Alterità non umana: e se l’animale raccontasse?

In questo articolo mostrerò brevemente, a partire dalla riflessione di Jacques Derrida sull’animalità (Derrida 2006), i limiti della odierna estensione del concetto di “altro” e la necessità, dal punto di vista morale, di includere gli animali non umani in questa estensione affinché si possa ragionare, in modo più coerente, anche su concetto di “altro” in senso più generale stipulando un “negoziato concettuale” (Casati 2011) al riguardo. Per prima cosa sosterrò che la questione animale è il fondamento di tutte le altre questioni morali: ogni forma di discriminazione, entro le barriere della nostra specie, è una continua spinta verso il recinto dell’animalità. In secondo luogo argomenterò che la questione animale non richiede dinamiche ulteriori, etiche specialistiche, o problemi separati: i problemi dell’etica animale sono gli stessi dell’etica tout court. Infine proporrò una riflessione sul concetto di “racconto”: raccontare è molto più che parlare o testimoniare, è un parlare per, o un testimoniare a favore di, che impone un gesto etico decisivo, quello della trasmissione di un’esperienza per cambiare qualcosa del mondo - è il primo tassello di qualsiasi passaggio verso un migliore “paesaggio morale” (Harris 2012).