Per quanto riguarda gli utensili documentati nello scavo dell’insediamento risulta evidente come non sia possibile attribuire a ciascuno di essi una funzione per una lavorazione specifica. Infatti pur se alcuni dovevano essere utilizzati in modo univoco nell’ambito delle attività artigianali, è altrettanto vero che non è escludibile a priori che ci sia stata una promiscuità nell’uso dell’utensileria. Sulla base di queste osservazioni e in rapporto ad un impiego prevalente degli utensili è giustificabile supporre che il legno e l’osso animale siano state le due materie prime più sfruttate. Oltretutto la disponibilità di notevoli risorse lignee, il recupero delle ossa animali dopo la macellazione, o il ritrovamento casuale dei palchi dei cervidi, caduco annualmente tra febbraio e marzo, offrivano sicuramente la possibilità di una produzione autoctona di oggetti di uso quotidiano connessi con le attività giornaliere che gli individui maschili conducevano. Accanto quindi a utensili eminentemente legati ad una attività produttiva vanno considerati quelli impiegati in riparazioni di materiali poliedrici che dovevano essere aggiustati o nell’impossibilità di farlo, reimpiegati in una nuova funzionalità. Nell’ambito dell’economia produttiva di un sito fortificato come quello di S.Antonino è possibile che le specializzazioni all’interno delle singole attività che comprendevano la lavorazione del legno si fossero molto assotigliate, per cui marcate differenziazioni tra i carpentieri, i falegnami e gli intagliatori erano ormai inesistenti sostituite nella componente maschile da individui che raggruppavano le conoscenze tecniche e pratiche a svolgere ciascuno singolarmente il triplice insieme delle capacità che in altri contesti erano interpretate da più individui.
Gli oggetti di ornamento ed uso personale. Le armi e gli utensili. Gli utensili da lavoro ed i manufatti da falegnameria e carpenteria
DE VINGO, Paolo;
2001-01-01
Abstract
Per quanto riguarda gli utensili documentati nello scavo dell’insediamento risulta evidente come non sia possibile attribuire a ciascuno di essi una funzione per una lavorazione specifica. Infatti pur se alcuni dovevano essere utilizzati in modo univoco nell’ambito delle attività artigianali, è altrettanto vero che non è escludibile a priori che ci sia stata una promiscuità nell’uso dell’utensileria. Sulla base di queste osservazioni e in rapporto ad un impiego prevalente degli utensili è giustificabile supporre che il legno e l’osso animale siano state le due materie prime più sfruttate. Oltretutto la disponibilità di notevoli risorse lignee, il recupero delle ossa animali dopo la macellazione, o il ritrovamento casuale dei palchi dei cervidi, caduco annualmente tra febbraio e marzo, offrivano sicuramente la possibilità di una produzione autoctona di oggetti di uso quotidiano connessi con le attività giornaliere che gli individui maschili conducevano. Accanto quindi a utensili eminentemente legati ad una attività produttiva vanno considerati quelli impiegati in riparazioni di materiali poliedrici che dovevano essere aggiustati o nell’impossibilità di farlo, reimpiegati in una nuova funzionalità. Nell’ambito dell’economia produttiva di un sito fortificato come quello di S.Antonino è possibile che le specializzazioni all’interno delle singole attività che comprendevano la lavorazione del legno si fossero molto assotigliate, per cui marcate differenziazioni tra i carpentieri, i falegnami e gli intagliatori erano ormai inesistenti sostituite nella componente maschile da individui che raggruppavano le conoscenze tecniche e pratiche a svolgere ciascuno singolarmente il triplice insieme delle capacità che in altri contesti erano interpretate da più individui.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.