La documentazione di oggetti, all’interno di un insediamento fortificato, riconducibili ad un prevalente impiego come armi di offesa rappresenta un dato conforme alla funzionalità del sito. Nel caso specifico di S.Antonino non è però trascurabile il fatto che non esistono prove tangibili di un impiego né della struttura e neppure della componente maschile in azioni di combattimento dirette con avversari con i quali paradossalmente furono più intensi gli scambi e i rapporti commerciali. Perciò per quei manufatti che sono stati interpretati come armi si deve piuttosto supporre un impiego come oggetti funzionalmente collegati all’approvvigionamento alimentare e di cui una parziale conferma è giunta dal ritrovamento di una punta di freccia all’interno di una fossa di rifiuti commista ad una quantità considerevole di ossa animali. All’interno dell’insieme in cui sono state raggruppate le armi è importante sottolineare due elementi significativi. Anzitutto la presenza di una punta di giavellotto, arma caratterizzante della fanteria nell’apparato militare di tradizione tardoromana, e la notevole quantità di punte di freccia ritrovate dimostrano che il ritrovamento di elementi da cavalcatura nelle fasi altomedievali dell’area D non sia ricollegabile in alcun modo all’impiego del cavallo con scopi militari. Questo consente di supporre che la componente armata maschile fosse comunque concepita come una guarnigione stabile e residenziale con funzione di controllo territoriale a corto e a medio raggio, riconducibile a quelle vie di comunicazione che dalla zona costiera si spingevano in profondità verso la regione appenninica, e con limitate possibilità di spostamento, vista l’assoluta mancanza di una incidenza significativa degli elementi da cavalcatura.

Gli oggetti di ornamento ed uso personale. Le armi e gli utensili. Le armi: punte di freccia

DE VINGO, Paolo;
2001-01-01

Abstract

La documentazione di oggetti, all’interno di un insediamento fortificato, riconducibili ad un prevalente impiego come armi di offesa rappresenta un dato conforme alla funzionalità del sito. Nel caso specifico di S.Antonino non è però trascurabile il fatto che non esistono prove tangibili di un impiego né della struttura e neppure della componente maschile in azioni di combattimento dirette con avversari con i quali paradossalmente furono più intensi gli scambi e i rapporti commerciali. Perciò per quei manufatti che sono stati interpretati come armi si deve piuttosto supporre un impiego come oggetti funzionalmente collegati all’approvvigionamento alimentare e di cui una parziale conferma è giunta dal ritrovamento di una punta di freccia all’interno di una fossa di rifiuti commista ad una quantità considerevole di ossa animali. All’interno dell’insieme in cui sono state raggruppate le armi è importante sottolineare due elementi significativi. Anzitutto la presenza di una punta di giavellotto, arma caratterizzante della fanteria nell’apparato militare di tradizione tardoromana, e la notevole quantità di punte di freccia ritrovate dimostrano che il ritrovamento di elementi da cavalcatura nelle fasi altomedievali dell’area D non sia ricollegabile in alcun modo all’impiego del cavallo con scopi militari. Questo consente di supporre che la componente armata maschile fosse comunque concepita come una guarnigione stabile e residenziale con funzione di controllo territoriale a corto e a medio raggio, riconducibile a quelle vie di comunicazione che dalla zona costiera si spingevano in profondità verso la regione appenninica, e con limitate possibilità di spostamento, vista l’assoluta mancanza di una incidenza significativa degli elementi da cavalcatura.
2001
S.Antonino: un insediamento fortificato nella Liguria bizantina
Edizioni All'Insegna del Giglio s.a.s.
Collezione di Monografie Preistoriche ed Archeologiche
XII
531
540
888679603X
Punte di freccia in ferro
de Vingo P; Fossati A; Murialdo G
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