«Insipidum est ex rivulis querere quod possit ex fonte percipere» (Genealogie, XV, 7) è tutto in questa risposta, che Boccaccio immagina di fornire ai suoi malevoli detrattori, lo spirito che anima le Genealogiae, opera «programmaticamente erudita» eppure capace di non tradire la boccaccesca «vocazione al racconto» (Zaccaria, 1998, p. 18). L’edizione riproduce il testo della princeps (Genealogiae e De Montibus, entrambe a Venezia per Vindelino di Spira, 1472 e 1473; Mostra, 1975, II, nn. 4 e 6) e uscì dall’atelier di Bartolomeo e Lorenzo Bruschi poco dopo la morte di Lorenzo, avvenuta fra il 9 luglio e il 6 ottobre 1481 (Cioni, DBI, 1972, pp. 700-701). È noto che l’abate Tommaso Valperga di Caluso (1737-1815) fu autore di giudizi poco lusinghieri non sul Boccaccio prosatore ma sul poeta, perché nelle sue «rime […] meno pregevoli delle sue prose […] troppi vi sono i versi buttati giù senza lisciarli, raffazzonarli, quantunque bisognosissimi di leccatura» (Valperga, 1814, pp. 181-182; cfr. anche Contini, 2009, pp. 436-437). Entrato in possesso di questo esemplare mutilo, l’abate si occupò di stabilirne la provenienza e l’entità della mancanza e lo fece interpellando, come annotato, l’abate Giovanni Bernardo De Rossi (1742-1831). L’edizione di cui Valperga riproduce, con qualche imprecisione, il colophon fu individuata sulla base delle affinità con la princeps. Per stabilire l’entità delle parti mancanti Valperga utilizzò invece, come egli stesso dichiara, l’edizione parigina del 1511 (a proposito della quale cfr. Sozzi, 1999, pp. 33, 43).

G. Boccaccio, [Genealogiae deorum gentilium. De montibus silvis fontibus, Reggio Emilia, Lorenzo e Bartolomeo dei Bottoni, 1481], [scheda n. 234]

ALLASIA, Clara
2011-01-01

Abstract

«Insipidum est ex rivulis querere quod possit ex fonte percipere» (Genealogie, XV, 7) è tutto in questa risposta, che Boccaccio immagina di fornire ai suoi malevoli detrattori, lo spirito che anima le Genealogiae, opera «programmaticamente erudita» eppure capace di non tradire la boccaccesca «vocazione al racconto» (Zaccaria, 1998, p. 18). L’edizione riproduce il testo della princeps (Genealogiae e De Montibus, entrambe a Venezia per Vindelino di Spira, 1472 e 1473; Mostra, 1975, II, nn. 4 e 6) e uscì dall’atelier di Bartolomeo e Lorenzo Bruschi poco dopo la morte di Lorenzo, avvenuta fra il 9 luglio e il 6 ottobre 1481 (Cioni, DBI, 1972, pp. 700-701). È noto che l’abate Tommaso Valperga di Caluso (1737-1815) fu autore di giudizi poco lusinghieri non sul Boccaccio prosatore ma sul poeta, perché nelle sue «rime […] meno pregevoli delle sue prose […] troppi vi sono i versi buttati giù senza lisciarli, raffazzonarli, quantunque bisognosissimi di leccatura» (Valperga, 1814, pp. 181-182; cfr. anche Contini, 2009, pp. 436-437). Entrato in possesso di questo esemplare mutilo, l’abate si occupò di stabilirne la provenienza e l’entità della mancanza e lo fece interpellando, come annotato, l’abate Giovanni Bernardo De Rossi (1742-1831). L’edizione di cui Valperga riproduce, con qualche imprecisione, il colophon fu individuata sulla base delle affinità con la princeps. Per stabilire l’entità delle parti mancanti Valperga utilizzò invece, come egli stesso dichiara, l’edizione parigina del 1511 (a proposito della quale cfr. Sozzi, 1999, pp. 33, 43).
2011
Il teatro di tutte le scienze e le arti. Raccogliere libri per coltivare idee in una capitale di età moderna. Torino 1559-1861.
Centro Studi Piemontesi
1
252
252
9788882621834
Giovanni Boccaccio; Lorenzo Bottoni; Bartolomeo Bottoni
C. ALLASIA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/2318/131323
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