dell’economia globale continua a spostarsi da Occidente a Oriente, dai paesi sviluppati a quelli emergenti, dall’Europa al resto del mondo. Cominciano anche a intravedersi i nodi irrisolti (sul piano globale, le regole dei mercati finanziari; sul piano europeo, l’adeguamento istituzionale; sul piano italiano, le debolezze della base produttiva e l’immobilismo anche culturale) affrontare i quali potrebbe produrre una svolta; nonché i cambiamenti strutturali – nella demografia, nella disponibilità delle risorse naturali, negli andamenti climatici – di fronte ai quali non è più possibile chiudere gli occhi. Per andare alle radici della crisi e, per ciò stesso, di una ripresa possibile.
Il settore manifatturiero in un confronto europeo
LO PRETE, Anna
2012-01-01
Abstract
Nell’autunno del 2012, dall’economia arrivano segnali contraddittori: a un’incerta ripresa negli Stati Uniti corrispondono il rallentamento dei paesi emergenti e la recessione in larga parte della zona euro. Anche le risposte dei governi divergono: all’insistenza europea sul rigore dei conti pubblici si contrappone la decisione americana di sostenere la crescita stampando moneta. Ma, mentre l’Unione Europea parrebbe intenzionata ad attenuare la propria scelta, gli Stati Uniti potrebbero dover fronteggiare, già a fine 2012, il «baratro fiscale», con una brusca correzione all’insù delle tasse e all’ingiù della spesa. Intanto, il baricentro dell’economia globale continua a spostarsi da Occidente a Oriente, dai paesi sviluppati a quelli emergenti, dall’Europa al resto del mondo. Cominciano anche a intravedersi i nodi irrisolti (sul piano globale, le regole dei mercati finanziari; sul piano europeo, l’adeguamento istituzionale; sul piano italiano, le debolezze della base produttiva e l’immobilismo anche culturale) affrontare i quali potrebbe produrre una svolta; nonché i cambiamenti strutturali – nella demografia, nella disponibilità delle risorse naturali, negli andamenti climatici – di fronte ai quali non è più possibile chiudere gli occhi. Per andare alle radici della crisi e, per ciò stesso, di una ripresa possibile.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.