CITTADINANZA E FIDUCIA RECIPROCA FRA STATI MEMBRI NELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA SUL MANDATO D'ARRESTO EUROPEO Stefania Ninatti A ridosso dei tragici eventi di New York, la Commissione presenta al Consiglio GAI in seduta straordinaria una «Proposta di Decisione quadro del Consiglio relativa al mandato d’arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri»: in un momento storico caratterizzato da una criminalità senza frontiere è quasi naturale che prenda gradualmente consistenza il progetto di internazionalizzare la politica di difesa e sicurezza, non ultimo proprio nello spazio giuridico europeo. La questione in esame porta in evidenza un aspetto particolarmente controverso del grande «cantiere Europa», cioè l’ambito del Terzo pilastro e la cooperazione giudiziaria, fino a intrecciarsi con l’evoluzione della tutela dei diritti nel mondo odierno e, soprattutto con la garanzia degli stessi, a partire dall’11 settembre 2001, momento storico che funge da spartiacque del diritto internazionale moderno. Lo sfondo del lavoro è, perciò, rappresentato da uno dei primi tasselli del cd. diritto penale comunitario e viene analizzato attraverso il dialogo fra corti: il presente lavoro analizza, innanzitutto, la sentenza del Bundesverfassungsgericht sul mandato d’arresto europeo del 18 luglio 2005, con cui la Corte ha annullato integralmente la legge tedesca di attuazione della decisione quadro del 21 luglio 2004 in quanto incompatibile con alcuni principi costituzionali tedeschi: più specificamente, secondo la Corte di Karlsruhe, i cittadini tedeschi non sono protetti a sufficienza nell’ambito di una richiesta di consegna verso altri paesi membri dell’Europa, in quanto il legislatore non avrebbe utilizzato a dovere tutti gli spazi di manovra lasciati dalla decisione quadro per adeguare questo nuovo istituto all’ordinamento nazionale vigente. Non si deve tuttavia tacere che il giudice delle leggi tedesco non è l’unica Corte costituzionale europea a nutrire sospetti sull’utilizzo di un tale strumento nel territorio comunitario: bisogna rammentare, infatti, che nelle more della decisione della Corte costituzionale tedesca, il Tribunale costituzionale polacco ha dichiarato incostituzionale la normativa interna di attuazione della decisione quadro del 2002 e lo stesso ha fatto, poco successivamente, la Corte Suprema di Cipro. Sono poi intervenute sul tema anche le Corti costituzionali spagnola e cecoslovacca nonchè la Corte di giustizia stessa, interpellata in materia dalla Cour d’Arbitrage belga. La costituzionalità del mandato d’arresto europeo viene, quindi, indagata da un pool di autorevoli giudici costituzionali, volutamente attenti l’uno alle posizioni dell’altro: a riprova di ciò, può essere interessante da subito segnalare che la Corte Costituzionale tedesca ha preferito aspettare la sentenza della Corte polacca per rendere la sua decisione e che la Corte Suprema di Cipro ha più volte richiamato le motivazioni del collega polacco, citando espressamente parti della relativa sentenza in più punti.
Cittadinanza e fiducia reciproca fra Stati membri nella sentenza della Corte Costituzionale tedesca sul mandato d’arresto europeo
NINATTI, STEFANIA
2006-01-01
Abstract
CITTADINANZA E FIDUCIA RECIPROCA FRA STATI MEMBRI NELLA SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE TEDESCA SUL MANDATO D'ARRESTO EUROPEO Stefania Ninatti A ridosso dei tragici eventi di New York, la Commissione presenta al Consiglio GAI in seduta straordinaria una «Proposta di Decisione quadro del Consiglio relativa al mandato d’arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri»: in un momento storico caratterizzato da una criminalità senza frontiere è quasi naturale che prenda gradualmente consistenza il progetto di internazionalizzare la politica di difesa e sicurezza, non ultimo proprio nello spazio giuridico europeo. La questione in esame porta in evidenza un aspetto particolarmente controverso del grande «cantiere Europa», cioè l’ambito del Terzo pilastro e la cooperazione giudiziaria, fino a intrecciarsi con l’evoluzione della tutela dei diritti nel mondo odierno e, soprattutto con la garanzia degli stessi, a partire dall’11 settembre 2001, momento storico che funge da spartiacque del diritto internazionale moderno. Lo sfondo del lavoro è, perciò, rappresentato da uno dei primi tasselli del cd. diritto penale comunitario e viene analizzato attraverso il dialogo fra corti: il presente lavoro analizza, innanzitutto, la sentenza del Bundesverfassungsgericht sul mandato d’arresto europeo del 18 luglio 2005, con cui la Corte ha annullato integralmente la legge tedesca di attuazione della decisione quadro del 21 luglio 2004 in quanto incompatibile con alcuni principi costituzionali tedeschi: più specificamente, secondo la Corte di Karlsruhe, i cittadini tedeschi non sono protetti a sufficienza nell’ambito di una richiesta di consegna verso altri paesi membri dell’Europa, in quanto il legislatore non avrebbe utilizzato a dovere tutti gli spazi di manovra lasciati dalla decisione quadro per adeguare questo nuovo istituto all’ordinamento nazionale vigente. Non si deve tuttavia tacere che il giudice delle leggi tedesco non è l’unica Corte costituzionale europea a nutrire sospetti sull’utilizzo di un tale strumento nel territorio comunitario: bisogna rammentare, infatti, che nelle more della decisione della Corte costituzionale tedesca, il Tribunale costituzionale polacco ha dichiarato incostituzionale la normativa interna di attuazione della decisione quadro del 2002 e lo stesso ha fatto, poco successivamente, la Corte Suprema di Cipro. Sono poi intervenute sul tema anche le Corti costituzionali spagnola e cecoslovacca nonchè la Corte di giustizia stessa, interpellata in materia dalla Cour d’Arbitrage belga. La costituzionalità del mandato d’arresto europeo viene, quindi, indagata da un pool di autorevoli giudici costituzionali, volutamente attenti l’uno alle posizioni dell’altro: a riprova di ciò, può essere interessante da subito segnalare che la Corte Costituzionale tedesca ha preferito aspettare la sentenza della Corte polacca per rendere la sua decisione e che la Corte Suprema di Cipro ha più volte richiamato le motivazioni del collega polacco, citando espressamente parti della relativa sentenza in più punti.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.