Il lavoro descrive l’evoluzione di medio-lungo periodo di alcune misure di mobilità del lavoro negli anni intorno a quel lungo processo di flessibilizzazione che ha caratterizzato gli anni Novanta. Per quel che riguarda i flussi di lavoratori si osserva un deciso incremento nella velocità con la quale i lavoratori “ruotano” sui posti di lavoro. Negli anni pre riforme la mobilità era alta soprattutto per i lavoratori giovani, le piccole imprese, il Sud e il Nord-Est del paese. L’evoluzione successiva da un lato indica minori differenziali geografici; dall’altro differenze per età che sembrano essersi ampliate ancora di più, fatto che non stupisce dato la prevalenza dei giovani in quel “margine” che è stato interessato maggiormente dalle riforme. A questa maggior mobilità delle persione – frutto in particolare di una maggior flessibilità in uscita – sembra siano associate anche maggiori opportunità di rientro, per coloro che vengono a trovarsi senza un lavoro, e di carriera, per coloro che si trovano a detenere una occupazione mal remunerata. In particolare, si registra, molto più che a metà degli anni Ottanta, una discreta mobilità dei redditi, intesa come una situazione in cui le disparità che si registrano in un dato istante del tempo non si cristallizzano, ma diminuiscono considerando le retribuzioni nel complesso della carriera lavorativa delle persone. Rispetto a quest’ultimo punto, alcune ombre riguardano si nuovo i lavoratori più giovani. Seppure anche all’interno delle nuove coorti si registra una maggior mobilità delle dinamiche salariali, in termini reali le retribuzioni medie non sono praticamente cresciute nell’arco dei quasi quindici anni considerati nello studio, andando ad ampliare anche sotto il profilo dei redditi il divario osservabile rispetto al resto della forza lavoro.

I percorsi lavorativi dei lavoratori dipendenti prima e dopo le riforme: un’esplorazione su WHIP

LEOMBRUNI, ROBERTO
2009-01-01

Abstract

Il lavoro descrive l’evoluzione di medio-lungo periodo di alcune misure di mobilità del lavoro negli anni intorno a quel lungo processo di flessibilizzazione che ha caratterizzato gli anni Novanta. Per quel che riguarda i flussi di lavoratori si osserva un deciso incremento nella velocità con la quale i lavoratori “ruotano” sui posti di lavoro. Negli anni pre riforme la mobilità era alta soprattutto per i lavoratori giovani, le piccole imprese, il Sud e il Nord-Est del paese. L’evoluzione successiva da un lato indica minori differenziali geografici; dall’altro differenze per età che sembrano essersi ampliate ancora di più, fatto che non stupisce dato la prevalenza dei giovani in quel “margine” che è stato interessato maggiormente dalle riforme. A questa maggior mobilità delle persione – frutto in particolare di una maggior flessibilità in uscita – sembra siano associate anche maggiori opportunità di rientro, per coloro che vengono a trovarsi senza un lavoro, e di carriera, per coloro che si trovano a detenere una occupazione mal remunerata. In particolare, si registra, molto più che a metà degli anni Ottanta, una discreta mobilità dei redditi, intesa come una situazione in cui le disparità che si registrano in un dato istante del tempo non si cristallizzano, ma diminuiscono considerando le retribuzioni nel complesso della carriera lavorativa delle persone. Rispetto a quest’ultimo punto, alcune ombre riguardano si nuovo i lavoratori più giovani. Seppure anche all’interno delle nuove coorti si registra una maggior mobilità delle dinamiche salariali, in termini reali le retribuzioni medie non sono praticamente cresciute nell’arco dei quasi quindici anni considerati nello studio, andando ad ampliare anche sotto il profilo dei redditi il divario osservabile rispetto al resto della forza lavoro.
2009
Regolazione, welfare e politiche attive del lavoro. Contributi tematici della Commissione Interistituzionale “Il lavoro che cambia”.
CNEL
313
330
Roberto Leombruni
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