Gli insegnamenti ricevuti da fanciullo avevano portato Emanuele Filiberto a risultati notevoli nella possibilità di comunicare con gli altri. Egli aveva imparato, non solamente il linguaggio dei gesti e la lettura labiale, ma, soprattutto, la capacità di esprimersi con la parola fino a farla divenire abituale e comprensibile a tutti. Parlava e comprendeva la lingua italiana, quella spagnola e il francese, poco il dialetto piemontese. L’architetto Antonio Bertola riferiva: «il medesimo serenissimo signor Prencipe mi discorreva tanto d’architettura civile che militare in occasione che se li propponeva di tramezzare camere, aprire camini, far volte e cose simili nel suo pallazzo, egli mi diceva che si può o non si può far. Riguardo alle sue fabriche di Torino e Racconiggi et altar maggiore della chiesa nuova di San Filippo mi ha sempre datti gl’ordini adirittura da Prencipe intelligente tal professione e con somma prudenza e bon giudicio.» La reggia di Venaria Reale ha usufruito, anche essa, della perizia di Emanuele Filiberto e ne è uscita con modifiche. Durante i lavori di costruzione del palazzo, il Principe di Carignano si era recato a visitare il cantiere, ormai quasi del tutto completato, in compagnia del Duca di Savoia e si era soffermato a osservare la prospettiva di un belvedere che gli era parso non del tutto in armonia con il resto dell’edificio. Nel suo abituale linguaggio aveva subito manifestato il suo pensiero al Duca con la frase «vale nada». Carlo Emanuele II decise di salire sul terrazzo con il Principe, con i tecnici che seguivano i lavori e con altri cavalieri per verificare. Emanuele Filiberto «diede di mano al suo piede liprando et, avendo misurato, con esso fece veder a detta A. R. et all’ingegnere che, infatti, era fuor delle regole d’architettura». Il terrazzo fu fatto immediatamente demolire.

Il Savoia sordomuto. Emanuele Filiberto di Savoia Carignano 1628-1709

PICCO, Leila
2010-01-01

Abstract

Gli insegnamenti ricevuti da fanciullo avevano portato Emanuele Filiberto a risultati notevoli nella possibilità di comunicare con gli altri. Egli aveva imparato, non solamente il linguaggio dei gesti e la lettura labiale, ma, soprattutto, la capacità di esprimersi con la parola fino a farla divenire abituale e comprensibile a tutti. Parlava e comprendeva la lingua italiana, quella spagnola e il francese, poco il dialetto piemontese. L’architetto Antonio Bertola riferiva: «il medesimo serenissimo signor Prencipe mi discorreva tanto d’architettura civile che militare in occasione che se li propponeva di tramezzare camere, aprire camini, far volte e cose simili nel suo pallazzo, egli mi diceva che si può o non si può far. Riguardo alle sue fabriche di Torino e Racconiggi et altar maggiore della chiesa nuova di San Filippo mi ha sempre datti gl’ordini adirittura da Prencipe intelligente tal professione e con somma prudenza e bon giudicio.» La reggia di Venaria Reale ha usufruito, anche essa, della perizia di Emanuele Filiberto e ne è uscita con modifiche. Durante i lavori di costruzione del palazzo, il Principe di Carignano si era recato a visitare il cantiere, ormai quasi del tutto completato, in compagnia del Duca di Savoia e si era soffermato a osservare la prospettiva di un belvedere che gli era parso non del tutto in armonia con il resto dell’edificio. Nel suo abituale linguaggio aveva subito manifestato il suo pensiero al Duca con la frase «vale nada». Carlo Emanuele II decise di salire sul terrazzo con il Principe, con i tecnici che seguivano i lavori e con altri cavalieri per verificare. Emanuele Filiberto «diede di mano al suo piede liprando et, avendo misurato, con esso fece veder a detta A. R. et all’ingegnere che, infatti, era fuor delle regole d’architettura». Il terrazzo fu fatto immediatamente demolire.
2010
G. Giappichelli
3
239
9788834815878
L. Picco
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