Il volume, dedicato al futuro re Vittorio Amedeo III, ha struttura composita: seguono la dedica varie approvazioni e lettere preliminari, fra cui spicca quella di Lodovico Antonio Muratori che assicura essere l’autore «non men valente poeta che buon filosofo» degno di una «bella figura fra il coro degli italiani poeti». In effetti il canonico Giuseppe Laviny, proveniente da una nobilissima famiglia, affermato teologo e predicatore, rettore del Collegio Ungarico di Roma (Nouvelle biographie, 1883, ad vocem) e pastore in Arcadia con nome di Eromede Sumiziano, aveva grandi aspettative su questo volume, soprattutto dopo l’abbandono al quarto atto di un’altra ambiziosa opera, Il paradiso racquistato, concepito in aperta polemica col capolavoro di Milton. Nella Prefazione l’autore, dopo essersi rammaricato del fatto che «bastava un giorno ben poco per divenir gran filosofo […] ora costa assaissimo il divenir tale», individua il compito del filosofo moderno nel saper portare alla luce «nobili e gloriose scoperte»: i filosofi d’oggi sono «il Descartes, il Newton e il Leybnizio». Laviny si propone, «nella corta operetta sua» di offrire «della sua lunga fatica tutto il ristretto» con sessanta sonetti («componimenti faticosissimi») che dovrebbero chiarire ai giovani – e non a caso pone in exergo delle Rime il verso oraziano (Odi, III, 1,2) «virginibus puerisque canto» «le più belle e moderne cose» e, in particolare, «il newtoniano e cartesiano sistema». Va da sé che tale proposito incontra qualche difficoltà, se il dotto canonico si rammarica di essere costretto ad esporre alcune opinioni «non del tutto permesse dai venerati maestri della cattolica religione». Dev’essere però un inconveniente di poco momento, se ai sessanta sonetti vengono fatte seguire le centotrentanove pagine di Annotazioni alli precedenti sonetti e ventotto pagine di Indice de’ capiversi de’ sonetti e di quello che trattano, entrambi con funzione didascalica e chiarificatrice.

Rime filosofiche del conte Giuseppe Laviny, patrizio romano e delle città di S. Severino, colle sue annotazioni alle medesime, in Milano, nel regio ducal palazzo a spese di Giuseppe Bonacina mercante di libri, 1750 [scheda n. 192]

ALLASIA, Clara
2011-01-01

Abstract

Il volume, dedicato al futuro re Vittorio Amedeo III, ha struttura composita: seguono la dedica varie approvazioni e lettere preliminari, fra cui spicca quella di Lodovico Antonio Muratori che assicura essere l’autore «non men valente poeta che buon filosofo» degno di una «bella figura fra il coro degli italiani poeti». In effetti il canonico Giuseppe Laviny, proveniente da una nobilissima famiglia, affermato teologo e predicatore, rettore del Collegio Ungarico di Roma (Nouvelle biographie, 1883, ad vocem) e pastore in Arcadia con nome di Eromede Sumiziano, aveva grandi aspettative su questo volume, soprattutto dopo l’abbandono al quarto atto di un’altra ambiziosa opera, Il paradiso racquistato, concepito in aperta polemica col capolavoro di Milton. Nella Prefazione l’autore, dopo essersi rammaricato del fatto che «bastava un giorno ben poco per divenir gran filosofo […] ora costa assaissimo il divenir tale», individua il compito del filosofo moderno nel saper portare alla luce «nobili e gloriose scoperte»: i filosofi d’oggi sono «il Descartes, il Newton e il Leybnizio». Laviny si propone, «nella corta operetta sua» di offrire «della sua lunga fatica tutto il ristretto» con sessanta sonetti («componimenti faticosissimi») che dovrebbero chiarire ai giovani – e non a caso pone in exergo delle Rime il verso oraziano (Odi, III, 1,2) «virginibus puerisque canto» «le più belle e moderne cose» e, in particolare, «il newtoniano e cartesiano sistema». Va da sé che tale proposito incontra qualche difficoltà, se il dotto canonico si rammarica di essere costretto ad esporre alcune opinioni «non del tutto permesse dai venerati maestri della cattolica religione». Dev’essere però un inconveniente di poco momento, se ai sessanta sonetti vengono fatte seguire le centotrentanove pagine di Annotazioni alli precedenti sonetti e ventotto pagine di Indice de’ capiversi de’ sonetti e di quello che trattano, entrambi con funzione didascalica e chiarificatrice.
2011
Il teatro di tutte le scienze e le arti. Raccogliere libri per coltivare idee in una capitale di età moderna. Torino 1559-1861.
Centro studi piemontesi
1
219
219
9788882621834
Giuseppe Laviny
C. ALLASIA
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