Coloro che migrano volontariamente, con progetti di lavoro, lo fanno anche a partire da un capitale di salute, condizione che fa di questo un gruppo mediamente più sano della popolazione di pari età che li ospita. Un patrimonio di salute che però si depaupera rapidamente, a causa delle condizioni di vita e di lavoro a rischio che questi gruppi di popolazione incontrano nei Paesi in cui si trasferiscono. La rapidità con cui si impoverisce questo patrimonio di salute ci rimanda poi ad una ulteriore condizione di svantaggio che pesa su questi gruppi di popolazione: la discriminazione. Lo scontro fra le culture che entrano in contatto nel processo migratorio produce infatti svantaggi di salute delle popolazioni immigrate, rispetto alla popolazione ospitante, e differenze tra i profili di salute che si osservano nei migranti. I Paesi ricchi, del più fortunato mondo occidentale, ve-dranno quindi crescere questo gruppo di “nuovi fragili” che, se da una parte rendono sempre più urgente la necessità di mettere in atto azioni di contrasto del fenomeno delle disugua-glianze di salute, che accomuna gli immigrati ai soggetti autoctoni con i quali condividono le stesse condizioni di povertà, dall’altra propongono una diversa urgenza, che rappresenta una delle grandi sfide per il prossimo futuro: lo sviluppo di una cultura dell’”inclusione” e di politiche in grado di renderla operante. Una cultura che, dinnanzi alle sollecitazioni proposte dall’incontro con “l’altro”, non si dimostri fragile ma, al contrario, aumenti il suo grado di duttilità, accettando di cambiare e di ridefinirsi continuamente.
Nuove fragilità: immigrati stranieri e salute
LEMMA, Patrizia
2009-01-01
Abstract
Coloro che migrano volontariamente, con progetti di lavoro, lo fanno anche a partire da un capitale di salute, condizione che fa di questo un gruppo mediamente più sano della popolazione di pari età che li ospita. Un patrimonio di salute che però si depaupera rapidamente, a causa delle condizioni di vita e di lavoro a rischio che questi gruppi di popolazione incontrano nei Paesi in cui si trasferiscono. La rapidità con cui si impoverisce questo patrimonio di salute ci rimanda poi ad una ulteriore condizione di svantaggio che pesa su questi gruppi di popolazione: la discriminazione. Lo scontro fra le culture che entrano in contatto nel processo migratorio produce infatti svantaggi di salute delle popolazioni immigrate, rispetto alla popolazione ospitante, e differenze tra i profili di salute che si osservano nei migranti. I Paesi ricchi, del più fortunato mondo occidentale, ve-dranno quindi crescere questo gruppo di “nuovi fragili” che, se da una parte rendono sempre più urgente la necessità di mettere in atto azioni di contrasto del fenomeno delle disugua-glianze di salute, che accomuna gli immigrati ai soggetti autoctoni con i quali condividono le stesse condizioni di povertà, dall’altra propongono una diversa urgenza, che rappresenta una delle grandi sfide per il prossimo futuro: lo sviluppo di una cultura dell’”inclusione” e di politiche in grado di renderla operante. Una cultura che, dinnanzi alle sollecitazioni proposte dall’incontro con “l’altro”, non si dimostri fragile ma, al contrario, aumenti il suo grado di duttilità, accettando di cambiare e di ridefinirsi continuamente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.